CITTÀ DEL VATICANO. Francesco ricorda che Dio ama tutti i suoi figli così come sono. E dunque ritiene le leggi che criminalizzano l'omosessualità come «ingiuste», invitando i vescovi ad accogliere le persone Lgbtq nella Chiesa. Essere gay «non è un crimine», afferma il Papa in un'intervista con Nicole Winfield dell'Associated Press. Il Pontefice si esprime anche sulle critiche esplose dopo la morte di Joseph Ratzinger – «ho perso un padre» – e chiede «solo che me le dicano in faccia».

Il Vescovo di Roma pensa che i presuli sostenitori di norme che criminalizzano l'omosessualità o discriminano la comunità gay «devono fare un processo di conversione», dice, aggiungendo che dovrebbero usare «la tenerezza, per favore, come Dio ha per ciascuno di noi». Ma attribuisce tali atteggiamenti al background culturale, e sostiene che i vescovi in ​​particolare abbiano bisogno di un processo di cambiamento per riconoscere la dignità di tutti. L’omosessualità «non è un crimine. Sì, ma è un peccato – asserisce come per anticipare una replica a quanto lui sta dicendo – Va bene, ma prima distinguiamo tra peccato e crimine. È peccato anche mancare di carità gli uni verso gli altri». Dichiara le norme anti-gay «ingiuste», sostenendo che la Chiesa cattolica è chiamata a lavorare per porvi fine: «Deve fare questo. Deve fare questo». Cita il Catechismo della Chiesa cattolica per dire che i gay devono essere accolti e rispettati, e non dovrebbero essere emarginati o discriminati: «Siamo tutti figli di Dio, e Dio ci ama così come siamo e per la forza che ciascuno di noi combatte per la propria dignità».

L'atteggiamento di attacco al pontificato «non lo riferirei a Benedetto, ma a causa dell'usura di un governo di dieci anni». Jorge Mario Bergoglio è consapevole che all’inizio la sua elezione è stata accolta con un senso di «sorpresa» per un Vescovo di Roma sudamericano, poi è arrivato il disagio «quando hanno iniziato a vedere i miei difetti e non gli sono piaciuti». Ma sulle critiche l'unica «cosa che chiedo è che me le dicano in faccia, perché è così che cresciamo tutti, giusto?». Le proteste di cardinali e vescovi successive alla morte di Benedetto XVI sono state «come uno sfogo che ti dà un po' fastidio», ma è meglio che tenerlo nascosto; «preferisci che non critichino, per amore della tranquillità, ma preferisco che lo facciano perché questo significa che c'è libertà di parola. Se non fosse così ci sarebbe una dittatura a distanza, come la chiamo io, dove c'è l'imperatore e nessuno può dirgli niente. No, lasciali parlare perché... le critiche ti aiutano a crescere e a migliorare le cose». Tra le rimostranze sono arrivate, postume, anche quelle del cardinale George Pell, morto il 10 gennaio, ma il Papa lo elogia comunque per essere stato il suo «braccio destro» nella riforma delle finanze del Vaticano: «Anche se dicono che mi ha criticato, va bene, ne ha il diritto. La critica è un diritto umano. Era una brava persone. Grande».

Francesco elogia Benedetto come un «gentiluomo» e parla della sua morte: «Ho perso un papà, per me era una sicurezza, ho perso un buon compagno». 

Assicura di non avere nemmeno preso in considerazione l'emanazione di norme per regolare le future dimissioni papali e prevede di continuare il più a lungo possibile come Vescovo di Roma, nonostante un'ondata di offensive da parte di alcuni alti prelati. Ricorda che Benedetto «ha aperto la porta» a future dimissioni e che anche lui prenderebbe in considerazione di dimettersi; ma la morte di Ratzinger non ha al momento cambiato i piani di Francesco: «Non mi è nemmeno venuto in mente di scrivere un testamento». Bergoglio considera la decisione di Benedetto XVI di vivere in un monastero nei Giardini Vaticani una «buona soluzione intermedia», ma immagina che i futuri papi in pensione potrebbero scegliere modalità diverse per il tempo in cui saranno emeriti. Di fatto con questa scelta Ratzinger è rimasto «schiavo, schiavo nel senso buono della parola: in quanto non era del tutto libero, perché avrebbe voluto tornare nella sua Germania e continuare a studiare teologia».

Affronta il tema della sua salute e la fase successiva del suo pontificato, che segna il decimo anniversario a marzo: «Sono in buona salute. Per la mia età, sono normale», anche se ha rivelato che la diverticolosi, per la quale era stato operato a luglio 2021, era «ritornata». A Francesco sono stati rimossi 33 centimetri di intestino crasso nell’estate di due anni fa a causa di un'infiammazione che ha causato un restringimento del suo colon, come ha descritto la Santa Sede. Il Papa spiega inoltre che una leggera frattura ossea al ginocchio dovuta a una caduta era guarita senza intervento chirurgico dopo laser e magnetoterapia. Poi sentenzia con la sua tipica ironia: «Potrei morire domani, ma è sotto controllo. Sono in buona salute. Chiedo sempre la grazia che il Signore mi dia il senso dell'umorismo».

Secondo il Pontefice con la Cina «dobbiamo camminare pazientemente». Francesco vede nel dialogo continuo con Pechino il principio guida dei suoi sforzi per salvaguardare il suo gregge, che è una piccola minoranza nella nazione asiatica. Ogni caso di nomina di un vescovo «è guardato con una lente d'ingrandimento - garantisce - ma l'essenziale è che il dialogo non si interrompa». Quanto alle autorità cinesi, «a volte sono un po' chiuse, a volte no».

I commenti dei lettori