TORINO. Biglietti falsi. Vacanze rovinate. Centocinquanta truffati. E mezzo milione di euro sparito. È la storia che ha portato sotto processo Mohammed Labrach (difeso da Davide Mosso e Luca Motta), 44 anni, accusato di aver «bidonato» i clienti dell’agenzia «Lina viaggi» in corso Giulio Cesare. La lista dei truffati è lunga una decina di pagine. Sono quasi tutti nordafricani, hanno speso cifre tra i 150 e i 5 mila euro, da ottobre 2015 ad agosto 2016. Alcuni si sono costituiti parte civile (avvocato Gianluca Nargiso), molti altri hanno rinunciato: le spese legali avrebbero superato di molto quanto avevano perso con quella truffa.
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Gli investigatori (coordinati dal pm Elisa Pazé) hanno raccolto tutte le denunce contro l’agenzia. In comune c’era sempre lui, Mohammed Labrach. La gente si fidava, pagava e riceveva i biglietti. Erano viaggi aerei oppure con la nave. Quasi tutti rientravano al Paese d’origine. Per loro, era l’unica occasione nell’anno di vedere i familiari. Le destinazioni erano soprattutto Marocco e Tunisia, ma in un’occasione il viaggio era in Costa d’Avorio e in un altro verso La Mecca.

Secondo gli inquirenti, Labrach aveva sfruttato l’aiuto di altre agenzie di viaggi (inconsapevoli) per l’accesso alle banche dati delle compagnie aeree e navali. Quando arrivava il cliente, raccoglieva le richieste con le preferenze di giorni e orari. Poi, faceva le prenotazioni e stampava i ticket di andata e ritorno. Salvo poi disdire un tutto o in parte le prenotazioni. Così, almeno un biglietto risultava fasullo. A volte, poi, i ticket erano «clonati». Già, perché Labrach vendeva lo stesso posto sull’aereo o sulla nave a più clienti. O ancora, stampava biglietti già venduti da altre agenzie. Magari, viaggi di ritorno. In questo modo, i clienti si accorgevano del «bidone» soltanto quando erano davanti alla nave oppure in aeroporto.

Infuriati, erano andati a chiedere spiegazioni in agenzia, dove avevano ricevuto soltanto un’altra sfilza di fandonie. La denuncia era l’unica strada per ottenere giustizia. Le prove del raggiro erano in casa, dentro computer e hard disc. Domani, ci sarà la prima udienza davanti ai giudici della terza sezione. Astensione degli avvocati permettendo. —

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