MILANO. Incredibile Milan. Minato nella serenità dalle intempestive scelte societarie, continua a incantare nel segno di Pioli e dopo aver battuto la Lazio si ripete a San Siro contro la Juventus. Legittima così i propri sogni europei – in questo momento è quinto davanti alla Roma – e regala un minimo di suspence a un campionato che rischiava d’essere finito. I bianconeri, infatti, in avvio di ripresa s’erano ritrovati sul 2-0 a +10 dalla Lazio battuta a Lecce: sembrava il capolavoro decisivo d’una squadra capace di intrecciare qualità e cinismo - gol coast to coast di Rabiot, tocco rapace di Ronaldo -, invece è scattato il black out e i rossoneri hanno segnato tre gol in sei minuti.

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Pioli stupisce con un paio di scelte: Rebic preferito a Calhanoglu e Paquetà che sfratta Bonaventura. Entrambi vengono schierati sulla trequarti alle spalle di Ibrahimovic, ma il 4-2-3-1 è solo nominale: i ripieghi frequenti del brasiliano e di Saelemaekers modellano infatti il 4-4-2. Sarri rimanda il turnover, limitandosi a restituire la porta a Szczesny e sostituire nel modo più ovvio gli squalificati De Ligt e Dybala: in difesa c’è Rugani, al debutto assoluto dopo la ripresa, in attacco Higuain per la prima volta titolare. I bianconeri, in avvio, appaiono più decisi, ma il Milan non tarda a riassettarsi. L’effetto è un groviglio tattico fatto di tocchi semplici e ritmi tranquilli, le emozioni liofilizzate in pochi guizzi: Bonucci, imbeccato da Bernardeschi, manca d’un soffio la correzione sottoporta, Conti devia in angolo una conclusione di Ronaldo, Szczesny blocca due volte su Ibrahimovic. La Juve si muove meglio, insabbiandosi però nei sedici metri finali, deve contentarsi d’una prevalenza lieve nel possesso, il Milan fa girare meno il pallone ma attinge a fisicità e grinta per compensare il gap tecnico. Non bastano per uscire dall’impasse né i piazzati né i tiri da fuori: quando Danilo calcia con violenza, Kjaer s’immola ed evita guai.

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Lezione di Pioli
Un gol rossonero arriva sul filo dell’intervallo, ma l’esecuzione impeccabile di Ibra, lanciato in solitudine, è mortificata dalla posizione irregolare, le due reti bianconere sbocciano invece all’alba della ripresa e sembrano chiudere partita e stagione: sblocca Rabiot con una corsa lunga e un mancino violento, raddoppia Ronaldo che approfitta d’un pasticcio Romagnoli-Kjaer. Il Milan, che ha cambiato Paquetà con Calhanoglu senza avere il tempo di misurare l’effetto, barcolla ma non cade, anzi rientra subito in partita con un rigore assegnato, attraverso la Var, per mani di Bonucci. La trasfornazione, chirurgica, è di Ibra. E qui succede l’imponderabile, perché il Milan trova coraggio e la Juve s’adagia al punto da subire il sorpasso in un amen: pareggia Kessie servito da Ibra e abilissimo a farsi luce in area, due minuti dopo segna Leao, entrato da poco, con la complicità d’una deviazione di Rugani. Sarri prova a scuotere la squadra con tre sostituzioni parallele, rischia il quarto gol da Rebic, sfiora il pari con Rugani, subisce ancora dallo steso Rebic. Trionfo Milan, rimpianti Juve. Soprattutto, applausi a Pioli e alla lezione che dà ai suoi dirigenti.

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