«La Ferrari tornerà a vincere», promette John Elkann. È la notte dei mille Gran premi disputati, dei ricordi, delle celebrazioni. Il presidente del Cavallino prende l’impegno: «Ci sarà da lavorare sodo. Impareremo dai nostri errori e ci vorrà del tempo. Ma il nostro impegno è chiaro: lavoriamo sul futuro, da subito». In Piazza della Signoria a Firenze, cuore del Rinascimento, la Ferrari cerca non solo simbolicamente il primo passo per uscire da una stagione nata male. «Credo che la vittoria non nasca mai dal caso, né dalla fortuna: richiede umiltà, coraggio e cura. Vorrei rivivere i tempi di Schumacher», aggiunge Elkann. In uno spettacolo di luci e suoni, sullo sfondo di Palazzo Vecchio scorrono 71 anni di storia e di storie, davanti agli occhi dei protagonisti di oggi e di ieri, da Arnoux, che prima di andare a Maranello innescò con Gilles Villeneuve nel ‘79 il duello più bello della Formula 1, a Irvine, da Leclerc a Vettel e Mick Schumacher, il figlio di Michael, che oggi corre in Formula 2. E poi Jean Todt, Stefano Domenicali, Luca Montezemolo. La Ferrari è l’unica squadra ad aver partecipato a tutte le stagioni.

La giornata in pista premia la Rossa in livrea amaranto. Non è nello stile Ferrari esultare per un quinto posto, ma è nelle corde della squadra lavorare per migliorare e gioire quando l’impegno dà i primi frutti. Charles Leclerc ha fatto l’impossibile: aiutato da una safety car (la Renault di Ocon è finita fuori pista) che ha costretto alcuni piloti a rallentare, il pilota monegasco ha chiuso in quinta posizione come il migliore degli inseguitori. Davanti a lui, come da pronostico facile, la coppia Mercedes in prima fila e quella Red Bull in seconda. Lewis Hamilton si conferma fenomeno con la pole position numero 95 e settima della stagione contro le due di Valtteri Bottas, che pure ce l’ha messa tutta per stargli davanti. Re Lewis si è imposto così: «Valtteri era più veloce di me, allora mi sono messo con gli ingegneri a studiare le traiettorie. Alla fine mi è uscito un giro vincente».

La Ferrari è a 1’’2 «ma non c’è nulla di più che potessi fare», è la frase consolatoria di Leclerc. Il quinto tempo va oltre le aspettative del dopo Belgio e Monza. C’è una spiegazione tecnica al disastro delle ultime due gare: si trattava di circuiti a basso carico in cui i piloti in rosso non riuscivano a bilanciare la macchina e si trovavano a dover gestire in alternativa sovrasterzi e sottosterzi. «È la classica condizione in cui non riesci a prendere confidenza con la macchina e guidare diventa difficile», spiega il pilota monegasco. Al contrario, il circuito del Mugello richiede un assetto molto carico da un punto di vista aerodinamico e finalmente la macchina ha ritrovato un buon bilanciamento. «Adesso dobbiamo trovare la prestazione - va giù diretto Leclerc -. Al via avrò dietro tre o quattro macchine più veloci. Darò il massimo per tenerle dietro. Il circuito? Bellissimo. Prendi le curve con l’acceleratore a fondo e speri che la macchina resti lì».

Dall’ottimismo di Charles al pessimismo del suo compagno di squadra Vettel, ormai proiettato verso la prossima stagione che lo vedrà salire sulla Aston Martin, l’attuale Racing Point. Il quattro volte campione del mondo ieri si è fermato al Q2 con un modesto 14º tempo. Ieri sera era l’invitato un po’ depresso di una festa a cui non si sente più di partecipare. Il suo è il divorzio dall’amore della vita: «Io e la Ferrari abbiamo lottato un paio di volte per il titolo, ma non ci siamo mai andati davvero vicini. Avrei voluto vincere da dominatore, non per caso. Purtroppo è andata così». La festa di Firenze è anche per lui, malgrado tutto. 

I commenti dei lettori