L’Italia della movida s’è desta. Dalle Alpi alla Sicilia trionfa lo spritz, fra aperitivi selvaggi, assembramenti pericolosi, peggio gioventù scatenata, densità impressionanti per tavolino quadrato e non ti conosco mascherina. Così sindaci e governatori sono costretti a fare le maestre e a minacciare punizioni: o vi comportate bene o ri-chiudiamo tutto.

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Milano, sempre all’avanguardia, aveva dato il cattivo esempio già prima del fatidico 18 maggio, quando sui Navigli, a locali ancora in  maggioranza chiusi, foto e  video avevano documentato la ressa intorno a un ambulante che spillava birra. Il sindaco Beppe Sala fece un’ispezione di persona e mandò sul posto rinforzi di vigili, che per la verità in precedenza avevano latitato.

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Adesso arrivano immagini della Vucciria di Palermo piena di festanti, dei portici di Bologna zeppi, delle piazze di Padova inondate di ragazzi e di prosecco e così via. Riassume situazione e rischi Luca Zaia, governatore del Veneto: «Non ho nulla contro la festa, ma divieto di assembramento e uso della mascherina sono la conditio sine qua non, il salvavita per la tutela dei cittadini».

Fin qui lo Zaia prudente. Segue lo Zaia furioso: «Se aumenteranno i contagi richiuderemo bar, ristoranti e spiagge e torneremo a chiuderci in casa con il silicone». Blindati, insomma. Però Zaia è realista e sa che i vigilantes non saranno mai abbastanza per vigilare su tutto e tutti. Non resta che fare appello al senso di responsabilità, concesso e non dato che esista. Inutile quindi l’ennesimo «tavolo» per concertare misure repressive: «Sarebbe un fallimento obbligare le persone all’uso della mascherina. Non siamo in uno Stato di polizia».

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Dall’altra parte dello Stivale, minaccia gli stessi provvedimenti il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: «Non vorrei essere costretto a chiudere aree della città. Bisogna finirla con le passeggiate inutili, tutti nello stesso posto», insomma il famoso «struscio» delle città mediterranee. In mezzo, c’è il primo cittadino di Bologna, Virginio Merola, che si appella direttamente ai giovani: «Siate voi le sentinelle della giusta distanza, date l’esempio agli adulti». «Non sono bastate centinaia di morti nella nostra città? Vogliamo ritrovarci tra un mese di nuovo nei guai?», sono le domande (retoricissime) del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, «preoccupato e arrabbiato» per Città Alta piena come un uovo.

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Però la palma dell’ordinanza creativa va al sindaco di Caserta, Carlo Marino: per «evitare pericolosi assembramenti serali all’esterno di bar, pub e locali notturni» dal 21 maggio al 2 giugno è vietato a tutti gli esercizi commerciali di vendere dopo le 23 qualsiasi bevanda, alcolica o analcolica per lui pari sono. Coprifuoco del bicchiere, e così sia. 

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