ROMA. Cinque miliardi e quattrocento milioni di investimenti in quattro anni, più del doppio dei due miliardi e cento milioni realizzati dalla gestione Castellucci. Un miliardo e seicento milioni dedicati alle manutenzioni - quattrocento milioni in più del piano precedente - che permetteranno lavori su cinquecento ponti e centotrenta cavalcavia. Altri cinquecento milioni per il monitoraggio e il miglioramento della rete: software, ponti 5G, droni. E infine mille assunzioni tra ingegneri, tecnici, operai, addetti ai caselli. Il piano industriale di Autostrade presentato ieri dal nuovo amministratore delegato Roberto Tomasi non sembra scritto da un’azienda vicina alla revoca della concessione. Nel governo la spaccatura è seria e il tentativo dei Cinque Stelle di dare una spallata alla società controllata dalla famiglia Benetton per il momento non è riuscito. La presentazione del piano, per quanto pianificato da tempo, è l’occasione perfetta per l’ultimo tentativo di salvare la pelle.

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Il comunicato diffuso dall’azienda a mercati chiusi dal consiglio di Autostrade per l’Italia è un concentrato di messaggi in codice alla politica. Si inizia dal titolo: «Il consiglio approva le linee guida del piano strategico di trasformazione dell’azienda». Per quanto possibile, Tomasi vuole lasciarsi alle spalle Castellucci e il suo stile poco dialogante per un concessionario pubblico, per di più gestore di un ponte crollato e costato la vita a 43 persone. L’aumento delle spese per la manutenzione pari al «quaranta per cento» è stato deciso «in linea con le interlocuzioni con il ministero dei Trasporti». Autostrade conferma ufficialmente quel che nei palazzi si va dicendo da settimane: nonostante i proclami il telefono fra Tomasi e il ministro Paola De Micheli non ha mai smesso di squillare.

Il piano promette l’ammodernamento di ponti, viadotti, cavalcavia, gallerie, pavimentazioni, barriere di sicurezza. Il consiglio indica il potenziamento di «trenta chilometri della rete esistente», sempre entro il 2023. La parte più innovativa del piano sembra l’impegno a realizzare una piattaforma di intelligenza artificiale che consentirà di monitorare 1943 ponti e viadotti. Per verificare le condizioni di viabilità verranno impiegati droni dotati di piani di volo automatico, telecamere ad alta velocità, laser e georadar. Nella nota manca invece qualunque riferimento alla riduzione delle tariffe, che pure è una delle carte decisive della trattativa sottotraccia fra governo e Atlantia.

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D’altra parte la decisione della maggioranza su cosa fare della concessione di Autostrade è congelata. Verrà affrontato solo dopo il test elettorale del 26 gennaio e poco prima del termine per la conversione in legge del Milleproroghe. Per questo ad Atlantia restano pronti allo scenario peggiore, e mentre si allunga la mano al governo prosegue l’azione di lobbying contro la norma che ha falcidiato il risarcimento in caso di revoca della concessione: dei ventitré miliardi attuali ne resterebbero sette. Ieri, dopo i fondi sovrani cinese e di Singapore - entrambi azionisti del gruppo - anche la tedesca Allianz ha presentato un esposto alla Commissione europea. La De Micheli in Parlamento smentisce volontà espropriative: la situazione «era totalmente sbilanciata» con privilegi «attribuiti per legge ad alcuni concessionari». Il decreto ristabilisce «il giusto equilibrio tra l'interesse pubblico e privato». Se la linea dei Cinque Stelle avrà la meglio, Anas fa sapere di essere pronta a prendere il posto di Autostrade. Riuscirebbe a fare meglio?—

Twitter @alexbarbera

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