MILANO. L’idea di abbattere San Siro e di costruire un nuovo stadio da ieri ha un nuovo e agguerrito oppositore: Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte e neo sottosegretario alla Cultura del governo guidato da Giorgia Meloni lo ha spiegato oggi molto chiaramente. «Il Meazza non si tocca e non lo dice Sgarbi ma è la legge - ha detto Sgarbi all’Ansa -. San Siro è del '26, sarebbe come buttare giù l'Eur a Roma quindi è naturalmente vincolato perché il vincolo sarebbe automatico oltre i 70 anni, non si può buttare giù. Se serve un vincolo lo metterò. Ma non occorre un vincolo per salvarlo se mai servirebbe una decisione del ministero per dire abbattetelo e non arriverà mai. Dal ministero non arriverà mai».

Un’opinione molto netta che arriva in un giorno in cui, in attesa dell’esito del dibattito pubblico sul tema (che dovrebbe essere consegnato il 18 novembre) il consigliere comunale milanese di Fratelli d’Italia Enrico Marcora aveva già messo le mani avanti lanciando un avvertimento al sindaco Beppe Sala. «Nel corso della mia conferenza stampa di oggi sullo stadio di San Siro, ben otto consiglieri di maggioranza hanno manifestato contrarietà nei confronti della linea di condotta scelta dal sindaco - le parole di Marcora -. È meglio che Sala si doti di un pallottoliere e lo usi per verificare se su questo tema ha ancora la maggioranza in consiglio».

Contro il primo cittadino, e più in generale contro la gestione della «partita stadio», è intervenuto a stretto giro anche il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini, che ha rispolverato l’idea di un nuovo impianto fuori dai confini comunali milanesi: «Il Comune di Milano ha già fatto perdere troppo tempo a Milano, alle società e ai tifosi. Si scelga subito il nuovo San Siro, oppure si vada a Sesto!».

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