ROMA. La cassa integrazione in ritardo, il caos sulle partite Iva, i politici messi alla gogna per il bonus da 600euro e, a coronamento di una stagione difficile, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico riesce ad ottenere un aumento del suo stipendio da 62mila a 150mila euro l’anno. Quando la questione viene sollevata da Repubblica, sul numero uno dell’Inps si abbatte una bufera. Le opposizioni chiedono le sue immediate dimissioni, dalla maggioranza si sollevano voci sdegnate, mentre il premier Giuseppe Conte prende tempo. «Non ero informato di questa vicenda – dice il premier dal festival dell’Economia di Trento -. Vorrei approfondire la questione, poi formulerò una valutazione più compiuta».

Chiede «chiarimenti nelle prossime ore» anche Luigi Di Maio, che per primo ha voluto Tridico, un uomo dei Cinque stelle, alla guida dell’Istituto di previdenza. In serata, però, dai parlamentari M5S arriva una batteria di dichiarazioni in difesa di Tridico. Il reggente, Vito Crimi, per primo parla di «qualcuno, che ha preso di mira già da tempo il presidente dell'Inps per cercare di mettere gli artigli sull’Istituto». E sottolinea come «l’adeguamento dello stipendio dei presidenti di Inps e Inail era già stato previsto al tempo del governo con la Lega, che oggi cade dal pero. Pasquale Tridico è una persona seria che sta lavorando per il Paese con abnegazione e questa è la ragione di attacchi strumentali».

Nei ragionamenti a caldo che si fanno all’interno del governo, lontano dai lidi grillini, sarà però difficile tamponare il colpo e una risposta andrà data. Anche perché, spiega una fonte dell’esecutivo, «potrebbe risentirne la credibilità di altri membri dell’esecutivo». A partire dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, che ha la responsabilità di aver firmato il decreto interministeriale, insieme al titolare dell’Economia Roberto Gualtieri, grazie al quale è stato più che raddoppiato lo stipendio di Tridico. Decreto che secondo le prime ricostruzioni sembrava avere anche effetto retroattivo, ma nessuna compensazione dello stipendio sembra sia stata pagata per il periodo da maggio 2019 ad aprile 2020. Dalla stessa maggioranza, sponda Italia viva, si alza però il pressing: «Catalfo e Conte vengano a riferire in Parlamento», chiedono i renziani. «Nulla di scandaloso nel prevedere uno stipendio congruo per ruoli pubblici di altissima responsabilità – sferza il capogruppo di Iv in Senato Davide Faraone -. Il rischio è che quei posti vengano “snobbati” dai migliori manager e occupati solo da quelli mediocri e improvvisati che, ad esempio, dopo mesi e mesi non riescono ancora a pagare la cassa integrazione a tutti i lavoratori».

Le opposizioni, sentendo l’odore del sangue, corrono lancia in resta. «Non ho parole», sbotta Matteo Salvini dai suoi profili social. «Tridico paghi la cassa integrazione, poi chieda scusa e si dimetta». E arriva anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a pungere i Cinque stelle: «Siamo in una Italia a due velocità. Quella degli amici dei grillini che prendono stipendi spropositati nonostante i risultati scadenti e quella dei cittadini comuni che non hanno amici nei Palazzi e aspettano ancora la cassa integrazione». E anche da qui, come da Forza Italia, piovono richieste di dimissioni.

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