Due bare bianche in mezzo al campo sportivo. E accanto, la madre, Daniela Fumagalli, che per tutta la durata del funerale è rimasta accasciata tra le due bare. Elena e Diego non ci sono più, uccisi una settimana fa a Margno, in Valsassina, dal padre Mario Bressi che poi si è gettato dal ponte, uccidendosi a sua volta.

Funerali Elena e Diego, la mamma: "Andrà tutto bene nonostante il male che vi è stato inferto"

Questa mattina al campo sportivo Romeo Bertini di Gessate, piccolo comune alle porte di Milano, dove la famiglia Bressi-Fumagalli viveva da anni, si è tenuto il funerale dei due dodicenni. Circa un migliaio di persone hanno partecipato alla cerimonia, nel rispetto delle norme antiCovid: mascherina, distanziamento sociale - due persone per panchina - misurazione della febbre. Tantissimi i ragazzini, amici e coetanei dei due bambini. Sul feretro di Diego era posata una maglietta da calcio e nel campo in cui si è celebrato il funerale i suoi compagni della sua squadra hanno messo uno striscione con scritto “ciao Diego” e la divisa della squadra. 

Già alle 9 il campo sportivo era affollato e al loro arrivo i feretri, senza neanche un fiore, sono stati accompagnati dalle parole della canzone Un senso di Vasco Rossi. 

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Al termine della funzione è stata letta la lettera scritta dalla madre dei due, Daniela Fumagalli, che ha commissionato ad un’amica di famiglia il compito: «Ciao nanetti, non riesco ancora a realizzare che non potrò più vedervi, abbracciarvi, sentire la vostra voce che chiama “mamma”. Vi abbraccio e vi dico che andrà tutto bene, nonostante il male che vi è stato inferto». E ancora: «Sono stata fortunata ad essere la vostra mamma. Ora chiedo a tutti di ricordarvi sorridendo non nelle lacrime, avrebbero preferito così». E ha concluso la lettera: «Finché saprò ancora emozionarmi sentendo il vostro nome Elena e Diego, saprò che questa enorme violenza e ingiustizia non ha vinto. Mi mancherete tantissimo».

Tra le letture fatte nel corso della cerimonia, quella della professoressa dei due bambini: «Un’insegnante spera sempre di spalancare le porte verso il futuro dei suoi ragazzi e mai immagina di proseguire il cammino senza di loro. Non ci sarà giorno in cui, entrando in classe, non cercherò la mano alzata di Diego, la prima ad alzarsi per una domanda». Un ricordo anche per Elena: «I suoi occhi buoni, sempre sorridente, con il cuore grande: era l’album a di cui ti puoi fidare». 

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«Non ho una goccia di conforto per la vostra mamma - ha concluso la professoressa - la scuola, la vita non sarà come prima, mi mancherete, la vostra prof». «Per voi ci sarò sempre: chiamatemi ancora 'proffy' con la y finale se no mi offendo, vi abbraccio e vi voglio bene - ha detto un altro insegnante dei ragazzi -. Ho un immenso bisogno delle vostre domande, mi avete dato entusiasmo anche nella surreale distanza dei pc», durante l'epidemia.

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