CORRISPONDENTE DA CATANIA. L’impero dei Leonardi, proprietari della più grande discarica privata di rifiuti in Sicilia, finisce sotto inchiesta della Dda di Catania e questa mattina la Guardia di finanza ha notificato un’ordinanza di misure cautelari a 9 persone, due delle quali in carcere, tre ai domiciliari mentre per le altre quattro è stato disposto l’obbligo di dimora e di firma. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione continuata e rivelazione di segreto d’ufficio, e anche per concorso esterno in associazione di tipo mafioso. L’inchiesta punta i riflettori sulla «Sicula Trasporti”, la società che gestisce l’enorme discarica, un vero impero nel ciclo dei rifiuti in Sicilia con un giro d’affari da centinaia di milioni di euro, e su altre società minori, e sfiora anche la “Sicula Leonzio”, squadra di calcio che milita in serie C e di cui è proprietario uno dei Leonardi, non indagato. Le società si trovano a Lentini, nel Siracusano anche se gli affari nel settore rifiuti negli anni si sono estesi anche nel Catanese, con ulteriori impianti aperti. Sequestrati beni per 116 milioni di euro, 6 dei quali per beni destinati alla confisca. Durante una perquisizione nella discarica, i finanzieri hanno trovato in fusti sotterrati un tesoro in banconote per un importo di un milione di euro.

"Mazzetta Sicula" l'operazione della guardia di finanza di Catania sulle discariche abusive

In carcere sono finiti Antonino Leonardi, 57 anni, a capo della Sicula Trasporti, e Filadelfo Amarindo, 68, dipendente della stessa società e ritenuto vicino alla cosca mafiosa dei Nardo. Ai domiciliari il fratello del patron della Sicula Trasporti, Salvatore Leonardi, 47 anni, socio in alcune aziende, il dirigente dell’Arpa di Siracusa Vincenzo Liuzzo e il funzionario del Libero consorzio di Siracusa (l’ex Provincia) Salvatore Pecora. L’obbligo di dimora è stato previsto per il responsabile dell’impianto di compostaggio di Grotte San Giorgio, Pietro Francesco Nicotra, e dell’impianto meccanico-biologico, Francesco Zappalà, e per gli amministratori di un’altra società, la «Edile Sud srl», Francesco e Nicola Guercio. «Nicotra e Zappalà, unitamente ai fratelli Salvatore e Antonino Leonardi, quest’ultimo quale capo e promotore, costituivano un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione reiterata di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e di frode in pubbliche forniture - commenta la Procura di Catania - nonché alla pervasiva pratica corruttiva quale strumento utile a eludere i controlli e a ottenere dalle pubbliche amministrazioni competenti provvedimenti amministrativi favorevoli».

L’inchiesta
Al centro dell’inchiesta, spiegano gli investigatori, c’è «l’illecita conduzione della discarica di Lentini, la più estesa della Sicilia, gestita dalla società commerciale Sicula Trasporti nonché le "pressioni" esercitate da esponenti del clan mafioso Nardo finalizzate ad ottenere l’affidamento di un chiosco-bar presente all’interno dello stadio della squadra di calcio Sicula Leonzio». Sulla gestione dei rifiuti di oltre 200 comuni della Sicilia, i pm parlano di «una gestione della discarica, dell’impianto Tmb e di compostaggio, da parte della famiglia Leonardi, orientata all’esclusivo perseguimento di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i Comuni pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter più adempiere alle prescrizioni fissate dalle stesse autorizzazioni amministrative».

Sul ciclo dei rifiuti e la gestione delle discariche, le poche pubbliche e le tante private, di recente aveva acceso i riflettori anche la Commissione antimafia dell’Ars che ha svelato, come a fine aprile ha detto il presidente Claudio Fava, «un intreccio di interessi privati e pubbliche compiacenze che in Sicilia ha reso spesso il sistema dei rifiuti subalterno a quegli interessi e a quelle compiacenze», ma anche «un uso disinvolto degli scioglimenti dei Comuni per mafia», spesso comuni nei quali le amministrazioni avevano protestato, quando non si erano opposte con ricorsi al Tar, per discariche da aprire nei loro territori.  

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