ROMA. Nel corso della riunione sulle Autonomia è stato soppresso, a quanto si apprende, l'articolo 12 del testo Stefani sull'Autonomia che prevedeva l'assunzione diretta dei docenti su base regionale, come chiedeva la Lega. Era uno dei nodi sul tavolo che aveva visto la contrarietà del M5S. Era stato rilevato anche un profilo di incostituzionalità all'ultimo vertice evidenziando una Sentenza della Corte Costituzionale. Le Regioni potranno però aumentare il periodo minimo di permanenza degli insegnanti nella prima sede di servizio, anche in deroga alla norma nazionale. La norma, che secondo fonti leghiste avrebbe ricevuto il via libera, dispone: “Il ministero dell'Istruzione, d'intesa con la Regione, individua il periodo minimo di permanenza nella prima sede di servizio da prevedere nei bandi di concorso”. “I governatori – ha avvertito il premier Conte – non avranno tutto” ciò che vogliono.
“Non è questione di annacquare, io sono responsabile di una funzione di governo” si è dilungato Conte. Con l'autonomia “lo Stato cede competenze legislative e amministrative alle Regioni, è la prima volta che avviene. Beh, che lo Stato debba cedere tutto può essere un auspicio di altri, non è il mio”. Ed ecco la risposta a chi protesta per un testo sulle autonomie differenziate “annacquato”. Ancora il premier: “Il filo conduttore è questo: chi è in una cabina di regia di governo, ha bisogno di realizzare strategie nazionali. Se delego tutte le funzioni alle Regioni, quale strategie posso perseguire? Il mio intento è cedere quelle che possono essere svolte meglio dalle Regioni, ma conservando una strategia a livello nazionale. La mia direttiva è: conservare la funzionalità nella direzione strategica e nell'efficacia operativa dello Stato in tutte le grandi funzioni, il resto le possiamo delegare".
Non sono poche, insomma, le stoccate alla Lega. E infatti i deputati Cinque Stelle gongolano: “Alla fine la scuola resta di competenza nazionale: non ci saranno dipendenti di serie A e di serie B, né differenze tra stipendi e programmi. Alunni, docenti e famiglie possono stare tranquilli: l'intenso lavoro di questi mesi ha dato vita a una riforma equilibrata. Le legittime preoccupazioni iniziali sono scongiurate. La scuolarappresenta da sempre l'unità del nostro Paese: un luogo di crescita personale e collettiva, dove si formano i nostri giovani, la loro coscienza civica e il loro senso di appartenenza. Sarebbe stato impensabile veder frammentato e sacrificato un principio tanto nobile e importante”, commentano i deputati del Movimento.
Il presidente del Veneto Zaia è invece “basito”. Dice: “Sono trascorsi 636 giorni dal referendum e più di un anno dalla formazione di questo governo, non c'è neppure l'alibi di dire che le Regioni non abbiano fatto il lavoro che spettava loro. Di fronte a tutto questo non posso non affermare che questa è una autentica presa in giro e che Conte non può prestarsi a procrastinare ancora. Siamo stanchi anche di sentire dire a Conte che lui sarà il garante dell'unità nazionale, un refrain ormai stucchevole se sono davvero convinti che tutto quel che facciamo è contro l'unità del Paese, vadano in Parlamento e modifichino la Costituzione. Siamo in un Paese in cui per alcuni applicare l'articolo 116 terzo comma della Carta costituzionale, la legge fondamentale dello Stato, significa minare le basi della Repubblica. È allucinante, non siamo più disposti ad aspettare, vediamo dichiarazioni che non c'entrano nulla con l'intesa sull'autonomia. A nome dei 2 milioni 328 mila veneti che hanno votato per il si all'autonomia dico che siamo stanchi, stanchissimi. La misura è colma”.Negativo anche il parere del presidente della Lombardia Fontana: “Mi ritengo assolutamente insoddisfatto dell'esito del vertice di oggi sull'Autonomia. Abbiamo perso un anno in chiacchiere. Aspettiamo di vedere il testo definitivo, ma se le premesse sono queste, da parte mia non ci sarà alcuna disponibilità a sottoscrivere l'intesa”.