Non c’è stato bisogno di aspettare il risultato delle europee, lo scontro dentro Fi è già iniziato. A poche ore dalla chiusura delle liste per le elezioni del 26 maggio a gettare scompiglio nel partito arriva l’ipotesi della candidatura di Mara Carfagna nella circoscrizione sud, una proposta buttata lì a sorpresa dai parlamentari meridionali Roberto Occhiuto e Paolo Russo e subito raccolta dalla vice-presidente della Camera che si è immediatamente detta «disponibile».

Di fatto, raccontano alcuni parlamentari di Forza Italia, una sfida aperta ad Antonio Tajani, un modo per lanciare un’opa sulla vice-presidenza del partito da conquistare a suon di preferenze, scavalcando l’inner circle berlusconiano. Un’offensiva che scatena subito una rappresaglia, sotto forma di una nota anonima che un «big del partito» lascia trapelare all’Ansa: «Quanto sta facendo Mara Carfagna rappresenta un golpe, un blitz per rottamare Silvio Berlusconi».

Lui, Berlusconi, rimane in silenzio. Spiega un parlamentare di Fi: «La Carfagna fa un ragionamento: con la doppia preferenza di genere la candidatura di una donna di primo piano di Fi aiuterebbe Berlusconi, perché un elettore potrebbe votare sia lei che il Cavaliere. Al contrario, mettere in lista big di sesso maschile finirebbe per innescare una lotta per le preferenze che potrebbe danneggiare lo stesso Berlusconi. Mara, sostenuta dal partito del sud, prenderebbe quasi certamente molti più voti di Tajani. Di fatto, si imporrebbe come vice-presidente o come coordinatrice del partito…». Insomma, le europee come una sorta di congresso di Fi. Ma, aggiunge il parlamentare, c’è un dettaglio: «C’è il rischio che Mara prenda anche più voti di Berlusconi. Sarebbe uno smacco».

La Carfagna si limita a una nota ufficiale: «Se il partito lo ritiene utile sono a disposizione, come in passato e come sempre». La vice-presidente della Camera, però, avrebbe tranquillizzato i suoi sulla reazione di Berlusconi. Alcuni voci descrivevano il Cavaliere «irritato» per la mossa, ma la Carfagna ha spiegato a chi ci ha parlato: «Nessun problema, ho sentito il presidente al telefono un’ora fa…». Del resto, ha ricordato ai suoi interlocutori «già due mesi fa avevo detto a Berlusconi “se vuoi che mi candidi basta che lo dici”». Per la vice-presidente della Camera la candidatura di donne forti elettoralemente – come Bernini, Gelmini, Prestigiacomo – può aiutare a trainare voti su Berlusconi, grazie appunto alla doppia preferenza di genere.

La nota ufficiosa che accusa la Carfagna di «golpismo» resta un mezzo giallo. Formalmente nessuno la riconosce ma certo – spiega più di un parlamentare – i più arrabbiati per l’offensiva sono nel cerchio stretto berlusconiano. «La Ronzulli nega – dice il deputato di Fi – ma è chiaro che la nota la deve aver fatta uscire o lei o Ghedini o Tajani…». Con la Carfagna, appoggiata anche da Paolo Romani, si schierano tra gli altri Brunetta, Sisto, Napoli, la stessa Gelmini.

Soprattutto Tajani, spiegano, sarebbe irritato. Il vice-presidente di Fi si sarebbe lamentato ricordando che la Carfagna aveva disertato la riunione di domenica scorsa sulle liste, alla quale pure era stata invitata. Ora si studiano le contromosse: si potrebbe chiedere ai candidati l’impegno a non rinunciare al seggio europeo, cosa che metterebbe in difficoltà Carfagna. Oppure Tajani potrebbe dire che è ormai troppo tardi per riaprire le liste. «Ma anche così - spiega un deputato di Fi – a Mara andrebbe bene: la sera delle elezioni, quando si vedrà il magro risultato di Fi, potrà dire: “Io ve l’avevo detto”». La resa dei conti in Fi è già iniziata.

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