No, il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco non pensa che il 2019, come dice il premier Giuseppe Conte, sarà «un anno bellissimo». Parlando di fronte agli operatori dei mercati finanziari di Assiom-Forex, a Roma, Visco per i prossimi mesi ipotizza molte ombre. Per adesso Via Nazionale, nonostante i dati Istat sulla recessione tecnica, mantiene la sua ultima stima per il Pil del 2019, ovvero un modesto +0,6%. Ma nel suo intervento Visco indica anche quelli che chiama «ampi rischi al ribasso». E punta il dito contro «le debolezze proprie del nostro Paese, in primo luogo l’incertezza sulla crescita, oltre che sull’orientamento della politica di bilancio e sulla ripresa di un percorso credibile di riduzione del peso del debito pubblico sull’economia».

Come spiega il governatore, ci sono «fattori di rischio rilevanti, di origine sia internazionale che interna». Tra i primi c’è la tensione globale che sta frenando gli scambi commerciali, la vulnerabilità mostrata dai paesi emergenti, e il pericolo di una preoccupante hard Brexit. Sul fronte interno, invece, c’è il «solito» rischio spread sui tassi d’interesse dei titoli pubblici. Perché, spiega il governatore, nonostante alla fine il braccio di ferro tra l’Italia e la Commissione Europea sulla legge di bilancio sia stato ricomposto, la lunga guerriglia con Bruxelles inscenata dal governo ha provocato un «marcato aumento dell’incertezza» che ha fatto impennare lo spread sul debito pubblico, e «che si è trasmesso al costo della raccolta obbligazionaria del settore privato». Tensioni e incertezze che hanno poi penalizzato, dice Via Nazionale, anche la domanda interna. Tanto è vero che la stima sul Pil si basa sul «ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese segnalato dalle nostre indagini e il peggioramento delle attese sulla domanda estera».

Le politiche del governo gialloverde hanno così frenato la crescita economica italiana. Le misure espansive della legge di bilancio, a partire dal reddito di cittadinanza, riusciranno a spingere di nuovo la domanda verso l’alto, come prevedono i ministri? Potrebbe anche essere, è la conclusione del governatore Visco: ma «l’effettiva entità» del sostegno alla domanda di queste misure «dipenderà dalla loro modalità di attuazione». E bisogna considerare che «l’incertezza sulla politica di bilancio non si è dissipata», perché «l’accordo con la Commissione è stato raggiunto per il 2019, ma per il 2020-21 restano da definire numerosi aspetti e, specialmente, il futuro delle cosiddette clausole di salvaguardia. Se fossero disattivate senza prevedere misure compensative, il disavanzo si collocherebbe intorno al 3 per cento del Pil in entrambi gli anni».

L’obiettivo della politica economica, dunque, dovrebbe essere quello di evitare impennate dello spread che «aggravano lo squilibrio dei conti pubblici». Secondo Visco bisogna tenere «alta l’attenzione all’equilibrio dei conti nel breve come nel lungo periodo attuando con decisione un disegno organico di riforme volte a preservare la fiducia dei risparmiatori e a riguadagnare quella degli investitori». La strada della fiducia dovrebbe puntare verso una riduzione del rapporto tra debito e Pil. E «l’obiettivo ultimo, da conseguire con continuità e determinazione non può che essere quello di uno stabile ritorno su un sentiero di sviluppo economico e sociale». Insomma, servono riforme per modernizzare il sistema produttivo e renderlo più dinamico. Ma servono anche «investimenti pubblici, complementari a quelli privati, realizzati con rapidità ed efficienza».

Più tardi, ai microfoni di Radio Uno Rai, Visco ribadisce: «È una relazione preoccupata, ma manteniamo il sangue freddo e i nervi saldi». E riguardo a una eventuale manovra aggiuntiva, il governatore chiude: «Non l’ho neanche nominata».

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