sui cartelli la scritta: «lo facciamo per te»

Respinte le mozioni di sfiducia a Toninelli. Bagarre in aula, tra «bunga bunga» e gesto delle manette

di Nicoletta Cottone

Scintille nel governo sulla tav

7' di lettura

L'Aula del Senato ha respinto le due mozioni di sfiducia nei confronti del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. La prima presentata dal Pd è stata respinta con 159 voti in favore del ministro e 102 contrari. Gli astenuti 19. Quella presentata da Forza Italia è stata respinta con 157 voti in favore del ministro e 110 contrari. Gli astenuti sono stati 5.

Bagarre in aula. Sui cartelli: «lo facciamo per te»
«Toninelli lo facciamo per te», era scritto sui cartelli che i senatori di Forza Italia hanno tirato fuori in Aula a palazzo Madama subito dopo l'illustrazione delle due mozioni che chiedevano le dimissioni immediate del ministro per le infrastrutture Danilo Toninelli. Assenti sui banchi del governo esponenti della Lega. C’erano Toninelli, la ministra per il Sud Barbara Lezzi e il sottosegretario al ministero per i rapporti con il Parlamento Vincenzo Santangelo. Quando la senatrice azzurra Alessandra Gallone ha pronunciato le parole: «Ministro Toninelli lo facciamo per lei», i senatori di Forza Italia hanno alzato i cartelli. Poi è scesa dal suo banco, è andata verso il ministro, lo ha salutato e gli consegnato il cartello che Toninelli ha preso sorridendo. La presidente del Senato ha sospeso per qualche minuto la seduta che poi è ripresa con la discussione generale.

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Censurati Airola e Giro
Poi i toni si sono alzati di nuovo durante le dichiarazioni di voto e la presidente Casellati ha censurato, i due senatori Alberto Airola del M5s e Francesco Giro di Fi. Alberto Airola ha gridato dai banchi: «Bunga, bunga», quando il senatore azzurro Biasotti ha invitato il ministro Toninelli, affaccendato con il cellulare, a digitare su Google il suo nome. «Visto che lei gioca sempre al cellulare, faccia una cosa: scriva Toninelli su Google e veda cosa esce come primo risultato...la risposta è gaffe». Quando il capogruppo Patuanelli protesta con la presidente per la severa misura presa nei confronti del collega Airola tocca a Giro l'esibizione. Il senatore azzurro ha fatto il segno delle manette. «Giro è censurato», è stata la reazione della presidente Casellati.

Le due mozioni
Movimentato, dunque, a palazzo Madama l’esame delle mozioni di sfiducia nei confronti del ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli presentate dal Partito democratico e da Forza Italia, poi respinte. Le due mozioni a prima firma Andrea Marcucci e Annamaria Bernini avevanonel mirino l’alta velocità Torino-Lione e chiedevano le immediate dimissioni del ministro. In totale sono state sottoscritte da oltre cento senatori.

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Toninelli, ridiscuterla un dovere, io coerente
La ridiscussione della Tav «è un dovere assunto dal Governo in Parlamento fin dalla sua nascita e ribadito testualmente attraverso due distinte mozioni: la prima, appena un mese fa, alla Camera dei Deputati e la seconda, solo due settimane fa, proprio qui al Senato della Repubblica. Ho agito in totale coerenza e trasparenza», ha detto il ministro Toninelli, intervenendo in Aula in replica agli interventi sulle mozioni di sfiducia nei suoi confronti.«Nel “contratto di Governo” si legge testualmente che: “Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia”. Questo impegno è stato la stella polare della mia azione sul dossier in questi mesi. Si tratta di un obiettivo che nessuno ragionevolmente potrebbe contestare se si uscisse dalla sterile polemica e si considerasse anche solo la sproporzione dell'impegno finanziario tra l'Italia e la Francia, che è stato assunto dai Governi precedenti contro l'interesse nazionale», ha replicato il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli in Aula.

La mozione Marcucci: «Ignorato il Parlamento italiano»
La 1-00084, primo firmatario Andrea Marcucci, presidente del gruppo Pd, presentata il 5 marzo 2019 e sottoscritta da 50 parlamentari, si chiedeva di sfiduciare il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, invitandolo «a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni». La mozione ricorda che nel contratto di governo si legge testualmente che: «Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia». Ricordano che il 24 luglio 2018 Toninelli ha dichiarato che qualsiasi azione volta alla prosecuzione dei cantieri si sarebbe configurata come un “atto ostile” nei confronti del Governo, fintanto che l’Esecutivo non avesse sciolto i dubbi e concluso la nuova analisi. Che la pubblicazione dei risultati dell'analisi costi-benefici sulle grandi opere infrastrutturali, tra cui la Tav Torino-Lione, erano stati annunciati dapprima entro l’estate, successivamente entro novembre, poi entro la fine dell'anno, poi ancora per il mese di gennaio fino ad arrivare al 12 febbraio 2019, quando è stata pubblicata sul sito del ministero. Si legge che il ministro ha inoltrato i risultati, prima ancora della pubblicazione sul sito ministeriale, al Governo francese e alla Commissione europea, «ignorando il Parlamento italiano che a più riprese aveva chiesto di essere tempestivamente informato sugli esiti».

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Si parla del ritardo e delle contestazioni della Corte dei conti sulle procedure di nomina della struttura di missione chiamata a predisporre l'analisi del rapporto tra costi e benefici. Si ricorda che uno dei componenti, il professor Pierluigi Coppola, non ha firmato il documento conclusivo contestandone il metodo di lavoro e le conclusioni. Si contesta il dato del «mancato introito derivante dalle accise sul carburante usato dai tir a fronte di un miglioramento in termini ambientali; tali cifre sono state immediatamente contestate da numerosissimi esperti, centri di ricerche e organismi imparziali». Obiettivo puntato sulle incongruenze legate alle dichiarazioni che hanno accompagnato in questi mesi il lavoro del ministro Toninelli «a partire dalla negazione che gli scavi del tunnel non fossero iniziati, salvo poi ammettere, come riporta lo stesso sito, che sono stati già scavati diversi chilometri del tunnel di base oltre ai 25 chilometri di gallerie di servizio». Poi il parere positivo del premier Giuseppe Conte «sull’ipotesi di realizzazione della “mini Tav” proposta dalla Lega come soluzione alternativa al progetto originario della Tav Torino-Lione».

Ipotesi respinta dal vicepremier Luigi Di Maio che ha messo in luce « una grave divergenza di opinioni all'interno della compagine di Governo». La richiesta del premier di un’integrazione del documento pubblicato il 12 febbraio. «Tale integrazione ha portato ad una forte riduzione delle perdite previste nel documento originario, lasciando tuttavia ancora vivi dubbi e criticità sul metodo di analisi adottato». E, ancora, si parla del fatto che «la proposta di realizzazione della “mini Tav” appare del tutto irrealistica, in quanto il progetto comporterebbe l'avvio di nuove procedure burocratiche, l'attuazione di interventi di ripristino di lavori già fatti, la perdita di ingenti finanziamenti, il pagamento di pesanti penali, la messa in crisi delle imprese coinvolte e la perdita di numerosi posti di lavoro. Essa si configura, quindi, soltanto come una maldestra exit strategy dalla situazione politica che si è venuta a creare nella maggioranza di Governo». Si ricorda che «le risorse economiche stanziate per la realizzazione della Tav hanno una grandissima valenza anche in chiave occupazionale considerando che sono a rischio complessivamente 50.000 posti di lavoro». Per i firmatari della mozione «la vicenda della Tav Torino-Lione è indicativa di come il ministro stia affrontando l'intera materia delle infrastrutture nel nostro Paese». E si scrive che sulla Tav Torino-Lione «il Ministro avrebbe mentito al Parlamento e al Paese nonché al Governo francese e all'Unione europea, sottoponendo all'attenzione di tutti un'analisi del rapporto tra costi e benefici palesemente infondata e ora oggetto di “aggiustamenti” da parte del Presidente del Consiglio dei ministri». E per questo se ne chiedono le dimissioni.

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La mozione Bernini: «Gestione irresponsabile, fra dichiarazioni avventate e gaffe»
Nella mozione 1-00091 del 5 marzo 2019, prima firmataria Anna Maria Bernini, presidente del gruppo Forza Italia e sottoscritta da 58 parlamentari, si sfiducia il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli e gli si chiede di rassegnare immediatamente le proprie dimissioni. Nella mozione si sottolinea che negli ultimi mesi si sono susseguite, a mezzo stampa, dichiarazioni del ministro sul futuro di infrastrutture e grandi opere. E si ricorda che «l'eventuale ritrattazione degli accordi già assunti da parte del Governo su opere strategiche comporterebbero costi ulteriori a carico di cittadini e imprese». Si sottolinea come il ministro «si sia distinto solo per infortuni, dichiarazioni avventate e gaffe, tra le quali si ricordano quelle relative: al tunnel del Brennero; alle promesse di ricostruzione in pochi mesi del cosiddetto ponte Morandi; alla nomina e subito dopo alla revoca nonché alle dimissioni di alcuni componenti della commissione ispettiva sul crollo; ai numerosi post pubblicati sui social network anche a seguito di eventi drammatici, che denotano l'assoluta sfrontatezza e superficialità nello svolgimento delle prerogative istituzionali a lui attribuite».

Irresponsabile viene giudicata la gestione della vicenda dell'alta velocità Torino-Lione, «non solo dei rapporti diplomatici con la vicina Francia, in relazione al futuro di questa grande opera, ma anche a una ritrattazione frequente delle analisi del rapporto tra costi e benefici, riscontrando da parte del ministro più un “pregiudizio di parte” nella realizzazione dell'opera che la volontà di confrontarsi costruttivamente, con numeri alla mano, per sbloccare un'impasse che rischia di comportare gravi ripercussioni economiche al nostro Paese». Si ricorda che mentre i tecnici erano impegnati nella stesura dell'analisi, il ministro, in un'intervista, esprimeva la propria opinione sull'alta velocità Torino-Lione, affermando che «la Tav è un enorme spreco di denaro pubblico, non avallato da effettiva necessità». Si afferma che i «comportamenti del Ministro stanno bloccando le grandi opere e riducendo la nostra credibilità». Si continua ad assistete a una «forte contrapposizione tra le due forze di maggioranza in relazione al futuro delle grandi opere che denota che la permanenza in carica dell'Esecutivo non consente di affrontare e risolvere alcuno dei gravi problemi del nostro Paese». Si rammenta che il programma presentato dal governo «prevede la ridiscussione della Tav, e comunque il suo completamento». Viene espressa la sfiducia al ministro e gli si chiede di rassegnare immediatamente le proprie dimissioni.

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