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Fabrizio Corona torna in carcere. Il giudice: «Sconti 9 mesi»

A fine aprile la Sorveglianza aveva deciso di revocare l'affidamento terapeutico per curarsi dalla dipendenza dalla cocaina concesso all'ex agente fotografico nel febbraio 2018 e poi sospeso a fine marzo scorso, col ritorno in carcere

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2' di lettura

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha annullato 9 mesi che Fabrizio Corona aveva scontato in affidamento, tra febbraio e novembre 2018, stabilendo che dovrà di nuovo scontarli e stavolta in carcere, dove l'ex re dei paparazzi è detenuto di nuovo da marzo. «Sono basito, senza parole - ha spiegato l'avvocato Ivano Chiesa, che assiste Corona assieme al legale Antonella Calcaterra -. Impugneremo la decisione in palese contrasto», tra le altre cose, «con una sentenza di assoluzione» sul caso dei contanti nel controsoffitto.

Cure all'esterno «inadeguate» a Corona
A fine aprile la Sorveglianza aveva deciso di revocare l'affidamento terapeutico per curarsi dalla dipendenza dalla cocaina concesso all'ex agente fotografico nel febbraio 2018 e poi sospeso a fine marzo scorso, col ritorno in carcere. Scontare la pena in carcere, infatti, avevano scritto i giudici, è al momento la «soluzione non solo necessitata, ma anche adeguata» al «livello di consapevolezza» di Corona, perché un altro programma di cure all'esterno sarebbe «inadeguato», date le sue continue violazioni delle regole.

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La revoca chiesta dall'Avvocato generale
I giudici avevano anche stabilito che Corona non solo doveva restare a San Vittore, ma anche scontare nuovamente gli ultimi quasi cinque mesi passati in affidamento, in sostanza annullati dai giudici. E avevano salvato, però, quel periodo tra febbraio e novembre 2018, ma l'Avvocato generale Nunzia Gatto, numero due della Procura generale milanese, ha chiesto la revoca anche di quei nove mesi. Con l'impugnazione della Procura generale la Cassazione ha annullato con rinvio la prima decisione della Sorveglianza, aprendo la strada al nuovo provvedimento che accoglie la richiesta della Procura generale.

La difesa: mancano i presupposti di fatto
In una delle udienze che hanno preceduto la sentenza dei giudici di sorveglianza i legali di Corona avevano spiegato che non c'erano «i presupposti di fatto» per annullare quei nove mesi, anche perché nella nota vicenda dei contanti trovati nel controsoffitto era arrivata un'assoluzione nel merito, confermata anche in appello e poi diventata definitiva.

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