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Di Maio e Renzi, l’inedito asse che stringe d’assedio Conte

Italia viva rilancia sull’abolizione di Quota 100, M5s prende la difesa di partite Iva e flat tax. Asse premier-Pd, Cinquestelle e Iv chiedono vertice subito, il presidente del Consiglio resiste. Zingaretti: irresponsabili

di Barbara Fiammeri

2' di lettura

Giuseppe Conte prova a resistere alla morsa che Luigi Di Maio e Matteo Renzi stanno stringendo attorno al premier. «Al momento non è previsto alcun vertice» sulla manovra, è la risposta che trapela da Palazzo Chigi alla richiesta esplicita avanzata dal M5s e da Italia viva.

Nel mirino dei Cinquestelle ci sono le misure sul limite al contante, le restrizioni su flat tax e partite Iva. Renzi invece rilancia sull’abolizione di quota 100 e mette nel mirino l’aumento delle tasse su cui trova la sponda di Di Maio che rimette in discussione anche il taglio al cuneo fiscale. «Senza il nostro voto non si va da nessuna parte» è l’avvertimento lanciato dal M5s dopo il summit a Palazzo Chigi tenuto in mattinata dal ministro degli Esteri, di ritorno da Washington, con i ministri pentastellati proprio nelle stesse ore in cui Conte era a Bruxelles per il Consiglio europeo. Nel Pd sale la tensione e la risposta del capodelegazione Dario Franceschini è non meno puntuta: «Un ultimatum al giorno toglie il governo di torno», è il suo monito via twitter.

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Conte prova a mostrarsi conciliante. «Non mi sottrarrò a ulteriori verifiche sul testo della manovra approvata «salvo intese», apre il premier che però non intende arretrare sulle misure ritenute strategiche per contenere l’evasione fiscale a partire dalla stretta sul contante («non mi sembra di criminalizzare nessuno abbassando da 3 a 2mila euro il limite»). Dall’evasione arriveranno parte delle risorse che serviranno per ridurre le tasse rivedendo - anticipa - il sistema di aliquote. L’obiettivo è quello di favorire in particolare i redditi medi unificando al 20% le aliquote Irpef del 27% e del 23%. Quanto alle preoccupazioni sollevate da M5s sui limiti al contante e l’obbligatorietà dei pos, Conte assicura di aver parlato «con gli operatori per azzerare o ridurre sensibilmente le commissioni sulle carte». Poi mette in chiaro: «Non è che ogni opinione diventa una contromanovra». Vale anche per le perplessità su quota 100 rilanciate da Renzi, che il premier respinge ribadendo che le misure introdotte sulle pensioni restano «un pilastro della manovra».

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Un braccio di ferro che sembra destinato a protrarsi ancora e che arriva a mettere in discussione anche un altro punto cardine della manovra qual è il taglio del cuneo fiscale. Ancora una volta sono i Cinque stelle a partire all’attacco: «Che senso ha dare 40-50 euro in più ai lavoratori dipendenti, se li andiamo a prendere alle partite iva?» è l’interrogativo che campeggia sul posto del Blog delle Stelle. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si dice «tranquillo» e definisce «fisiologici» in un governo di coalizione posizioni divergenti su alcuni aspetti sottolineando però che pur «ascoltando tutti», la manovra «nel suo indirizzo è stata decisa e approvata». Ma il post del Movimento sottolinea che l’approvazione «salvo intese» conferma che su alcuni aspetti il Governo «non ha ancora trovato l’accordo». Poi provano a stemperare: «Nessun ultimatum, il presidente Conte ha la nostra fiducia e siamo sicuri che la nostra posizione verrà presa in considerazione da tutti».

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