musica

Johann Sebastian Bach, il “compleanno” anticipato

di Carla Moreni

2' di lettura

Sempre nobile, sempre qualificante, sempre il punto di riferimento assoluto: perché la sua scrittura è la più astratta. Ma nel contempo umanissimo, il più toccante e insieme speculativo. Puro piacere, per la mente e per il cuore. Tanti auguri, Johann Sebastian. Che di cognome fai “ruscello, cioè in tedesco, Bach. Oggi è il compleanno. Trecentotrentaquattro primavere sono passate dalla registrazione degli archivi di Eisenach, nel cuore della Germania.

E pazienza se ancora da quelle parti non era stato introdotto il calendario gregoriano. Dunque volendo essere pignoli il giorno esatto dell'anniversario cadrebbe spostato di dieci giorni, il 31 marzo. Ma noi restiamo fedeli alla penna autografa, che ricostruendo la fastosa genealogia della famiglia maggiormente diramata tra gli organi della storia, indicava come nascita 21 marzo 1685.

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Con la sua musica hanno fatto i conti tutti, compositori e interpreti. Da Beethoven che lo definiva “Dio” a Glenn Gould che si macerò sulle “Goldberg Variationen”. Fino a registrarne due versioni, una da ragazzo e una a fine carriera: impressionanti, per la lettura diametralmente opposta. Come se su quelle note, dalla misura rigorosa, si potessero modellare le inquietudini e i tormenti dell'esistenza.

Uno dei violoncellisti più simbolici della storia, Pablo Casals, ammetteva di aver bisogno di Bach più che del cibo e dell'acqua. E non iniziava giornata senza aver suonato almeno una pagina da una Suite.
L'eredità di Johann Sebastian rimane monumentale. Anche se la storia recente ci ha purtroppo documentato che una porzione abbondante delle sue composizioni, incise su lastre di rame, venne svenduta alla morte, dai figli, a prezzo di metallo. A tal punto si credeva ormai superato, irrecuperabile, finito per sempre quel mondo stilistico. Nel quale loro, pure musicisti, non si riconoscevano. Ma dalla riscoperta del giovane Mendelssohn, intellettuale e divulgatore sopraffino, che aveva studiato contrappunto da discepoli fedeli alla scuola del Kantor, la musica di questi non avrebbe conosciuto più rimozioni o oblio.

Oggi il suo paladino di riferimento è Andras Schiff, maratoneta di indimenticabili esecuzioni, nelle sale più importanti del mondo. A Milano, resta ancora traccia nei ricordi della famosa integrale delle Cantate, promossa dalla Società del Quartetto con Antonio Magnocavallo. Manca un po' il confronto delle grandi compagini sinfoniche, che sembrano timorose di rimettere sui leggi le Passioni piuttosto che il capolavoro della Messa in si minore. Probabilmente perché disorientate dalle incalzanti prassi filologiche e anticate. Dimenticando che Bach progressivamente sembrò svincolare le proprie note da un determinato strumento. E l'ultima composizione, “L'arte della fuga”, scritta ormai quasi cieco, la volle solo per i pentagrammi. Senza organico. Destinata a tutti.

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