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Santiago Abascal, leader di Vox, l’alleato di Meloni che evoca piazzale Loreto per Sanchez

Ospite della giornata conclusiva di Atreju, la festa di Fdi, il 17 dicembre, Abascal, leader del partito di estrema destra Vox, ha dichiarato in un’intervista che «verrà il momento in cui la gente vorrà impiccare per i piedi» il premier socialista spagnolo

di Andrea Gagliardi

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3' di lettura

L’ospite internazionale di Atreju, la festa del partito di Giorgia Meloni in programma a Roma dal 14 al 17 dicembre non sarà come molti si aspettavano la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, ma il leader della destra neofranchista spagnola di Vox, Santiago Abascal. Atteso nella giornata conclusiva di domenica, quest’ultimo è reduce da una paradossale e improvvida evocazione di piazzale Loreto ai danni del suo avversario politico Pedro Sanchez (premier e leader del partito socialista spagnolo), che ha scatenato in Spagna e in Italia una bufera politica. Con l’esponente di Avs Angelo Bonelli, pronto a “declinare l’invito” ad Atreju dopo aver appreso della presenza del leader di Vox.

Abascal: Sanchez sarà appeso per i piedi

Abascal in un’intervista al Clarin, in occasione dell’insediamento a Buenos Aires del suo amico e alleato Javier Milei ha definito Sanchez «un uomo senza princìpi» che «può calpestare le leggi e mettere a rischio l’unità nazionale». Fino alla frase shock: «Verrà il momento in cui la gente vorrà impiccarlo per i piedi» (la fine riservata a Mussolini a piazzale Loreto, appunto, ndr). Frase che ha suscitato l’immediata e unanime condanna da parte dal governo, a cominciare dal capo dell’esecutivo, ma anche la presa di distanza degli alleati popolari, il cui leader Alberto Núñez Feijóo, in un’intervista a Telecinco, ha definendo “deplorevoli” le parole di Abascal. Nell’attacco a Sanchez sul Clarin, Abascal si riferiva all’adozione dell’amnistia a favore degli indipendentisti catalani (in cambio dell’appoggio all’investitura del premier socialista), la cui legge comincia l’esame al Congresso.

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Le origini nel partito popolare basco

Santiago Abascal, nato a Bilbao, classe 1976, fondatore e leader di Vox, inizia a far politica giovanissimo tra i popolari baschi: ad appena 18 anni è consigliere comunale, poi deputato regionale sempre nel Pp. In quegli anni è stato anche minacciato dall’Eta. Anni fa disse che girava ancora armato. Santi, come lo chiamano gli amici e anche la premier Giorgia Meloni , che lo considera un amico, ha la politica nel Dna: suo padre è stato per decenni un militante del Pp e suo nonno sindaco di una piccola cittadina basca, Amurrio, nell’era franchista.

L’ascesa di Vox terzo partito spagnolo

Nel 2013 la svolta: nel giro di pochi mesi prima lascia il Pp in polemica con il premier Mariano Rajoy per sue politiche giudicate troppo dialoganti nei confronti dei terroristi e del nazionalismo basco, poi nel gennaio 2014 fonda Vox. Nell’aprile del 2019 viene eletto deputato alle Cortes per la prima volta. Confermato alle elezioni del novembre successivo, porta Vox a essere il terzo partito spagnolo dopo socialisti e popolari. Uscito ridimensionato dalle elezioni del luglio 2023 (passa da 51 a 33 in Parlamento) Vox è un partito di estrema destra. Rivendica il valore dell’unità spagnola, dichiara guerra ai partiti autonomisti, attacca spesso i diritti della comunità Lgbti+, il femminismo, l’ambientalismo, è contro l’aborto e l’eutanasia, si definisce molto scettico sul cambiamento climatico.

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La sintonia assoluta con Meloni

Abascal conta su buoni rapporti con politici come Salvini, Orban e Bolsonaro. Ma soprattutto su una sintonia assoluta con la leader di Fdi Giorgia Meloni. Vox in Europa fa parte del gruppo dei conservatori e riformisti, come Fdi. E Meloni ha spesso appoggiato pubblicamente Abascal. L’ultima volta un mese fa. Dopo un incontro a Roma, la premier ha pubblicato questo tweet: “Due popoli fratelli per un’Europa unita di nazioni libere e sovrane. Grazie Santi Abascal per la tua gradita visita. Adelante juntos!”. Con allegata una foto che la ritrae sorridente accanto al leader di Vox. In quella occasione Abascal aveva dipinto alla premier italiana una situazione in Spagna di “grave rischio” per lo Stato di diritto a seguito della concessione dell’amnistia agli indipendentisti catalani coinvolti nel referendum secessionista dell’ottobre 2017. L’amnistia è l’elemento principale dell’accordo di governo siglato tra il Partito Socialista di Sanchez e il partito indipendentista catalano Junts per Catalunya, i cui voti sono stati fondamentali a Sanchez per ottenere a novembre un nuovo mandato. Mandato che Abascal considera irregolare.

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