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Auto, salgono a 40mila gli operai in sciopero negli Usa

Continua la protesta, ferma un’altra fabbrica di Stellantis: sono quasi 15mila i dipendenti che hanno incrociato le braccia

di Matteo Meneghello

Proseguono le assemblee e le proteste dei lavoratori americani della Big Three (Photo by Nelson ALMEIDA / AFP)

2' di lettura

La protesta dei lavoratori americani dell’auto si allarga a macchia d’olio e salgono a 14.750 gli operai americani di Stellantis attualmente con le braccia incrociate, per un totale di 40mila tute blu in sciopero in tutto il settore. Alla protesta della Uaw (United auto workers, è il principale sindacato americano dei lavoratori del settore automobilistico), in corso da sei settimane, si sono uniti ora anche i lavoratori di Sterling Heights, nel Michigan, una fabbrica strategica per il gruppo, all’interno della quale si produce il Ram 1500, il pickup che è uno dei veicoli più redditizi nel portafoglio del gruppo. La fabbrica impiega circa 6.800 operai.

«Al momento, è di Stellantis la peggiore proposta sul tavolo relativa agli adeguamenti salariali, agli aggiustamenti per il carovita, ai salari dei lavoratori con contratto a termine e alle conversioni di contratti a tempo determinato» si legge in un comunicato dello Uaw. Stellantis non ha rilasciato dichiarazioni.

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L’ultimo colpo di scena di Shawn Fain, presidente di Uaw, arriva dopo che lo stesso aveva espresso la speranza che un accordo fosse vicino il 20 ottobre, avvertendo però che per raggiungere il traguardo poteva essere necessario colpire più stabilimenti per spingere le società ad alcune concessioni finali.

«Abbiamo ancora carte da giocare e loro hanno soldi da spendere - ha detto Fain durante l’aggiornamento della contrattazione -. Questa è la parte più difficile dello sciopero. Proprio prima di un accordo c’è la spinta più aggressiva per l’ultimo miglio».

Pressing su Tavares

Lo stabilimento di Sterling Heights è stato messo nel mirino perché Fain sta facendo pressioni sull’amministratore delegato Carlos Tavares, che ha saputo vincere la scommessa di Detroit gestendo attentamente i costi. Circa il 12% della forza lavoro produttiva dell’azienda è composto da lavoratori temporanei meno retribuiti, la percentuale più alta, secondo quanto riferisce Bloomberg, tra i tre principali player del mercato americano (oltre a Stellantis, nata dalla fusione tra Fiat Chrysler e Psa, anche General Motors e Ford). Tavares afferma che la produzione dei veicoli elettrici costerà il 40% in più rispetto alle auto a combustione, un peso che non può trasferire ai consumatori.

La strategia della Uaw

Con il suo pugno duro, Uaw si augura di acquisire nuovi membri fra i dipendenti dell’industria automobilistica, soprattutto in casa di quei costruttori non sindacalizzati, come Toyota, Honda e Tesla. Pur non avendo alcun ruolo nello sciopero, i dipendenti di queste tre case automobilistiche occupano un ruolo importante nella trattativa per il rinnovo del contrattato di lavoro di Gm, Ford e Stellantis. Il sindacato vuole conquistarli, mentre le case automobilistiche di Detroit li portano a esempio per descrivere i loro svantaggi e la minaccia competitiva che rappresentano in quanto meno costosi per le loro aziende. «Non saremo usati in questa competizione - ha tagliato corto Fain -. I dipendenti del settore non sindacalizzati non sono il nemico, sono la nostra futura famiglia».

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