Trump, il Nyt: «Ha pagato 750 dollari in tasse federali sul reddito nel 2016»

Trump, il Nyt: «Ha pagato 750 dollari in tasse federali sul reddito nel 2016»
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Domenica 27 Settembre 2020, 16:10 - Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 00:54

Donald Trump, il Nyt: «Ha pagato 750 dollari in tasse federali sul reddito nel 2016». Trump, dunque, nel 2016 ha pagato appena 750 dollari in tasse federali sul reddito: lo riporta il New York Times che è venuta in possesso di alcuni dati delle dichiarazioni fiscali degli ultimi 20 anni del presidente americano.

Donald Trump non avrebbe pagato tasse federali sul reddito in 10 degli ultimi 15 anni: lo riporta il New York Times che ha ottenuto alcuni dati delle dichiarazioni fiscali del presidente americano. Le carte mostrerebbero come Trump abbia debiti per centinaia di milioni, con diversi problemi legati alle proprietà della Trump Organization e una serie di operazioni di storno per evitare di pagare il dovuto al fisco.

Il direttore esecutivo del New York Times, Dean Baquet, ha spiegato la decisione di pubblicare le carte: «Crediamo che i cittadini debbano sapere il più possibile dei loro leader e rappresentanti, le loro priorità, le loro esperienze e anche le loro finanze». Trump finora si è sempre rifiutato di rendere pubbliche le proprie dichiarazioni fiscali. «Ogni presidente dalla metà degli anni '70 ha pubblicato le proprie informazioni fiscali - ricorda Baquet - e la tradizione è che un rappresentante che gestisce il potere e fa la politica con le sue azioni non deve cercare benefici finanziari. Trump, uno dei presidenti più ricchi della nostra storia, ha rotto con questa tradizione».

 

Trump: «Sono solo fake news»


«Sono solo fake news, solamente fake news»: così Donald Trump nel corso di una conferenza stampa ha commentato lo scoop del New York Times che ha pubblicato le dichiarazioni fiscali del presidente americano e ha trovato che Trump non ha pagato tasse in 10 degli ultimi 15 anni.
 

«Abuso di potere»


Donald Trump vuole distruggere i diritti di milioni di americani, a partire dall'Obamacare. È durissima la reazione dei democratici per la nomina alla Corte Suprema della giudice cattolica conservatrice e antiabortista Amy Coney Barrett. Una decisione che Joe Biden ha definito un vero e proprio «abuso di potere», invitando l'America a «porre fine al caos in cui Trump ha gettato il Paese».




 

L'appello


«Spero che il Senato faccia la cosa giusta e si schieri dalla parte della democrazia», l'appello del candidato democratico alla Casa Bianca. «Il Senato non dovrebbe votare fino a che non votano gli americani. Non dovrebbe agire fino a che gli americani non hanno scelto il loro prossimo presidente e il loro prossimo Congresso», ha ammonito l'ex vicepresidente, rinnovando così l'invito a rinviare tutto a dopo le elezioni del 3 novembre: «Se sarò eletto, la nomina fatta dal presidente Trump dovrebbe essere revocata».


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L'obiettivo



Per Biden l'obiettivo immediato di Trump è quello di cancellare definitivamente la riforma sanitaria varata nel 2010 da Barack Obama, un sogno a lungo coltivato dai repubblicani e e che ora con la Corte sbilanciata a favore dei conservatori può diventare realtà. Trump in effetti non fa nulla per nascondere le sue mire, e il giorno dopo la nomina di Barrett indica quella che per lui deve essere la prima mossa della Corte: abolire proprio l'Obamacare. «La sostituiremo con qualcosa di migliore e di molto più economico. E sarà una grande vittoria per gli Usa!», ha twittato il presidente.

Per la candidata democratica alla vicepresidenza, Kamala Harris, «la scelta fatta da Trump è chiara»: «Vuole distruggere l'Affordable Care Act e rovesciare la Roe», ha affermato, riferendosi all'Obamacare e alla storica sentenza che nel 1973 ha legalizzato l'aborto negli Usa. La nomina del falco Barrett, ha incalzato la senatrice Harris, «porterà la Corte ulteriormente a destra per una generazione», con il risultato di vedere cancellate molte delle conquiste degli ultimi decenni. Ma al di là dei toni battaglieri c'è come un senso di rassegnazione e di impotenza tra le fila dei liberal e dei progressisti: Trump, salvo clamorose sorprese, ha i numeri per far approvare subito la nomina della Barrett. A dettare i tempi il presidente della commissione Giustizia del Senato Lindsey Graham, uno dei principali alleati della Casa Bianca: l'audizione della giudice inizierà il 12 ottobre ed il voto è fissato per il 22 ottobre. Poi sarà la volta dell'aula, con l'obiettivo di chiudere la pratica in tempo per l'insediamento di Barrett all'Alta Corte entro la fine del mese.

Difficile che i democratici riescano a far saltare questa road map, anche se i vertici del partito assicurano che non lasceranno nulla di intentato. Mentre tra l'ala più progressista del partito cresce il malumore per quello che da molti viene considerato un atteggiamento troppo timido da parte di Biden e dell'establishment del partito. Anche se, alla vigila del primo duello tv tra i due candidati alla presidenza (martedì sera in Ohio), i sondaggi continuano a dare saldamente in testa il ticket Biden-Harris, avanti di ben dieci punti su Trump-Pence secondo l'ultima rilevazione di Washington Post/Abc. I punti di vantaggio sono sette per l'ultimo sondaggio di New York Times/Siena College. Intanto in vista del dibattito televisivo Trump scalda i motori, definendo Biden «un politico disonesto e un pupazzo in mano alla sinistra radicale». E, con una provocazione, chiedendo che 'Sleepy Joè venga sottoposto a un test antidoping prima o dopo il confronto.

 
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