Prescrizione, governo a rischio. Iv: «Pronti a sfiduciare Bonafede». M5S-Pd contro Renzi

Prescrizione, governo a rischio. Iv: «Pronti a sfiduciare Bonafede». M5S-Pd contro Renzi
Prescrizione, governo a rischio. Iv: «Pronti a sfiduciare Bonafede». M5S-Pd contro Renzi
Lunedì 10 Febbraio 2020, 18:03 - Ultimo agg. 11 Febbraio, 10:08
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Non c'è luce in fondo al tunnel, sulla prescrizione. Il lunedì che, stando all'intesa di giovedì scorso, avrebbe potuto certificare «il lodo Conte bis» in un Consiglio dei ministri ad hoc, si trasforma nell'ennesimo ring con M5S e Pd da un lato e Matteo Renzi dall'altro. Il leader di Italia Viva, che convoca anche i suoi parlamentari, decide di tornare a sferzare la maggioranza (e forse anche i suoi) arrivando a minacciare una mozione di sfiducia al Guardasigilli. Nel frattempo, l'emendamento al Milleproroghe che avrebbe dovuto assorbire la mediazione resta in stand by. Anzi, in queste ore di caos, nella maggioranza non si esclude un piano B, non meno complicato ma più «dialogante» nei confronti di Iv: un emendamento alla proposta di legge Costa destinata ad andare in Aula il 24 febbraio.

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Al momento tanto l'opzione decreto legge quanto quella dell'emendamento al Milleproroghe incontrano il secco «no» di Iv. «Noi non molliamo nemmeno di un centimetro. Dicono che io mi fermo per aspettare le nomine. Si vede che non mi conoscono», tuona Renzi, che minaccia: «Se davvero presenteranno un decreto o un emendamento sulla prescrizione noi voteremo contro. Si tengano le loro poltrone, noi ci teniamo i nostri valori». Ma non è finita. Iv, in caso di una richiesta di fiducia sul lodo Conte bis, arriva a preannunciare una mozione di sfiducia al Senato contro Bonafede. E lo scontro con gli alleati è aperto. «Se un partito di maggioranza minaccia di sfiduciare un ministro, sta minacciando di sfiduciare l'intero governo», replica, duro, Dario Franceschini. «Se Iv vuole aprire la crisi di governo lo si dica chiaramente e si faccia secondo modi e procedure istituzionali», incalza il capo politico M5S Vito Crimi.

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Il risultato è che, al momento, si naviga a vista mentre lo scontro sulla prescrizione è visto con una certa preoccupazione anche al Quirinale. Anche perché, al Senato, i numeri della maggioranza languono e un eventuale «no» di Iv porterebbe l'asticella a 158 senatori: solo un «aiuto» di un drappello di responsabili dal Misto o perfino di qualche azzurro a quel punto potrebbe mettere al riparo il governo. Esecutivo che, nel frattempo, sta cercando lo strumento meno perforabile agli attacchi renziani per incassare il «lodo conte Bis». L'opzione dell'emendamento al Milleproroghe resta valida ma, a meno di colpi di scena, il Cdm non si riunirà prima di giovedì. Ciò non vieta che il governo già nelle prossime ore - dopo aver probabilmente sentito informalmente anche gli uffici del Quirinale - cali l'asso dell'emendamento, magari presentandolo direttamente in Aula dove il Milleproroghe dovrebbe approdare mercoledì.

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Su questa soluzione, tuttavia, resta più di un dubbio. Fonti di Montecitorio confermano che, al momento, nessun emendamento è arrivato agli uffici del legislativo. Il piano B potrebbe allora essere quello di inserirlo nella proposta di legge dell'azzurro Enrico Costa (quella caldeggiata dalla stessa Iv), che giace in commissione e dovrebbe tornare in Aula il 24 febbraio. Federico Conte (Leu), «padre» del lodo sulla prescrizione, su questa opzione è aperturista ma c'è un'appendice che piace poco al M5S: intervenire sul ddl Costa comporterebbe l'inserimento di una sospensiva, anche di una manciata di settimane, della riforma Bonafede.

 


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Di certo, nella maggioranza, c'è la piena consapevolezza che un'eventuale mozione di sfiducia a Bonafede frantumerebbe il Conte 2, già frenato dalle ritrosie del M5S ad allearsi con i Dem per le prossime elezioni regionali.
A quel punto, con il referendum sul taglio dei parlamentari indetto il 29 marzo non si tornerebbe a votare prima di luglio. A meno che non si presentino, in tempi rapidi, maggioranze alternative per questa legislatura: Un disegno che nei corridoi parlamentari si attribuiva a Renzi nel caso di una sconfitta del Pd in Emilia-Romagna.

 

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