Cronache

Uccise un cane durante un arresto, processo all'agente

Il pitbull era stato aizzato dal padrone. Gli animalisti: «Giustizia». I poliziotti: «Legittima difesa»

Uccise un cane durante un arresto, processo all'agente

Animalisti contro poliziotti per il rinvio a giudizio di un agente che, durante l'arresto di un uomo, un anno fa ha sparato e ucciso un cane che voleva difendere il padrone mentre le forze dell'ordine cercavano di immobilizzarlo. «Giustizia è fatta», esultano i primi. «Fu legittima difesa», replicano i secondi.

I fatti risalgono al 12 luglio del 2019 nel centro di Napoli. La polizia si reca a casa di un pregiudicato di 25 anni per notificargli un ordine di carcerazione. Nel tentativo di sfuggire all'arresto, l'uomo minaccia e aggredisce i poliziotti con un'arma che poi si rivelerà finta, aizzandogli contro il suo pitbull. La vicenda, cominciata in casa, ha un seguito violento anche all'esterno, in mezzo alla strada, dove volano le manganellate e il pregiudicato continua a fare resistenza.

La scena è ripresa da un balcone vicino con il cellulare. Si vede il cane azzannare un agente in borghese a una gamba e un collega sparare all'animale, che morirà più tardi al pronto soccorso veterinario. Alla fine il 25enne viene arrestato anche per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e cinque poliziotti finiscono in ospedale, uno per il morso del cane alla caviglia, gli altri quattro per le contusioni riportate durante la colluttazione. L'uccisione del cane, dopo aver fatto il giro del web e provocato l'indignazione degli animalisti, determina l'apertura di un fascicolo. Ieri l'epilogo, con il poliziotto rinviato a giudizio dal gip di Napoli. Un successo per gli animalisti. «Rocky ti avevo promesso giustizia e così è stato. La battaglia è stata difficile ma ce l'abbiamo fatta: imputazione coatta per l'agente di polizia che ti ha ucciso!», scrive su Facebook Piera Rosati, presidente della Lega nazionale del cane. Il rinvio a giudizio del collega, invece, non è stato ben digerito dai poliziotti, che insistono sulla legittima difesa: «Il poliziotto che sparò al pitbull salvò la vita a un operatore di polizia coinvolto.

Fermo restando l'amore e il rispetto che abbiamo per i nostri amici a quattro zampe, la necessità di uccidere l'animale fu motivata dall'esigenza del momento ed è condivisibile, poiché la tutela di un essere umano, di un cittadino o, come in questo caso di un operatore di polizia, si chiama legittima difesa», sostiene Roberto Massimo, segretario provinciale di Napoli del sindacato di polizia Usip-Uil.

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