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“Due truffatori”. E il dirigente di Spotify accusa Harry e Meghan

Dopo la rescissione del contratto con Spotify Harry e Meghan devono fronteggiare le pesanti accuse di un dirigente del colosso

“Due truffatori”. E il dirigente di Spotify accusa Harry e Meghan
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Non è un periodo facile per Harry e Meghan. L’accordo da 20 milioni di dollari con Spotify è saltato e qualcuno sostiene che la colpa sia proprio dei duchi, troppo lenti a produrre nuovi contenuti. A quanto pare il colosso digitale nutriva enormi aspettative nei confronti della coppia. Forse troppo alte, se è vero ciò che racconta un dirigente di Spotify, Bill Simmons, che non ha esitato a definire i Sussex “due fo...ti truffatori”.

E alla fine tutto andò in fumo

“Spotify e Archewell Audio hanno concordato reciprocamente di separarsi e sono orgogliosi della serie che hanno realizzato insieme”, hanno dichiarato Harry, Meghan e Spotify nella nota congiunta con cui, lo scorso 16 giugno, hanno annunciato la rescissione del contratto stipulato nel 2020. “La serie” di cui parla il comunicato è Archetypes, il podcast da 12 episodi condotto da Meghan sulle discriminazioni di genere diffuso nell’agosto 2022, che avrebbe dovuto “investigare e sovvertire le etichette che vengono imposte alle donne”. In realtà l’unico lavoro, non indimenticabile, consegnato dai duchi di Sussex in tre anni. Ci sarebbe anche il piccolo speciale natalizio del 2020, in cui si sente il piccolo Archie fare gli auguri, ma non è definibile come un progetto compiuto e, comunque, si è arenato dopo un solo episodio.

Eppure Spotify promise ben altro quando rese pubblica la collaborazione con Harry e Meghan: “Produrranno podcast volti a costruire una comunità attraverso esperienze, narrazioni e valori condivisi” con lo scopo di “confortare e intrattenere il pubblico di tutto il mondo”. Dal canto loro i Sussex, entusiasti all’idea di cominciare una carriera lontani dall’ombra di Buckingham Palace, dichiararono: “Quando ascoltiamo le storie degli altri ci viene ricordato quanto siamo tutti interconnessi…” e motivarono il loro impegno con Spotify parlando della “passione per incontrare persone e ascoltare le loro storie…Presentare diverse prospettive e voci che forse non sono state sentite prima. E trovare il terreno comune. Perché quando ciò accade il cambiamento è davvero possibile”.

Di tutte queste belle affermazioni propositive è rimasto ben poco. Secondo alcuni, poi, la fine dell’accordo con Spotify non sarebbe “reciproca”, ma il risultato della delusione dei dirigenti della piattaforma nei confronti di Harry e Meghan, da cui si sarebbero aspettati prodotti originali, contenuti profondi, in grado di creare interazioni. Un’ipotesi, questa, che oggi assume una certa concretezza dopo le durissime parole di un dirigente di Spotify.

“Due truffatori”

“Fo...ti truffatori, questo è il podcast che avremmo dovuto lanciare con loro”, ha esordito Bill Simmons riferendosi a Harry e Meghan in un episodio del suo “The Bill Simmons Podcast”, citato dal Daily Mail. Il dirigente e podcaster di Spotify, per la precisione Head of Podcast Innovation and Monetization della piattaforma, non ha usato mezzi termini, aggiungendo: “Una notte dovrei ubriacarmi e raccontare come è andato il colloquio su Zoom che ebbi con Harry per provare ad aiutarlo a trovare un’idea per un podcast. È una delle mie storie migliori. Si fo...no quegli imbroglioni”. Simmons ha accusato il principe e la moglie di non aver rispettato gli impegni contrattuali: “Quanto vorrei aver preso parte ai negoziati di rottura tra Spotify, Harry e Meghan”, ha detto senza, però, chiarire come i duchi avrebbero risolto la parte economica del contratto.

Non è la prima volta che Simmons attacca i Sussex. Lo scorso gennaio, sempre attraverso il suo podcast, fu altrettanto veemente, sostenendo di sentirsi “imbarazzato” all’idea di condividere la piattaforma con Harry: “Che fa di preciso? È una di quelle situazioni in cui ti chiedi: ‘Dov’è il tuo talento?’…Ok, sei nato in una famiglia reale e sei andato via. A chi importa della tua vita? Non eri nemmeno il figlio preferito. Vivi nella fottuta Montecito, vendi documentari e podcast e a nessuno importa niente di quel che hai da dire su nulla, a meno che non parli della royal family e non te ne lamenti”.

Onestà intellettuale

Alcune opinioni di Simmons sono discutibili, però mettono in luce una questione fondamentale in tutta questa storia: Harry e Meghan erano davvero in grado di realizzare ciò che Spotify voleva, consapevoli del lavoro che li attendeva? La dichiarazione del dirigente sulla presunta chiamata al principe Harry su Zoom farebbe pensare che il principe non fosse preparato, né portato per questo tipo di lavoro (e che non lo sia nemmeno oggi). Se così fosse, possibile che i Sussex non abbiano avuto l’onestà intellettuale di ammetterlo, preferendo il danno d’immagine causato dalla rescissione del contratto?

L'evidente mancanza di esperienza poteva essere colmata dalle idee, dalla perseveranza, dalla voglia di imparare, ma l’impressione, ascoltando Simmons, è che queste qualità non ci fossero. Un aiuto fondamentale poteva arrivare dal team che di sicuro è stato messo a disposizione de duchi e poteva insegnare loro i trucchi del mestiere. Non è chiaro, però, se questo supporto sia stato davvero utilizzato. Anzi, ci sarebbe un’altra accusa mossa contro Meghan Markle: sembra che la duchessa non abbia intervistato direttamente i suoi ospiti, lasciando questa parte del lavoro a dei collaboratori e limitandosi ad aggiungere la propria voce solo nella fase successiva di editing.

Una gran brutta figura per i duchi di Sussex.

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