L’amministratore delegato del Milan Giorgio Furlani e il suo predecessore Ivan Gazidis sono indagati dalla procura di Milano per ostacolo alla attività di vigilanza della Figc in relazione all’omessa comunicazione del titolare effettivo del club. Il sospetto, insomma, è che il club sia ancora nelle mani del fondo Elliott pur essendo formalmente stato ceduto a Redbird di Gerry Cardinale, ormai dall’agosto 2022. Un “controllo sostanziale”, secondo gli inquirenti, che ritengono siano stati dichiarati “fatti non rispondenti al vero” rispetto alla “situazione economica, patrimoniale, finanziaria” e “l’assetto proprietario” anche occultando con “mezzi fraudolenti”. In sostanza, avrebbero nascosto alla Federcalcio che Elliott, malgrado la vendita di due anni fa, controllava ancora il club.

Il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni nella sede della società rossonera. Altre perquisizioni sono inoltre state effettuate nelle abitazioni private dei due manager, finalizzate all’acquisizione di mail, documenti e del contenuto degli smartphone. Quattro in tutti gli indagati: oltre a Furlani e Gadizis, risultano sotto inchiesta anche il manager di Elliotj Jean Marc McLean e Daniela Italia, cittadina italiana con residenza in Lussemburgo.

L’inchiesta milanese, in mano ai pm Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri, si muove dall’ipotesi che il Milan non appartenga davvero a Cardinale, ma sia ancora sotto il controllo e l’influenza del fondo Eliott, che due anni fa aveva in teoria venduto il club rossonero. Circostanza che emergerebbe da diversi documenti, anche quelli sequestrati ad aprile 2023 nelle sedi di Project Redblack e della sua controllata Rossoneri Sport, le due società in Lussemburgo attraverso le quali il fondo statunitense Elliott aveva appunto ceduto il Milan a RedBird per oltre un miliardo di euro. Già dall’epoca sono indagati gli stessi due ex manager di Project Redblack, McLean e Italia, per il reato di bancarotta.

A dare nuova linfa alle indagini dei finanzieri sono stati alcuni documenti emersi negli ultimi mesi. Si tratta di documenti depositati alla Sec negli Stati Uniti e di un report interno del club preparato per presentare la società nel tour invernale di contatti della dirigenza con potenziali investitori arabi. Nel primo caso, si legge nel decreto di sequestro, “sembrerebbe emergere la circostanza che la maggior parte del capitale utilizzato per la compravendita sia proveniente da un veicolo societario non riferibile” alla stessa RedBird. All’attenzione degli inquirenti c’è anche un indirizzo in Delaware, identico per la sede di acquirente e venditore oltre a un un verbale di assemblea con alcune parti ‘sbianchettate’.

Nel secondo documento – arrivato in procura non si capisce come, stando al Corriere della Sera – secondo i finanzieri sarebbe evidente che “l’influenza dominante” sul Milan sia ancora di Elliott, sempre sulla base del “vender loan agreement” sottoscritto nel 2022 attraverso il quale Elliott aveva prestato 560 milioni di euro a RedBird per completare l’acquisto del Milan a 1,2 miliardi di euro. Dalle analisi da parte della Gdf di un “documento denominato ‘Ac Milan Investor Presentation'”, tra i vari atti acquisiti nell’indagine, verrebbe infatti confermato “che il ‘vendor loan'”, ossia il prestito del venditore, “sottoscritto tra RedBird e Elliott” per la cessione del Milan, “garantisca a quest’ultimo fondo d’investimento la proprietà di parte della società”. Un’analisi effettuata dagli investigatori anche in relazione alle voci di vendita di parte delle azioni del club “ad investitori del mondo arabo”, con cui “sarebbero già intercorse le prime interlocuzioni” il 19 dicembre scorso.

L’inchiesta era partita da un esposto della lussemburghese Blue Skye per la vicenda relativa ad un “pegno” (già contestata anche in altre sedi). Quando il Milan era passato di mano, Salvatore Cerchione si dimise in polemica dal Cda e minacciò una causa in tribunale, denunciando “opacità nel processo di vendita. Cerchione e Gianluca D’Avanzo con la Blue Skye Financial Partners detenevano all’epoca della vendita il 4,27% di Project Redblack, la “scatola” a cui era riconducibile il Milan, che è formalmente estraneo all’inchiesta deflagrata con le perquisizioni in sede. Ora però il fascicolo in mano ai pm di Milano ha preso un’altra direzione, che per il Milan potrebbe anche configurare il rischio di sanzioni sportive. Infatti, se le accuse dovessero trovare conferma, il club avrebbe aggirato il regolamento Figc e anche violato l’articolo 5 della Uefa, poiché Elliott gestisce anche il club francese del Lille – che come il Milan ha partecipato alla Champions League – e da cui i rossoneri hanno acquistato il portiere Mike Maignan e l’attaccante Rafael Leao.

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