Le opposizioni hanno trovato l’accordo su una proposta di legge sul salario minimo, articolata in 7 punti, che fissa a 9 euro lordi l’ora la soglia sotto la quale sarà impossibile pagare un lavoratore. Da Azione di Carlo Calenda passando per Pd e M5s fino ad Alleanza Verdi-Sinistra sono tutti d’accordo, tranne uno: Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva ha infatti detto no, sfilandosi dall’accordo tra le minoranze. L’ennesimo traccheggiamento dell’ex presidente del Consiglio, oltretutto, marca le distanze da Calenda segnando l’ennesimo strappo all’interno del gruppo parlamentare.

I contenuti della proposta, che prevedono una soglia minima inderogabile, sono stati annunciati dai leader dei partiti che hanno confermato l’imminente deposito alla Camera di un articolato di legge. Nel testo verrà indicato, oltre alla soglia dei 9 euro, che al lavoratore sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative. Il minimo di 9 euro dovrà essere esteso anche ai rapporti di lavoro che presentino analoghe necessità di tutela nell’ambito della parasubordinazione e del lavoro autonomo.

Inoltre, è prevista l’istituzione di una Commissione composta da rappresentanti istituzionali e delle parti sociali che avrà il compito di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario. La proposta si prefigge anche di riconoscere per legge l’ultrattività dei contratti di lavoro scaduti o disdettati e di riconoscere un periodo di tempo per adeguare i contratti alla nuova disciplina, oltre a un beneficio economico a sostegno dei datori di lavoro per i quali questo adeguamento risulti più oneroso.

Conte, che sarà il primo firmatario della proposta di legge, ha spiegato di aver “lavorato a fari spenti per cercare di dare dignità sociale a tutte le lavoratrici e i lavoratori sfruttati” e spiega che a suo avviso “ci sono tutte le premesse adesso per lavorare in Parlamento e cercare di coinvolgere anche le forze di maggioranza” perché questa “non è una questione ideologica”. Alessandro Zan, responsabile diritti della segreteria del Pd, vede “l’unione delle opposizione” come “un’ottima notizia” e sfida l’esecutivo: “Vedremo se il governo Meloni, quello del decreto precarietà, del via libera ai voucher e ai contratti a termine, della flat tax, continuerà a opporsi a un provvedimento di dignità che non può più aspettare”. Anche per Nicola Fratoianni si tratta di una “buona notizia”, in particolare per “i troppi e le troppe che lavorano ma sono in condizioni di povertà o di sfruttamento”.

Il via libera viene salutato favorevole anche da Azione: “Chiediamo ora al Governo di Giorgia Meloni di aprire un confronto di merito e senza pregiudizi. Abbiamo sostenuto la riforma del Rdc, ma occorre evitare di aumentare la povertà lavorativa”, ha detto Carlo Calenda. Di tutt’altro avviso l’altra metà del gruppo parlamentare dei calendiani: “Matteo Renzi non firmerà la proposta sul lavoro insieme a Fratoianni, Conte e Schlein come non firmerà proposte su giustizia o fisco con Meloni e Salvini”, dice l’ex presidente del Consiglio. Questa la sua spiegazione: “Il fatto di essere all’opposizione del governo Meloni non significa essere in una coalizione alternativa”. E sostiene di aver presentato un testo “diverso da quello che è stato proposto dal CampoLargo” e “dunque in coerenza con il mandato elettorale Italia Viva proporrà degli emendamenti al testo, votando a favore dei punti su cui è d’accordo”.

Parole che provocano la reazione di Calenda: “A chi cita il ‘campo largo’ in relazione al salario minimo ricordo che l’unico campo largo che ha mai visto la luce è stato quello di Pd, M5S, Italia Viva, LeU a sostegno del Governo Conte 2, da cui Azione si è tenuta alla larga. E così continueremo. Ricordo anche a chi si rifà spesso alla leadership europea di Macron, che il Presidente della Repubblica francese ha alzato il salario minimo a 11,52 euro due mesi fa per combattere l’effetto dell’inflazione sui salari bassi”, la risposta del leader di Azione senza neanche citare il suo “alleato” in Parlamento.

E la spaccatura dei centristi viene subito attaccata dalle forze di maggioranza: “”Parlare di Italia viva e Azione è come sparare sulla Croce rossa. Calenda annuncia con toni trionfalistici di aver firmato un accordo con tutte, e sottolineiamo tutte, le opposizioni sul salario minimo, sulla base della proposta dal Terzo polo, reclamando così un confronto con la premier Meloni. Passano pochi minuti e a smentirlo arriva non un esponente del Pd o dei 5Stelle, ma il suo compagno di banco al Senato: Matteo Renzi”, dice la presidente dei senatori berlusconiani, Licia Ronzulli. “Insomma, nello stesso gruppo parlamentare, la mano destra non sa cosa faccia la sinistra – aggiunge – Altro che terzo polo e baricentro di una fantomatica futura forza dei moderati. Al massimo sono ‘fratelli coltelli’. Con buona pace dell’unità delle opposizioni su un tema che fosse uno”.

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