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Sanremo, “no a Rula Jebreal”. Il ministro Patuanelli: “Censura”. Di Nicola (M5s): “Ministri e politici non s’intromettano in Rai”

Secondo Repubblica i vertici della tv di Stato avrebbero chiuso le porte dell'Ariston alla giornalista israeliana naturalizzata italiana. Scoppia la polemica politica. Il capogruppo di Italia viva al Senato Faraone: "Caso in vigilanza Rai. Diktat di Salvini". Il leader della Lega: "Invitino chi vogliono"

di F. Q.

A un mese dal via il festival di Sanremo è già fonte di polemica politica. A sollevarla è l’ipotesi della presenza sul palco dell’Ariston di Rula Jebreal. Nei giorni scorsi era filtrata la notizia di un invito avanzato da Amadeus alla giornalista naturalizzata italiana. Una notizia che aveva scatenato le proteste sui social. Il motivo? Alcune dichiarazioni della Jebreal che in passato ha attaccato la deriva xenofoba di parte del Paese. Anche per questo motivo, secondo il quotidiano Repubblica, i vertici di viale Mazzini avrebbero chiuso le porte alla presenza della giornalista a Sanremo. E l’invito, proprio per evitare una presunta provocazione, è stato ritirato.

Patuanelli: “Censura”. Di Nicola: “Ministri non s’intromettano in Rai” – Nè i vertici della tv di Stato e neanche dallo stesso Amadeus hanno smentito la ricostruzione di Repubblica. E la vicenda ha quindi infiammato la politica. “Siamo in un paradosso: non si vuole trasformare in tribuna politica il Festival di Sanremo, ma si opera una scelta di ‘esclusione politica preventiva‘. Detta anche censura”, ha scritto su twitter il ministro per lo sviluppo economico Stefano Patuanelli del Movimento 5 stelle. Al quale replica Primo Di Nicola, come Patuanelli senatore dei 5 stelle (il ministro è stato capogruppo a Palazzo Madama) e componente della commissione Vigilanza. “Con il governo e il Parlamento alle prese con problemi epocali, crisi aziendalI ed emergenza lavoro, con una guerra alle porte, vedere politici e ministri intromettersi negli affari interni della Rai è veramente sgradevole. Per favore, pensate a lavorare. E lasciate al servizio pubblico la possibilità di fare finalmente in libertà il proprio mestiere. Per una valutazione obiettiva ci sarà sempre tempo. In tempi e luoghi deputati”, ha scritto su facebook il senatore pentastellato.

Renziani: “Diktat di Salvini”. Che dice: “Invitino chi vogliono” – L’invito di Di Nicola è rivolto a “ministri e politici” perché Patuanelli non è l’unico che ha commentato il caso Jebreal. I renziani, infatti, sono andati all’attacco della Lega. “Dieci donne a Sanremo2020 ma non Rula Jebreal. Nessuno spazio ad una nuova italiana di successo. Nella narrazione sovranista stona e anche parecchio. La Rai, la tv pubblica, si piega al diktat di Salvini. Credo sia semplicemente vergognoso. Ho deciso di portare il caso in vigilanza Rai ed intanto denuncio pubblicamente un’autentica discriminazione di Stato. Non possiamo stare zitti”, dice il capogruppo di Italia Viva al Senato, Davide Faraone. Sentendosi citato Salvini ha risposto: “Ma con tutti i problemi che ho mi occupo di Sanremo e delle conduttrici di Sanremo? Invitino chi vogliono, è l’ultima delle mie preoccupazioni onestamente“. “È iniziato ufficialmente il festival del ridicolo intorno a Sanremo. Perché è ridicolo il dibattito scatenato in queste ore su Rula Jebreal e la sua mancata presenza teatro Ariston”, dice invece il capogruppo di Forza Italia in commissione di Vigilanza Rai Giorgio Mulè.


Risponde ai renziani anche la senatrice di Fdi Daniela Santanchè: “Secondo il renziano Faraone sarebbe ‘discriminazione di Stato’ non dare a Rula Jebreal il palco dell’Ariston con i soldi degli italiani. Gli stessi italiani accusati dalla signora di essere fascisti, razzisti, impresentabili… delirio”. Sulla questione interviene anche la Comunità del mondo arabo in Italia.”Il no alla partecipazione al Festival di Sanremo di Rula Jebreal è un episodio che non aiuta l’integrazione, ci facciano sapere i veri motivi dell’esclusione”, dice Foad Aodi, medico palestinese e fondatore delle Comunità, che assieme all’Unione internazionale degli arab 48 (U.I Arabi 48) esprime preoccupazione per “questi continui episodi di polemiche non giustificate nei confronti di cittadini di origine straniera e in particolare arabi, palestinesi e musulmani quando vengono coinvolti in iniziative importanti a livello nazionale”.

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