Deutsche Bank nella bufera. Secondo il New York Times l’istituto tedesco ha ignorato nel 2016 e nel 2017 l’allarme dei propri esperti antiriciclaggio su transazioni sospette di società controllate da Donald Trump e dal genero Jared Kushner, cui avevano prestato miliardi di dollari mentre tutte le altre banche avevano chiuso da tempo i rubinetti dopo i vari fallimenti del tycoon. Alcune di queste operazioni, nel caso di Kushner, riguardavano individui russi. Intanto Ubs ha declassato Deutsche a ‘sell’ da ‘neutral’ e il risultato è stato che il titolo è crollato in Borsa al minimo storico di 6,617 euro.

Ex dipendenti intervistati dal Nyt a condizione di anonimato hanno descritto un sistema destinato a bloccare le segnalazioni di attività sospette a favore dei clienti legati a Deutsche, tra le poche banche che continuarono a fare prestiti a Trump dopo la bancarotta dei suoi casino e di altri imprese negli anni ’90. Secondo il quotidiano, l’istituto avrebbe prestato “miliardi” al magnate e a Kushner. Lo scoop è l’ultimo sviluppo dopo che la Camera ha ordinato alla Deutsche Bank di consegnare tutti i documenti legati alle attività sospette scoperte nei conti privati e aziendali di Trump sin dal 2010. Una mossa che il tycoon e la sua famiglia stanno tentando di bloccare facendo causa alla banca tedesca. Che ha diffuso un comunicato dove difende il proprio operato: “Abbiamo aumentato il nostro staff contro i crimini finanziari e rafforzato i nostri controlli negli ultimi anni e ci siamo conformati molto seriamente alle leggi anti riciclaggio (Aml/Bsa)”, afferma la banca. L’istituto bancario assicura poi che mai “ad un investigatore è stato impedito di portare ai piani alti l’attività identificata come potenzialmente sospetta” e che “la suggestione che qualcuno sia stato riassegnato o licenziato nello sforzo di annullare le preoccupazioni relative a qualsiasi cliente è categoricamente falsa”. Trump ha reagito accusando il quotidiano e altri “Fake Media” di continuare “a scrivere falsamente che non ho usato molte banche perché non volevano fare affari con me. Sbagliato! E’ perché non avevo bisogno di soldi”, ha twittato.

In parallelo è arrivata la bocciatura di Ubs, una nuova doccia fredda dopo che le trattative con Commerzbank sono naufragate e in vista dell’assemblea annuale in calendario giovedì a Francoforte. Un’assemblea che si preannuncia tutta in salita per i vertici della società anche alla luce del pressing dei due colossi del proxy advisor, Glass Lewis e Institutional Shareholder Services, secondo i quali gli investitori dovrebbero punire i top manager per la loro perfomance. Nel mirino – riporta il Wall Street Journal – ci sono soprattutto il presidente Paul Achleitner e il co-presidente Garth Ritchie: proprio Achleitner e l’amministratore delegato Christian Sewing hanno scritto di recente a BlackRock e altri investitori chiedendo loro di sostenere il board all’assemblea.

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