Il Polo Nord magnetico sta migrando, spostandosi dal Canada verso la Siberia. Ne dà notizia la rivista Nature, che anticipa i contenuti del nuovo Modello magnetico globale, il World magnetic model. Questo nuovo report scientifico che descrive le caratteristiche del campo magnetico terrestre aggiornando quello del 2015, era in programma per il 2020, ma gli esperti hanno deciso di anticiparlo al 2019 proprio per dare conto della migrazione del Polo Nord magnetico. La presentazione del nuovo modello era in calendario il 15 gennaio, ma è stata spostata al giorno 30. Colpa dello shutdown Usa, il blocco delle attività amministrative del Governo federale, deciso dal presidente Trump per il mancato accordo con il Congresso, dove i Democratici hanno la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, sul finanziamento di un muro al confine tra Stati Uniti e Messico, cavallo di battaglia della campagna presidenziale del tycoon.

Qualcosa di strano sta avvenendo in cima al mondo”, scrive Nature. “Il Polo Nord magnetico (che non coincide con quello geografico, ndr) sta scivolando via dal Canada verso la Siberia, guidato dal ferro liquido nel cuore del Pianeta”. I geologi, però, non hanno ancora trovato una spiegazione scientifica a questa migrazione che, secondo Nature, “potrebbe essere legata a un getto di ferro liquido ad alta velocità al di sotto del Canada”. Si sa però che lo spostamento è più rapido del previsto, tanto da spingere gli esperti di geomagnetismo ad anticipare la pubblicazione del nuovo modello di un anno. “Lo spostamento è la manifestazione in superficie di ciò che genera il campo magnetico terrestre: correnti elettriche che scorrono nel nucleo esterno del nostro Pianeta, fatto di ferro e nichel fusi, fluidi come l’acqua”, spiega Domenico Di Mauro, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), che coordina i tre osservatori geomagnetici italiani.

Il campo magnetico è fondamentale per la vita sulla Terra, perché avvolge il Pianeta in un invisibile guscio che lo protegge dalle radiazioni solari. Ma conoscerne bene le dinamiche è importante anche per ragioni pratiche, in primo luogo per la navigazione marittima e aerea. Da qui l’esigenza di monitorare ogni variazione spaziale e temporale del campo, compresa la migrazione dei poli magnetici. Variazioni significative del campo magnetico terrestre erano state misurate di recente, nel 2016, dal satellite Swarm dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), in Sud America e nell’Oceano Pacifico. Le prime misure delle variazioni del Polo Nord magnetico risalgono alla prima metà dell’Ottocento. Da allora è stato registrato un progressivo allontanamento dal Canada, verso le coste siberiane, in una sorta di tiro alla fune magnetico tra le due regioni. A metà degli anni ’90 del Novecento questa migrazione ha poi subito un’accelerazione, passando da 15 a 55 chilometri l’anno. Così, nel 2001 il Polo Nord magnetico si trovava già nel oceano artico.

Per Di Mauro, “lo studio di questo fenomeno può fornirci preziosi indizi per capire cosa stia succedendo all’interno del nostro Pianeta, nel nucleo e all’interfaccia tra nucleo e mantello. Questo spostamento del Polo Nord magnetico, più rapido negli ultimi anni, potrebbe essere il segno del possibile innesco di un’inversione dei poli magnetici. Un fenomeno – conclude il ricercatore dell’Ingv – che negli ultimi 170 milioni di anni è avvenuto più di 100 volte, l’ultima circa 780.000 anni fa. Questa inversione dei poli farebbe sparire lo scudo magnetico protettivo della Terra, esponendo il nostro Pianeta al flusso di particelle cariche del vento solare, pericolose per la salute umana”.

Foto Nasa

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