1-2 a san siro

Dybala e Smalling ribaltano l'Inter: la Roma inguaia Inzaghi

Dimarco porta in vantaggio i nerazzurri, ma la squadra dell'ex Mou rimonta con un gran gol dell'argentino al 39' e con un'incornata vincente del difensore al 75'. Inter a 8 punti dalla vetta

Filippo Conticello

José, vecchio re di San Siro, strappa tre punti alla “sua” Inter rimanendo fedele a se stesso: questo 1-2 della Roma sa tanto di Mourinho, è fatto di difesa e guizzi al momento opportuno. Inzaghi invece non esce dal cono d'ombra in cui si è infilato da settimane: anche quando la sua squadra dà segni di qualche vitalità, come stavolta, non raccoglie punti, anzi peggiora la sua crisi. Simone dovrà ripensare, soprattutto, a quanto sia diventata tenera la sua difesa e, magari, a quanto gli sarebbe servito quel 21 argentino che ora abita nella Capitale.

Primo tempo

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Nella giornata dello svelamento di Asllani davanti al pubblico nerazzurro, la sorpresa è tutta di José Mourinho, osannato dai suoi vecchi tifosi dal minuto 1, quasi a voler sottolineare la primogenitura dell'amore portoghese: il tecnico romanista spedisce in panchina l'Abraham opaco di stagione e traghetta Zaniolo davanti per provare a correre alle spalle di Acerbi. Pellegrini e Dybala dovrebbero far la parte degli incursori, anche se l'occhio di un San Siro strapieno non può che essere diretto verso Paulo, interista mancato, sedotto e poi abbandonato dai nerazzurri prima di vestirsi di giallorosso d'estate. Inzaghi ai tempi ha scelto altro e, adesso che i flessori tormentano ancora Lukaku, deve affidarsi all'eterno Dzeko con Lautaro, caricato a molla dalla sua Argentina.

dzeko-gol, anzi no

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E sarebbe proprio Edin a spaccare la partita con un gol da borseggiatore d'area su una palla che ballonzola dalle sue parti, ma il Var vede un fuorigioco millimetrico. In realtà, nel primo tempo il piano partita di Mou non sembrerebbe funzionare e il tecnico - squalificato e invisibile a tutti i curiosi perché rintanato nel pullman della squadra a vedere il match via tablet – non sarà stato contento: la squadra non riesce ad armare ripartenze adeguate, e così l'Inter prende campo e schiaccia la sua Roma, pur senza costruire grandi occasioni. Asllani fatica a trovare la migliore posizione, schermato bene da Pellegrini, ma Barella e Calha hanno la gamba dei giorni migliori e sono il motore del primo tempo. Da una loro combinazione arriva poi il filtrante azzurro per Dimarco che sfrutta l'errore di Celik e beffa con un destro mogio mogio Rui Patricio: il portoghese non è il massimo della reattività, mentre Federico completa la sua settimana magica con la Nazionale segnando di nuovo dopo il guizzo in Ungheria. Ci sarebbe tempo e spazio per affondare, ma è in quel momento che l'Inter non coglie l'attimo come spesso le capita. Anzi, cade negli antichi vizi e lascia un po' di più campo al palleggio romanista: la beffa è la conseguenza. Non una beffa, ma la beffa di tutte le beffe: è il sinistro di Dybala, servito da Spinazzola, a colpire Handa che, anche stavolta, avrebbe potuto fare molto meglio. Se sul sentimento del rimpianto si scrivono libri da un migliaio di anni ci sarà un motivo: in tanti a San Siro hanno pensato a ciò che poteva essere e non è stato.

secondo tempo

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Se da parte interista ci sono comunque passi avanti rispetto al diluvio di Udine, resta il problema più grande della stagione: appena Inzaghi subisce, si spegne tutto o quasi. E all'inizio del secondo tempo pure la Roma non trova più coraggio dal guizzo inatteso della Joya, fedele al progetto di Mou che poi risulterà vincente. In generale, però, nella ripresa si aprono più le acque e c'è più spazio per aggredire la partita da una parte e dall'altra. Dopo 13', però, uno degli elementi di maggiore interesse del match esce ed è curioso che il contrasto che abbia portato alla sostituzione di Dybala sia arrivato dall'amico argentino Lautaro: anche qui il destino ci ha messo lo zampino. A questo punto ad Abraham toccherebbe il compito di tenere palla, ma al contrario è l'Inter che ritrova passo e ritmo piantando le tende per quindici minuti là davanti. Da un lato cresce la regia di Asllani, dall'altro i difensori giallorossi faticano a leggere i movimenti sulla fascia di Dimarco e in mezzo di Lautaro, entrambi molto ispirati: è una traversa timbrata su punizione da Calha al 62esimo a fotografare questo pezzo di gara a decise tinte nerazzurre. Come nel primo tempo, però, la Roma sorniona resiste al momento giusto e poi punge: una punizione-cross di Pellegrini viene trasformata in oro da una testata di Smalling, troppo solo dentro l'area. È l'1-2, il delitto perfetto, che impone a Inzaghi cambi immediati e istintivi: fino al quarto d'ora finale Simone non aveva attinto dalla panchina, un'anomalia, poi in un colpo solo manda in campo Mhkitaryan a fare il regista al posto di Asllani e aggiunge una punta, Correa, per Calhanoglu. È un cambio di modulo, un tridente della disperazione, con successivo cambio degli esterni e ingresso in campo di Bellanova a destra e Gosens a sinistra. A questo, però, anche se perde per infortunio pure capitan Pellegrini (al suo posto Camara), alla Roma tocca solo difendersi con il coltello tra i denti. Gli attacchi nerazzurri, a cui si aggiunge pure il giovanissimo Valentin Carboni, sono però molto confusi, e anzi ci sarebbe pure spazio per il tris in ripartenza quando José costruisce una coppia d'attacco pesante Abraham-Belotti. Smalling mette la testa anche nella sua area salvando l'ultima occasione e così Mou può prendersi la prima gioia contro il suo vecchio popolo adorante. Per Inzaghi, invece, è nera la notte sopra San Siro, e tra tre giorni da queste parti passa pure Lewandowski.

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