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Patto di Stabilità e Mes: le ultime da Ue e governo Meloni

11 Dicembre 2023 12:25

Ancora nessun accordo dell’Europa sul nuovo Patto di stabilità e di crescita Ue, mentre il governo Meloni continua a dire no Mes.

Patto di stabilità e Mes si confermano gli scogli contro cui l’Europa e l’Italia continuano ad arenarsi.

L’Unione europea non è riuscita a sfornare il tanto atteso patto sulle nuove regole sul debito e sul deficit che i paesi del blocco dovranno rispettare a partire dal prossimo 1° gennaio 2024, e in Italia è andato avanti il dibattito su quel Meccanismo europeo di stabilità tanto inviso, in primis, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al vicepremier, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e leader della Lega, Matteo Salvini.

Patto stabilità, FT: confermate profonde divisioni tra paesi Ue

Nel riassumere quanto avvenuto, o meglio non avvenuto a Bruxelles durante la riunione fiume dei ministri delle Finanze Ue, è stato tra gli altri un articolo dell’FT (Financial Times), che ha parlato di fallimento e incapacità di Bruxelles di riuscire a far passare, finalmente, quel nuovo Patto di Stabilità e di crescita di cui si parla da parecchio e che, al di là delle polemiche, non si è fatto ancora realtà.

Più di otto le ore di trattative tra la notte di giovedì 7 e venerdì 8 dicembre, che si sono concluse con una fumata nera.

“L’incapacità di giungere a un accordo rimarca le profonde divisioni tra i paesi Ue sulla politica fiscale, in un momento in cui quelle regole che sono state sospese durante la pandemia Covid-19 dovrebbero tornare in vigore (dopo tre anni di pausa, complice anche la crisi scatenata dalla guerra tra la Russia e l’Ucraina) nel gennaio del 2024″, si legge nell’articolo del Financial Times.

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I fronti che si combattono sono sempre quelli che caratterizzano l’eterna lotta intestina alla Bce: quello dei falchi e quello delle colombe.

Tra i falchi, onnipresente la Germania, che non ce la fa proprio a chiudere un occhio di fronte ai paesi europei più indebitati come l’Italia e che continua a insistere sull’applicazione di limiti più severi alla spesa pubblica.

Tra le colombe ci sono la Francia e l’Italia, che auspicano un maggiore spazio di manovra che impedisca a quei diktat sul debito e sul deficit di tornare a essere un freno alla crescita dell’economia.

Siamo ora d’accordo sul 95% del testo – ha detto tuttavia il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, confermando la fiducia nell’esito positivo dei negoziati – E credo davvero che si possa trovare un accordo, entro la fine dell’anno, sul restante 5%”.

Tra i nodi da risolvere, c’è quello rappresentato da come gestire quella situazione in cui verrebbe a trovarsi un paese nel caso in cui la soglia del deficit-Pil del 3% dovesse essere sforata: nel caso dell’Italia, lo sforamento è una certezza, come è emerso dal Nadef  e dalla legge di bilancio sfornati dal governo Meloni.

I deficit eccessivi devono essere ridotti, non perdonati “, ha ammonito il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner.

Pomo della discordia rimane dunque soprattutto il nodo del deficit; per la precisione, quanto velocemente un paese con un deficit superiore al limite Ue del 3% del Pil dovrebbe tagliarlo, a fronte della necessità di disporre di risorse sufficienti per fare le riforme e gli investimenti.

La Germania, ovviamente, vorrebbe che il deficit fosse tagliato in modo veloce, mentre la Francia spinge per una riduzione più lenta.

Mentre si attende che un accordo sul Patto di Stabilità venga formalizzato in occasione della riunione straordinaria dell’Ecofin prevista tra il 18 e il 21 dicembre, in Italia si rinfocola il dibattito sul Mes la cui riforma il governo Meloni non ha ancora ratificato.

Motivo formale: risolvere prima la questione del Patto di stabilità e di crescita e poi, semmai, pensare a come gestire la patata bollente del Mes.

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Oggi i toni del dibattito si sono fatti ancora più accesi, dopo le parole che il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha rilasciato nel corso di un’intervista pubblicata al quotidiano Il Messaggero.

Tajani ha praticamente detto che un ok alla versione definitiva del Patto di Stabilità non necessariamente implicherebbe un sì immediato del governo Meloni alla richiesta Ue, ormai martellante, di ratificare la riforma del Mes:

Un mese in più o in meno non credo cambi le cose. Non dobbiamo pensare che il Mes sia una questione di calendario ma di politica macroeconomica. E in questo senso la necessità europea è sostenere l’economia reale”, ha detto il ministro, che ha poi precisato:

“Anche se noi come FI siamo favorevoli al Mes, bisogna essere consapevoli che non basta, dobbiamo completare l’architettura composta anche dal Patto di Stabilità, dall’unione bancaria e dall’armonizzazione fiscale. Altrimenti saremmo davanti ad una scelta monca che servirebbe probabilmente solo alle banche tedesche dato che le nostre siamo già riusciti a rinforzarle anche con un buon testo sugli extra-profitti”.

“Non è che Roma per fare una cortesia ai tedeschi poi non fa il proprio bene – ha detto Tajani – Ma è un ragionamento che estendo anche ai partiti italiani: chiedo a tutti coloro che sono favorevoli cosa intendono fare su unione bancaria e fiscalità“.

Il governo Meloni è tornato a esprimersi sul Mes anche con l’intervista rilasciata al Corriere della Sera dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon:

Nessun ricatto, né vogliamo usare il Mes come merce di scambio. Vogliamo capire, invece, dove ci vuole portare la Commissione Ue. Diciamo semplicemente che se Bruxelles ci chiede tutta una serie di investimenti deve anche introdurre i necessari criteri di flessibilità, altrimenti diventa difficile andare avanti nelle politiche di bilancio”.

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Immediata la reazione dell’opposizione, con il leader di Azione Carlo Calenda che si è espresso così su X:

Mes (MaÈSolospettacolo). Quindi come ampiamente previsto ratificheremo il Mes. Ci saranno un po’ di cagnara e di distinguo, ma alla fine ratificheremo. Un po’ dispiace. La polemica sul Mes ci accompagna oramai da tempo immemore. Ho fantastici ricordi di dibattiti televisivi con esponenti della Lega e 5s”, ha scritto Calenda.

Pronto anche il commento del leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che sui social ha così scritto:

“Il governo sul Mes è imbarazzante. Il ministro degli Esteri dice che serve all’Italia, il ministro dei Trasporti non lo vuole, il ministro dell’Economia si finge malato. La premier non lo voleva, ora ha cambiato idea, ma si vergogna a dirlo. E dunque tutti i giorni inventano una scusa per prendere tempo. Il governo Meloni è diventato il governo ‘Melina’. Non sono cattivi, sono solo incapaci di governare”.

In una intervista al Corriere la segretaria del Pd Elly Schlein si è unita al coro delle proteste:

“Ritengo sia una vicenda paradigmatica della propaganda ideologica di questo governo. Hanno fatto fake news per anni sul Mes e ora non sanno come uscirne. Il problema è che stanno giocando con la credibilità internazionale dell’Italia. Non è possibile per ragioni ideologiche bloccare tutto il resto d’Europa sulla ratifica di un trattato. Quando lo ratifichi non stai chiedendo l’attivazione di questo meccanismo stai semplicemente permettendo ad altri di accedervi se ne hanno bisogno”.