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Open Arms, parte il processo a Salvini: “Spero che con Richard Gere non diventi festival del cinema”

Prende il via domani il processo a Matteo Salvini per il caso della ong Open Arms. Il leader della Lega è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. L’udienza si svolgerà nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. Sarà presente anche l’attore Richard Gere, come testimone: “Gli chiederò un autografo da portare alla mia mamma”, ha commentato Salvini.
A cura di Annalisa Cangemi
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Domani si aprirà nell'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo il processo Open Arms, che vede imputato il segretario del Carroccio Matteo Salvini: "Sono tranquillo, spero soltanto che il processo non duri troppo e che non costi troppo ai contribuenti: ho visto che arriveranno il sindaco di Barcellona e Richard Gere da Hollywood, spero che non si trasformi nel festival del cinema", ha detto il leader della Lega a proposito della testimonianza dell'attore statunitense, durante una conferenza stampa convocata all'Assemblea regionale siciliana, insieme ai parlamentari del Carroccio. "Gli chiederò un autografo da portare alla mia mamma", ha aggiunto Salvini ironicamente.

"Penso di essere l'unico ministro in Europa che va a processo non per questioni di soldi ma per aver fatto il proprio lavoro, oltretutto diminuendo il numero di morti e dispersi in mare. Vado in tribunale tranquillo, abbastanza incredulo di un processo come questo, non penso che in Germania, in Spagna o in Grecia avrebbero fatto lo stesso. Abbiamo salvato vite e difeso il nostro Paese", ha detto ancora il leader della Lega, che domani sarà presente in Aula.

La vicenda della nave Open Arms

Il processo prende il via domani, dopo l'udienza lampo dello scorso 15 settembre, subito rinviata dal presidente della seconda sezione penale Roberto Murgia. Salvini è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per il caso della nave Open Arms, dell'omonima ong spagnola, che nell'agosto 2019 dopo aver salvato 147 migranti rimase bloccata in mare per giorni, aspettando il via libera per sbarcare i migranti. Il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali italiane venne deciso da Matteo Salvini, e il dispositivo venne firmato dai ministri alle Infrastrutture e alla Difesa, rispettivamente Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta.

L'equipaggio attendeva il permesso di attraccare e Richard Gere salì a bordo, mentre la nave umanitaria si trovava a poche miglia da Lampedusa. Il 13 agosto del 2019 i legali della Open Arms presentarono un ricorso al Tar del Lazio, contestando il divieto firmato dai tre ministri italiani per "violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso". Il Tar diede loro ragione, considerando le situazioni critiche a bordo del natante: i giudici amministrativi sospesero il divieto di ingresso, sostenendo che non poteva essere applicato ad una nave di soccorso con naufraghi.

La decisione segnò una divisione all'interno del governo: Salvini da una parte rimase sulle sue posizioni, dall'altra Trenta e Toninelli non firmarono il nuovo divieto di ingresso. La ong continuava a chiedere l'assegnazione di un porto sicuro. A sbloccare lo stallo fu la Procura di Agrigento che inviò un'ispezione medica a bordo, e il 20 agosto sequestrò la nave, e fece scendere i naufraghi.

Cosa succerà in Aula domani

Domani, a quanto apprende l'AdnKronos, è prevista solo la presentazione di documenti e prove. Il tribunale dovrà poi pronunciarsi sull'ammissione delle liste testi di accusa e difesa.

Sono complessivamente 26 i testimoni inseriti nella lista depositata dalla Procura di Palermo alla cancelleria della II sezione del Tribunale di Palermo. Il procuratore Francesco Lo Voi chiede al presidente della II sezione penale di sentire, tra gli altri, l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che all'epoca dei fatti era vicepresidente del Consiglio. Ma a differenza del caso della nave Gregoretti – che è una nave della Marina militare e non una nave umanitaria – le decisioni prese da Salvini sulla Open Arms non vennero condivise da Giuseppe Conte e dal resto dell'esecutivo. Per i pm la decisione di impedire lo sbarco venne presa esclusivamente dal Viminale, non fu un atto politico del governo.

Dovrebbero poi essere ascoltati gli ex ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta, l'ambasciatore Maurizio Massari, rappresentante permanente dell'Italia all'Unione Europea, il prefetto e il questore di Agrigento, Dario Caputo e Rosa Maria Iraci, i prefetti Matteo Piantedosi (capo di gabinetto del ministero dell'Interno), Paolo Formicola, vicecapo di gabinetto del ministero dell'Interno e Emanuela Garroni, vicecapo di gabinetto vicario del ministero dell'Interno. La procura chiede di ascoltare anche il comandante della nave, Marc Reius Creig, e la capa missione, Ana Isabel Montes Mier.

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