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Corte Ue contro la Polonia: “Viola leggi europee”. Eurodeputati alla Commissione: “Bloccare Pnrr”

La Corte di Giustizia Ue si pronuncia contro la Polonia: “Viola le leggi europee”. E i capigruppo dei partiti all’Europarlamento scrivono alla Commissione: “Bloccate il loro Pnrr”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Tra l'Unione europea e la Polonia il fronte è caldissimo, mentre si continua a consumare la tragedia umanitaria al confine con la Bielorussia. In ballo c'è una questione che va avanti da anni sullo stato di diritto. Oggi è arrivata la pronuncia della Corte di Giustizia europea, che ha deciso che "il diritto dell'Unione osta al regime in vigore in Polonia che consente al ministro della Giustizia di distaccare i giudici presso organi giurisdizionali penali superiori, distacco al quale tale ministro, che è al contempo procuratore generale, può porre fine in qualsiasi momento senza motivazione". Il punto è sempre lo stesso: "Il requisito dell'indipendenza dei giudici impone che le norme relative a un tale distacco presentino le garanzie necessarie per evitare qualsiasi rischio di controllo politico del contenuto delle decisioni giudiziarie". Di interventi su questo punto, però, dalla Polonia non ne arrivano, anzi. Lo stato di diritto – su temi come diritti civili, indipendenza della magistratura e aborto – è una questione primaria per l'Unione europea, come già chiarito dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Nel frattempo è arrivata un'altra forte presa di posizione del Parlamento europeo, dopo la risoluzione di qualche settimana fa. Una lettera firmata dai capigruppo di Ppe, S&d, Renew Europe, Verdi e La Sinistra\Gue, indirizzata proprio Von der Leyen: "Chiediamo che la Commissione Ue, in qualità di custode dei trattati, si astenga dall'approvare il Pnrr polacco fino a quando non saranno soddisfatte tutte le condizioni previste dal regolamento – si legge – Un governo che nega il primato del diritto dell'Ue e viola i principi dello stato di diritto non può essere ritenuto affidabile nell'adempiere agli impegni e agli obblighi previsti dai nostri strumenti legali". Insomma, l'obiettivo è sempre lo stesso: convincere la Polonia usando l'arma che si ritiene più efficace, ovvero i soldi.

I tribunali polacchi di ogni grado "hanno dimostrato di non poter garantire il diritto a un processo equo da parte di un tribunale indipendente e imparziale istituito dalla legge, come riconosciuto anche dalla Corte di giustizia e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo", si legge ancora nella lettera firmata dagli eurodeputati. E attenzione: "Un impegno sotto forma di tappe e obiettivi non sarebbe sufficiente per consentire l'approvazione, soprattutto alla luce delle misure provvisorie adottate dalla Corte di giustizia". La richiesta che arriva dall'Europarlamento, però, "non deve essere vista come punitiva nei confronti del popolo polacco, ma come un mezzo per sostenere il ripristino dello stato di diritto in Polonia alla luce del suo continuo deterioramento".

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