Mezzogiorno, 29 maggio 2020 - 21:05

Fase 2 e movida, a Napoli è guerra di ordinanze tra De Luca e de Magistris

Nella stessa giornata due provvedimenti contrastanti con orari diversi per la chiusura dei locali e vendita da asporto di alcol. Il sindaco sfida il governatore. Quale atto amministrativo prevale? Il prefetto aveva appena chiesto ordinanze non dissonanti

di Chiara Marasca e Luca Marconi

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Era nell’aria e stasera è scoppiata: sulla movida, a Napoli è guerra di ordinanze tra il governatore Vincenzo De Luca e il sindaco Luigi de Magistris. Due atti amministrativi contrastanti nella stessa giornata, con orari diversi su chiusura dei locali e vendita di alcolici nella «Fase 2», in considerazione della necessità di evitare assembramenti e abbassare il rischio di contagi da Coronavirus nei luoghi del divertimento serale. Stamattina l’ordinanza regionale, stasera quella annunciata dal primo cittadino che da giorni sostiene la linea dell’«aprire tutto» in aperta contrapposizione a quella del rigore voluta da De Luca. Mentre il provvedimento del governatore prevede che le saracinesche di bar e locali si abbassino all’una di notte e che già dalle 22 sia vietata la vendita di alcolici da asporto, il sindaco sposta in avanti lo stop: nel weekend locali aperti fino alle 3.30 del giorno successivo e vendita di alcolici consentita fino alle 24.

Questa la previsione dell’ordinanza sindacale, in vigore, si legge nel provvedimento, dal 1 giugno: «Ai titolari e ai gestori degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi, degli altri esercizi di produzione artigianale di alimenti e dei chioschi su area pubblica, si ordina di rispettare - ripristinando gli orari in vigore fino ai primi di marzo - su tutto il territorio cittadino i seguenti orari di chiusura: ore 2.30 del giorno successivo, dalla domenica al mercoledì; ore 3.30 del giorno successivo, dal giovedì al sabato. Sarà possibile somministrare alimenti e bevande ai tavoli, al banco, o venderle per l’asporto; resta confermato dalle ore 24.00 il divieto di vendita per l’asporto di prodotti in contenitori di vetro e in lattina. Sarà vietata la vendita per l’asporto delle bevande alcoliche, di qualsiasi gradazione, sempre dalle ore 24.00».

Quale ordinanza prevale? Quella della Regione o quella del Comune? Il dibattito è già partito, almeno sui social, e al momento l’unica certezza è il caos nel quale, almeno per ora, sono sprofondati tanto i gestori dei locali quanto il popolo della notte.

Per de Magistris «non trova più fondamento la compressione dei poteri di ordinanza del sindaco», che è «il livello istituzionale più vicino alla collettività locale e che meglio ne conosce le specificità e ne sa interpretare le esigenze», e «spetta al sindaco regolamentare e organizzare la vita delle città, contemperando la tutela della salute pubblica degli abitanti con gli altri interessi di pari dignità costituzionale tra cui il rilancio del tessuto produttivo e della vocazione turistica della città». Così il testo firmato dal sindaco chiarisce le ragioni alla base dell’adozione del provvedimento. Nell’ordinanza si legge che «le limitazioni degli orari di chiusura anticipata dei locali, così come l’adozione di provvedimenti di chiusura temporanea di aree pubbliche o aperte al pubblico, non producono alcun decongestionamento degli spazi pubblici, finendo spesso per sortire l’effetto contrario. Occorre piuttosto affidarsi al comune senso di responsabilità soprattutto dei più giovani in particolare, al rispetto del distanziamento e dell’uso della mascherina, nonché puntare su una strategia di apertura di tutti gli spazi pubblici e aperti al pubblico, anche con orari prolungati, rendendoli maggiormente fruibili e consentire alle persone di distribuirsi senza creare assembramenti».

Nel provvedimento di de Magistris viene ordinata anche la riapertura di alcuni spazi cittadini come l’ippodromo di Agnano, l’ex area Nato, il Real Bosco di Capodimonte, il parco della Villa Floridiana, prospettando l’apertura di ulteriori luoghi che saranno individuati successivamente, a condizione che sia assicurato il rispetto di quanto previsto dalle vigenti misure governative in materia di contenimento della diffusione del virus.

Il prefetto aveva chiesto ordinanze non dissonanti

E’ delle ore venti e ventitré la trasmissione dell’ordinanza del sindaco ai media. E mezzora prima invece il prefetto di Napoli Valentini trasmetteva degli esiti del Comitato per l’Ordine Pubblico e la Sicurezza vale a dire l’assemblea dei vertici delle forze dell’ordine col sindaco metropolitano e il vice presidente della Regione che ha avuto, in mattinata, per oggetto la gestione della movida in particolare.

Dal documento licenziato dal prefetto si apprende che lo stesso rappresentante di governo aveva “pregato” il sindaco di non approvare ordinanze dissonanti per non complicare il lavoro delle forze dell’ordine già alle prese con la ripresa dei crimini in città e perché i cittadini non venissero confusi ulteriormente in questa fase delicata.

Ecco la nota. «Si informa che nella mattinata odierna si è svolta, presso il Palazzo di Governo, una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduta dal Prefetto di Napoli, Marco Valentini, alla presenza del Sindaco della Città metropolitana e del Comune di Napoli, del Vice Presidente della Regione Campania, dei vertici provinciali delle Forze dell’ordine. E’ stato esaminato lo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica nell’area metropolitana anche con riferimento agli assembramenti di persone nelle zone della c.d.” movida”. Al riguardo, si è convenuto che l’intenso lavoro posto in essere delle forze dell’ordine per i necessari controlli non possa da solo soddisfare le molteplici esigenze che scaturiscono dalla necessità di sollecitare la responsabilità dei comportamenti da parte dei cittadini, ed in particolare dei giovani, con la collaborazione degli esercenti maggiormente coinvolti, oltre eventuali altri interventi sull’organizzazione e la mobilità nella città. D’altro canto, è stato rilevato come dopo il forte decremento della delittuosità, a seguito del lockdown, si sta registrando una ripresa dei fenomeni criminali, la cui prevenzione e repressione impegna le Forze dell’ordine insieme alle altre attività di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. Il Prefetto ha auspicato che, nello spirito della più ampia e leale collaborazione istituzionale, le disposizioni amministrative adottate su base regionale e comunale rispettino criteri di compatibilità, per agevolare i cittadini nel rispetto dei comportamenti dovuti e le Forze dell’ordine nei controlli». Anche il governatore De Luca, nella sua diretta pomeridiana, aveva fatto un invito generico «a non fare demagogia con questi slogan a ca... del genere riapriamo tutto» (video).

L’ordinanza del sindaco: dettagli

Nelle premesse dell’ordinanza licenziata da de Magistris, tra l’altro , si legge che «il Sindaco di Napoli, sin dal profilarsi dell’epidemia e ancora in assenza di casi accertati sul territorio della Città, ha adottato, proprio avvalendosi del potere di ordinanza a lui spettante in quanto responsabile della salute della collettività locale, prime misure di contenimento della diffusione del virus che hanno anticipato quelle poi emanate da altri livelli istituzionali, avviando nel contempo una capillare attività di monitoraggio del fenomeno in sinergia con le altre istituzioni a vario titolo coinvolte» ma nei successivi passaggi dell’atto si fa riferimento a due delibere soltanto, «l’ordinanza n. 430 del 07/06/2018 prorogata da ultimo con l’ordinanza n. 16 del 14/01/2020 in vigore per 5 mesi» con cui « ha adottato misure anche in materia di orari dei locali commerciali - volte a contemperare gli interessi legati allo svolgimento delle attività ricreative e alle iniziative economiche di settore, con quelli alla vivibilità, al decoro e alla quiete pubblica, nonché finalizzate a favorire una più adeguata distribuzione sul territorio dei flussi di utenza, per evitare eccessive concentrazioni in determinate zone». Non ce ne eravamo accorti che era una strategia pre-covid. Va dato atto al sindaco di aver anticipato addirittura il governo che la dichiarazione di stato pre-pandemico l’ha pubblicata in Gazzetta ufficiale il 31 gennaio.

Assembramenti agli aperitivi

L’effetto della confusione di ordinanze è stato istantaneo, dopo le 22.30 le strette strade dei baretti di Chiaia si sono naturalmente riempite di giovani e meno giovani che ovviamente, per bersi un drink o fumare una sigaretta, abbassano la mascherina. L’unico a portarla con rigore è il murale di San Gennaro tra via Belledonne e il liceo Umberto: il Patrono indossa una Fp3 mentre benedice pure i parcheggiatori abusivi tornati tutti al loro posto (con mascherina, anche loro sotto il naso però). La zona della movida sta tornando alla piena normalità. Pattuglie in giro non ne abbiamo viste.

De Luca: «Atto di de Magistris illegittimo intervenga Prefetto»

E sabato è andato in scena il secondo round. I due sono ormai ai ferri corti e De Luca chiede l’intervento del Prefetto sostenendo che l’ordinanza del sindaco è fuorilegge. «La nostra ordinanza non solo è perfettamente legittima ma è anche doverosa perché attua meglio le prescrizioni sanitarie ed è passata anche attraverso una chiara interlocuzione con il presidente del Consiglio che, nell’incontro in videoconferenza di giovedì scorso con i sindaci delle Città metropolitane, ha preso l’impegno a intervenire e a chiarire dal punto di vista normativo questa materia» ha detto il sindaco di Napoli, primo tra i due “duellanti” a intervenire sul tema l’indomani. Ma nemmeno De Luca cambia posizione e anzi, rilancia: per lui l’atto di de Magistris «vìola la legge». E non serve impugnarlo al Tar perché, sostiene il governatore - che ha scritto a Prefetto, Questore e comandante della Municipale chiedendo di far rispettare il suo provvedimento - è già «inefficace» secondo «l’articolo 3 comma 2 del decreto-legge 19 del 2020 convertito con modificazioni dalla legge 35 del 2020 a tenore del quale I Sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l’emergenza in contrasto con le misure statali e regionali, né eccedendo i limiti di oggetto di cui al comma 1».

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