Se il Napoli diventa come Napoli

diBiagio de Giovanni

L’improvviso e imprevisto scioglimento della squadra di calcio del Napoli come la abbiamo conosciuta è ormai in atto, e non pare facile che si possa riprendere il discorso muovendo da dove essa ha incominciato a precipitare. È sempre difficile riavvolgere il filo delle cose quando c’è un punto di interruzione e il filo si incrina, riavvolgerlo all’indietro è compito che supera spesso le forze disponibili a provarci. E ciò che sta accadendo ha tanti risvolti e riflessi: innanzitutto nei rapporti umani, fondamentali in una squadra.

Poi, nell’immagine esterna che fa cadere verso il basso capitali umani quali i giocatori anche sono; negli orgogli personali messi in gioco; nella voglia di vincere delusa, tutte cose che urtano con una società che sembrava forte, e d’improvviso si mostra un po’ dispotica e un po’ debole. E tanto altro si potrebbe aggiungere su una tifoseria «militante» dove sembrano prevalere spiriti animali piuttosto estremi. Quando tutto questo si smuove è difficile ricomporlo a sintesi, e qui non vedo molte luci all’orizzonte e mi rifugio nel sempiterno «tutto è sempre possibile».

Ma dietro questo insieme di cose c’è Napoli, la città. E la cosa si complica da molti punti di vista, ogni volta che compare il suo nome si esce dall’ordinario, come se essa contribuisse alla costruzione di uno scenario che appare solido e con un futuro, lo fa proprio, lo fa entrare entusiasta nella cornice del suo endemico disordine, e poi d’improvviso, al primo colpo della sorte o degli errori umani, lo abbandona al suo destino, anzi si mette in una posizione tale da rendere ancor più difficile la ricomposizione. E gli strati di questa realtà calciofila, quella sola di cui parliamo, sono tanti, il coro della «tragedia» napoletana è massimamente attivo e distruttivo. Si è messo subito in moto il lato più oscuro, sfrangiato, esterno, e inizio da lì per subito dimenticarlo, non senza avvertire il pessimo segnale che da esso emana, come se ci fosse un lato basso scoperto, che si fa attivo nei momenti di crisi. Il furto, le minacce, i familiari dei giocatori spaventati che fuggono dalla città, mettete tutto questo nel quadro descritto e traetene le conseguenze. Il calcio ha una platea apertissima, difficile chiuderla in confini predisposti, lo vediamo non solo qui, ma qui in aggiunta c’è Napoli, una città che credo senta il vuoto che si è aperto nella sua prospettiva, ex-capitale di un Mezzogiorno che pencola su un abisso, e ciò che di esso si racconta in questi giorni rende la cosa non effetto di una vecchia retorica, ma dura, drammatica verità. Forse è sbagliato voler trarre conseguenze troppo ampie da un fatto che per sua natura vive all’interno di certi confini, ma è consentito osservare con discrezione che il calcio dell’ultimo decennio a Napoli è stato uno degli elementi che ha messo in concorrenza la nostra città con le grandi del Nord, facendole tremare. Anche questo fatto, che ha radunato un popolo, potrebbe cadere in una città dove sembra che si viva confusamente un presente senza futuro.

Tutto eccessivo, allora, dato l’oggetto del discorso? Forse sì, forse no. Uno subito può dire: ma tu non guardi le eccellenze, le tante attività, il vitalismo più o meno nascosto? Le guardo, qualcosa riesco a vedere, ma questo non mi induce a cambiare discorso. L’improvviso, possibile dissolversi di un fatto così carico di emozioni come quello di cui stiamo parlando, sembra proprio lo specchio di Napoli, dove quasi nulla funziona secondo il verso giusto, dove si sente l’eterna provvisorietà di tutto, si vive in uno stato d’eccezione che non sembra aver termine. Il calcio vive anche di fondi oscuri, dappertutto, ma nella sua parte viva e leale organizza emozioni, offre il senso di certe giornate, fa spiccare il nome di una città sulle altre, consente paragoni col mondo, insomma i suoi simboli vissuti con civiltà non sono proprio da buttar via nei tempi grami che attraversiamo.

Vediamo, seguiamo i fatti, non si tratta di pochissima cosa, forse la sosta fa bene, ma i grovigli sono tanti e francamente appaiono assai difficili a sciogliersi.

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13 novembre 2019 2019 ( modifica il 15 novembre 2019 2019 | 15:36)