Nadal e le voci di ritiro, come sono nate: la conferenza stampa al Roland Garros e l’arrivo di Federer

di Gaia Piccardi, inviata a Parigi

In mattinata si era diffusa la voce di una conferenza stampa speciale, con l’arrivo di Federer, il rivale di una vita. Ma lo spagnolo dopo la conquista del 14° Roland Garros ha spazzato via i dubbi: «Ho tanta energia per lottare ancora»

desc img

PARIGI — Con quel trofeo in mano per la 14esima volta Rafa Nadal ringrazia, familiari e team: «Senza di voi mi sarei ritirato anni fa». E così sfiora il concetto che lo ha accompagnato per tutto il giorno, senza dire affatto quello che in molti si aspettavano. Anzi: «Difficile descrivere le mie sensazioni in questo momento, è qualcosa che non avrei mai pensato, essere qui competitivo a 36 anni, giocare ancora una volta la finale sul campo più importante della mia carriera. Ho tanta energia per provare a continuare, grazie mille a tutti». Dal campo di Parigi nessun annuncio di ritiro.

Le voci della mattinata

A poche ore dalla finale del Roland Garros contro il norvegese Casper Ruud, invece le voci di un ritiro di Rafa Nadal si sono imbizzarrite. Ecco perché.

Una radio (Rtl) annuncia l’arrivo di Roger Federer a Parigi e pare strano che il maestro svizzero, proprio oggi, sia venuto a fare shopping sugli Champs Elysées o a visitare il Louvre. Il ragionamento è semplice: Rafa ha voluto presente il rivale di una vita, l’altra metà di una rivalità che ha segnato la storia dello sport, nella domenica in cui annuncia la fine della corsa, possibilmente con la coppa dei moschettieri in mano. Si diffonde incontrollata anche la voce della convocazione di una conferenza stampa «speciale» (non quella abituale che segue i match) in serata. A cosa servirebbe se non per comunicare al mondo il ritiro a 36 anni, stempiato e pieno di acciacchi, magari con il 22esimo titolo Slam nella tasca dei calzoncini? L’ufficio stampa di Nadal, però, smentisce tutto. Sia un invito di Rafa a Roger, sia la conferenza stampa eccezionale. E allora siamo punto e a capo.

Perché da un lato l’idea che il tennis perda Rafa Nadal quando è ancora così competitivo (in caso di titolo a Parigi lo spagnolo realizzerebbe mezzo Slam, avendo vinto in Australia: chi sarebbe così pazzo da lasciare a metà dell’opera?) è un pensiero dolorosissimo per i tifosi ma non solo. E dall’altro avrebbe perfettamente senso che il campione lasciasse all’apice della carriera, conquistato il trofeo a lui più caro, il primo vinto (correva il 2005) e, forse, l’ultimo. La capacità di ritirarsi al top, tra l’altro (vedi Pete Sampras o Flavia Pennetta), è un esercizio raro e complicato per qualsiasi sportivo, che nobiliterebbe ulteriormente lo status dello spagnolo.

Rafa — è noto — soffre della sindrome di Müller-Weiss, il male cronico al piede sinistro lo costringe a gestire un dolore costante, non solo quando gioca a tennis, nella vita di tutti i giorni («Vorrei poter divertirmi con gli amici senza stare male»). Se n’era andato da Roma, sconfitto da Shapovalov quasi senza opporre resistenza, zoppicando, senza sapere se avrebbe potuto essere presente a Parigi. È rinato dalle sue ceneri, come tante altre volte è successo nella sua eccezionale storia di uomo di sport. Ma qui al Roland Garros, match dopo match, non ha nascosto il suo disagio: «Ogni partita potrebbe essere l’ultima — ha detto —, baratterei un piede nuovo con la sconfitta in finale con Ruud». Il mistero del possibile ritiro ci accompagnerà fino a fine giornata, quando Nadal o Ruud alzeranno la coppa e, a quel punto, tutto sarà più chiaro. Solo posti in piedi per la conferenza stampa di Rafa Nadal, quando lui ha detto grazie, sono ancora pronto a combattere.

5 giugno 2022 (modifica il 5 giugno 2022 | 19:23)