Cairo: «Sembra quasi che il governo voglia affossare il calcio»

di Monica Colombo

Il presidente del Torino: «Lo Stato non ci fornisce il minimo aiuto, avete visto cosa è successo con il Decreto Crescita che era un vantaggio anche per il Paese. Dovremmo avere un tax credit come quello di cui ha beneficiato il cinema»

Cairo: «Sembra quasi che il governo voglia affossare il calcio»

(LaPresse)

Il calcio apre alle riforme, ma senza l’aiuto della politica il sistema rischia di implodere. È il grido d’allarme del presidente del Torino e di Rcs MediaGroup, Urbano Cairo, al termine dell’incontro informale avvenuto a Roma fra i club di serie A e il presidente della Figc Gabriele Gravina: sostenibilità, vivai e stadi i temi all’ordine del giorno. «Sembra quasi che il governo invece di sostenere il calcio abbia la volontà di affossarlo. È incredibile» ha affermato Cairo dopo il tavolo di lavoro.

Inutile affrontare i temi relativi alla riduzione del numero delle squadre professionistiche o alla minaccia di modificare lo statuto togliendo alle leghe il diritto di veto, un’idea di Gravina. Per i presidenti sono altre le urgenze. «Lo Stato non fornisce il minimo aiuto, avete visto che cosa è successo con il decreto crescita che era un vantaggio anche per il governo: eliminare i benefici fiscali per gli sportivi ha penalizzato il nostro mondo senza avvantaggiare nessuno» aggiunge Cairo. «C’è poi il tema del betting che vale 16 miliardi di euro di cui due finiscono nelle casse dello Stato: le squadre non incassano un centesimo. Infine gli stadi, molti club vogliono costruirli ma non ci riescono. Io di nuovo mi chiedo per quale motivo si intenda affossare l’industria calcio che paga tasse per 1,3 miliardi».

La politica finora non ha garantito segnali di apertura al sistema calcio, e non solo perché le iniziative legislative hanno prodotto effetti opposti. «Non abbiamo avuto un centesimo di aiuto dallo Stato, pur avendo subìto problemi enormi come il Covid, tanto che le perdite sono aumentate in maniera esponenziale» denuncia Cairo. «Qui a Roma ne abbiamo discusso però poi occorre un piano preciso per ristrutturare il calcio e occorre un aiuto da parte di tutte le componenti. I calciatori, per esempio, non hanno subìto alcun tipo di disagio, anche dopo la crisi economica dovuta alla pandemia. Anzi i loro ingaggi sono aumentati. Siamo arrivati al punto in cui non viene sostenuto chi investe nel calcio ma guadagnano alla fine solo giocatori, procuratori e allenatori». Poi la richiesta al governo diventa più esplicita. «Dovremmo godere del tax credit come lo ha ottenuto il settore del cinema, a noi non è spettato» sottolinea il presidente del Torino. Gravina sarà ospite dell’assemblea di Lega serie A in programma il 26 gennaio, incontro propedeutico all’assemblea straordinaria dell’11 marzo quando il numero uno Figc procederà sulla strada del rinnovamento. «Apprezzo il lavoro del presidente Gravina, intenzionato a riformare il calcio ma poi deve fare i conti con le pressioni e i veti provenienti dal sindacato giocatori, dalla Lega Pro e dai Dilettanti che frenano e condizionano ogni cambiamento». Il numero delle società professionistiche è elevato. «Sono cento — conferma Cairo —. In tutti gli altri paesi ce ne sono un numero molto minore. L’unico Paese a noi paragonabile è l’Inghilterra che però dalla vendita dei diritti televisivi incassa cifre che rappresentano il triplo di quanto incassa la A. Un fatto deve essere chiaro: la serie A mantiene tutto il calcio. Anzi tutto lo sport in Italia».


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10 gennaio 2024 (modifica il 11 gennaio 2024 | 01:44)