Decreto crescita e calciomercato: cosa cambia senza proroga

di Monica Colombo

Non proseguono gli sconti fiscali per gli sportivi professionisti provenienti dall’estero: le conseguenze in ambito di calciomercato, sottoscrizione di nuovi contratti e rinnovi di quelli in essere

Decreto crescita e calciomercato: cosa cambia senza proroga

«Qualora cessassero i benefici fiscali garantiti dal decreto Crescita avverrebbe la distruzione del calcio italiano». L’affermazione dai toni definitivi è di Giorgio Furlani, ad del Milan ed è datata novembre scorso. Sembra trascorso un secolo e invece è passato solo un mese da quando l’eventualità di affrontare una sessione di mercato senza più le agevolazioni pareva uno spauracchio, ma tutto sommato remoto.

Ora invece con lo stralcio della proroga al 29 febbraio degli sconti fiscali per gli sportivi professionisti provenienti dall’estero, i timori si sono trasformati in realtà. Chissà se si è rivelata decisiva la telefonata avvenuta ieri mattina fra il presidente dell’Aic Umberto Calcagno a Matteo Salvini. Mossa che ha fatto seguito alla lettera già inviata dallo stesso presidente del sindacato calciatori al ministro dello Sport Andrea Abodi e a quello dell’Economia Giancarlo Giorgetti. La Lega di A con una nota ha espresso «stupore e preoccupazione». Spiega infatti che la decisione «avrà quale unico risultato un esito opposto a quello perseguito». E cioè, «la mancata proroga produrrà minore competitività delle squadre, con conseguente riduzione dei ricavi, minori risorse da destinare ai vivai, minore indotto e minor gettito per l’erario». La Lega solleva il sospetto che abbia prevalso «una visione distorta del calcio, che non tiene conto del ruolo economico, sociale e culturale». Perciò la serie A «auspica che il Parlamento possa correggere questo errore che danneggia non solo il calcio italiano ma tutto lo sport».

A questo punto vien da chiedersi quali saranno le ripercussioni nell’imminente finestra di mercato, considerando la già scarsa inclinazione dei club a effettuare operazioni finanziariamente importanti a gennaio. Per dire, il Milan è la squadra che più di ogni altra big guarda oltrefrontiera invece che in Italia: per irrobustire il reparto offensivo, segue Guirassy dello Stoccarda che chiede 5 milioni di euro netti. È evidente che uno stipendio del genere, senza i benefici fiscali del Decreto, graverebbe e non poco sul bilancio (senza contare che ci sono almeno due squadre di Premier disposte a offrire un ingaggio più ricco). Il rinforzo immediato per la difesa è Matteo Gabbia, ieri in Spagna a definire la conclusione del prestito al Villarreal. Ci sarà spazio per un nuovo innesto? Lenglet, in prestito dal Barcellona all’Aston Villa sarà una pista percorribile? Il centrocampista ex Sassuolo Junior Traorè, seguito anche da Napoli e Fiorentina, ora al Bournemouth, sarà un’alternativa al partente Krunic? Senza Decreto come procederanno i rinnovi di Giroud e Maignan?

Il centrocampista del Tottenham, Pierre Emile Hojbjerg potrà sbarcare a Torino, accontentando Allegri se guadagna 6 milioni di sterline e i londinesi per lasciarlo partire ne chiedono 30 di cartellino? Peraltro il giocatore è nel mirino anche del Napoli.

L’Inter non si fa trovare impreparata: ha già definito e prima di fine anno annuncerà i rinnovi di Mkhitaryan e Darmian, mosse necessarie per continuare a beneficiare degli sgravi fiscali. Poi si segue il canadese Tajon Buchanan ma per lui che guadagna al Bruges 400 mila euro e in nerazzurro percepirebbe 1,5 milioni lo scoglio non è certo la busta paga. Meglio cautelarsi con i parametri zero: in questo Marotta è un maestro. Ha già prenotato per giugno Zielinski in scadenza con il Napoli e tratta Djalò del Lille, su cui è vigile anche la Juve.


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29 dicembre 2023 (modifica il 29 dicembre 2023 | 07:29)