Federica Brignone seconda nel Gigante a Lienz. Vince Shiffrin, ottava Goggia

di Flavio Vanetti

Quinta dopo la prima manche Federica Brignone centra il 62° podio in carriera e il secondo posto nel Gigante di Lienz dietro a Mikaela Shiffrin

Federica Brignone seconda nel Gigante a Lienz. Vince Shiffrin, ottava Goggia

Solo Mikaela Shiffrin avrebbe potuto perdere il gigante di Lienz dopo che nella prima manche aveva sparecchiato la tavola rifilando distacchi biblici. Non è successo, ma nella scia della fuoriclasse statunitense — vittoria numero 92 per lei nella Coppa del Mondo, la ventiduesima tra le porte larghe — s’è fatta spazio a gomitate Federica Brignone, seconda e prima delle resilienti, ovvero di quelle che hanno provato a non arrendersi all’evidenza di una gara già decisa troppo presto.

Federica ha recuperato dal quinto posto, e da una prima discesa segnata da un errore sul muro (scarrocciata e inevitabile risalita con perdita di tempo per riguadagnare la linea giusta), per regalare all’Italia il nono podio nella stagione «rosa» e a sé stessa il pettorale rosso di leader della specialità, scavalcando Lara Gut-Behrami. «Ma averlo adesso mi interessa relativamente — spiega la valdostana al parterre —: l’importante sarà averlo a fine stagione». Intanto la sua rimonta (miglior tempo assoluto nella discesa-2), fermatasi a 38 centesimi da una Shiffrin che non si è presa rischi e si è accontentata di amministrare l’enorme vantaggio, le ha permesso di mettere alle spalle le altre: la Hector, che ha completato il trio del podio, quindi Grenier e Scheib (ottime le loro seconde manche), Gut-Behrami (deludente), Vlhova (pessima prima prova, riscatto nella seconda) e la bravissima Sofia Goggia, ottava e di nuovo tra le «top ten» nella disciplina che sta ritrovando. Federica e Sofia, per inciso, sono state la punta avanzata di un’Italia che se ha visto di nuovo Marta Bassino fare cilecca (scivolata dopo pochi metri della prima manche e insaccata nelle reti protettive, fortunatamente senza danni fisici) ha avuto una buona prova collettiva perché sono andate a punti pure Roberta Melesi, Asja Zenere, Elisa Platino e Lara Della Mea: qualcosa insomma si muove alle spalle delle leader.

Mikaela Shiffrin, dicevamo, è stata al di là del Bene e del Male: di solito certe mazzate le rifila in slalom, a memoria non ricordiamo un’autorevolezza così devastante in gigante. Su una pista ridotta all’osso nelle dimensioni e resa scivolosa dall’inevitabile salatura del manto nevoso artificiale, è stata impeccabile là dove le altre soffrivano. Quindi la domanda è: senza quell’errore Brignone ce l’avrebbe fatta a batterla? Anche se lo scarto nella manche-1 sarebbe stato inferiore, la risposta è che probabilmente non avrebbe vinto. E questo anche perché certe reazioni nascono dalla consapevolezza di aver «peccato» troppo. «Vedevo il podio irraggiungibile — racconta Federica — e perfino il vantaggio di 25 centesimi che mi aveva permesso di andare provvisoriamente in testa mi pareva insufficiente». Tutto è bene quel che finisce bene, la sua prova, che vale il sessantaduesimo podio nel circo bianco, è sì «zoppa» («Ora voglio tornare a fare due manche solide, non una sola») ma offre comunque aspetti importanti: «Ho attaccato, ho deciso che volevo trovare il ritmo ideale e sentire gli appoggi che mi invitano a spingere come desidero. Sono sempre critica con me stessa e stavolta mi dirò che mi sono fatta troppo condizionare dallo scenario che stavamo affrontando. Però è anche vero che ho salvato la gara proprio dove ho rischiato di uscire».

Quindi è una lezione in più appresa da un’atleta che s’è fissata un obiettivo di fondo: «Ogni volta voglio aggiungere qualcosa al mio modo di stare in gara». I progressi chiamano progressi, questo vale pure per Sofia Goggia, che sta mantenendo l’impegno di tornare ad alto livello pure in gigante: «Mi manca giusto l’ultimo tassello del mosaico, ma sono contenta». L’ultimo tassello, per intenderci, è ritrovare il podio e avere poi la continuità per confermarsi.

Se dalle donne continuano ad arrivare soddisfazioni, in campo maschile la discesa di Bormio, vinta a sorpresa (ma non troppo) dal francese Sarrazin sul fuoriclasse svizzero Odermatt e sul canadese Alexander, ha anticipato all’Italia la quaresima. Il migliore è stato Mattia Casse, sesto ma a quasi un secondo dal podio, quindi abbiamo avuto a punti anche Schieder, Zazzi, Innerhofer e Bosca. Dominik Paris, il re della Stelvio (6 primi posti in libera, 1 in superG), reduce dal trionfo in Val Gardena, ha purtroppo mancato il colpo: è scivolato in una curva verso destra, ancora nella parte alta, e ha rovinato una prova che pareva veloce. Nella giornata dei guai dei favoriti (Kilde fregato da un sasso che l’ha portato ad abbandonare; Kriechmayr lento e battuto), l’accoppiata Sarrazin-Odermatt spiega che è stato il gran momento di quelli che hanno soprattutto la base da gigantisti. Marco Odermatt s’è poi ripreso la vetta della Coppa del Mondo anche a causa della caduta di chi, prima di Natale a Madonna di Campiglio, l’aveva sorpassato, ovvero Marco Schwarz. Per lo sfortunato austriaco, portato via in elicottero, si temono danni seri al ginocchio destro. Di sicuro lo stop non si annuncia breve: Odermatt vede così sparire dalla circolazione l’unico avversario che pareva in grado di ostacolarlo nella riconquista del globo di cristallo.


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28 dicembre 2023 (modifica il 28 dicembre 2023 | 16:33)