Tamberi oro nel salto in alto agli Europei di atletica

di Gaia Piccardi, inviata a Monaco

L’azzurro conquista il tetto d’Europa dopo l’oro olimpico, il bronzo mondiale indoor e il quarto posto ai Mondiali di Eugene

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Non è pieno di angeli solo il cielo sopra Berlino. Gimbo Tamberi ha tenuto nascosti i suoi tra i nuvoloni di Monaco, lavata da un diluvio che ha costretto il programma dell’Europeo a partire in ritardo, e ci si è aggrappato a quota 2,30, quando al secondo tentativo ha scavalcato l’asticella mentre il tedesco Potye sbagliava e l’ucraino Protsenko, l’avversario con cui l’azzurro aveva lottato per il bronzo (sfumato) al Mondiale di Eugene, rinunciava e si teneva un ultimo urrah per 2,32, ma l’urlo gli rimaneva strozzato in gola.

Vendetta, tremenda vendetta. La medaglia di legno iridata un mese fa con le punture di spillo nella gamba di stacco, il Covid (sintomatico) al ritorno dall’Oregon, due gare esanimi prima di Monaco per riprendere confidenza con la pedana, poi l’oro Europeo, il secondo della carriera dopo Amsterdam 2016. Inesauribile Gimbo, capace di mille resurrezioni.

Piove, fa freddo, è serata da gulasch più che da corse, salti e lanci. Eppure la compagnia dei celestini non si lascia scoraggiare: tra un salto e l’altro (entrata a 2,18, percorso netto fino a 2,27 quando il gruppo degli inseguitori comincia a sfaldarsi), Tamberi trova l’energia per incoraggiare l’ottimo Pietro Arese da San Mauro Torinese, 22 anni, nessun rapporto di parentela con Franco, il grande ex del mezzofondo azzurro, pallavolista mancato (opposto di ruolo), sontuoso quarto nella finale dei 1500 dominata dal fuoriclasse norvegese Jakob Ingebrigtsen sull’inglese Heyward. Capitan Gimbo non lesina incoraggiamenti al giovane Pietro lanciato all’inseguimento del quarto tempo italiano di sempre (3’35”00), appena 12 centesimi lontano dal bronzo di Garcia, intanto trova la concentrazione per mettere in cassaforte la medaglia, garantirsi l’oro con il bel salto a 2,30, tamponare la pedana bagnata con l’asciugamano che gli fa da cappotto in questa notte umidissima, nemica dei saltatori che rischiano di scivolare mentre la tedesca Klosterhalfen fa l’impresa nei 5000 (Nadia Battocletti al rientro dopo l’infortunio è settima).

La buca del lungo, dentro l’Olympiastadion, è troppo lontana perché Gimbo riesca a dedicare le sue attenzioni a Larissa Iapichino, per la prima volta da quando è allenata da papà protagonista di una gara compiuta, lottata. Il podio è riservato alle fuoriclasse: la padrona di casa Mihambo, fresca campionessa del mondo, deve arrendersi al primo salto di Ivana Spanovic, 7,06, mentre l’inglese Sawyers beffa di 4 centimetri Bekh-Romanchuk. Larissa, due nulli in una prova di buona continuità tecnica su una pedana di difficile interpretazione per il maltempo, riesce a tenersi alle spalle l’esperta svedese Sagnia e chiude quinta (6,62), sempre alla ricerca dei centimetri perduti per strada (l’azzurra ha un personale di 6,91) però presente, viva: «Mi sono divertita. Ho avuto un percorso difficile ma sono problemi personali, cose mie, ora le ho superate e sto bene. Sento che sto migliorando».

Piccole donne (20 anni) crescono, capitani coraggiosi non smettono di stupire. Sull’onda del trionfo, con gli avversari battuti e lo stadio tutto per lui, Tamberi tenta 2,33 arrendendosi solo alla stanchezza: «Che gara difficile ma mi sono detto oggi o mai più. Ho dato tutto me stesso, sto esplodendo di gioia. Gli ostacoli mi stimolano, i salti migliori li ho sempre fatti con la maglia dell’Italia, da Tokyo a Monaco. Bisogna tenere duro nei momenti difficili, come ho fatto io dopo il Covid. L’atmosfera stasera era magica». Sposerà la sua Chiara («È la donna della mia vita e mi dà la forza di andare avanti»), addio al celibato qui a Monaco, le finali di Diamond League a Zurigo in agenda («Papà coach? Vedremo»), poi la luna di miele. Prima il dovere, poi il piacere. Un leader vero.

18 agosto 2022 (modifica il 19 agosto 2022 | 11:45)