12 febbraio 2020 - 11:02

Sebino Nela e il tumore: «Ho visto la morte in faccia. Il suicidio come Di Bartolomei? L’ho pensato, non ho avuto il coraggio»

In un’intervista al Corriere dello Sport l’ex terzino della Roma racconta della lotta contro il tumore: «Devo fare un’altra operazione. Ho detto a Vialli che non si molla»

di Luca Valdiserri

Sebino Nela e il tumore: «Ho visto la morte in faccia. Il suicidio come Di Bartolomei? L'ho pensato, non ho avuto il coraggio»
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L’’avversario più carogna, la malattia, lo hanno affrontato a viso aperto. Nella sofferenza hanno tirato fuori una parte che fin lì era nascosta, forse anche a loro stessi. Sono diventati una speranza concreta per chi lotta. Fatti, non parole.

È successo a Sinisa Mihajlovic, contro la leucemia. Ora hanno (quasi) tutti piacere quando il Bologna vince una partita con lui a sbracciarsi in panchina. Ed è successo a Sebino Nela, icona della Roma dello scudetto 1983, che sta combattendo il tumore che presto lo costringerà alla quarta operazione. Si è confessato al Corriere dello Sport, in una bellissima intervista di Giancarlo Dotto, e si è messo a nudo. Lui, il Rambo giallorosso, che adesso non sa «quante volte mi sono ritrovato a piangere nel letto. Il cancro, quando arriva, non ti lascia più. Due anni e mezzo di chemioterapia non sono uno scherzo».

Così si può ragionare anche sul gesto estremo che fece Agostino Di Bartolomei («Un capitano vero. Lo stimavo immensamente. Era malato dentro, nell’anima. Ci ho pensato anch’io negli anni duri della malattia, ma non ho mai trovato il coraggio»).
Per tutta la vita, a volte anche giocandoci un po’, Nela ha vestito i panni del «macho». Ad altri calciatori cantavano «Facci un gol!», a lui cantavano: «Picchia, Sebino!». Solido come una quercia, senza paura di mettersi contro pure i Re, come a Roma era Paulo Roberto Falcao, al quale non ha mai perdonato di non aver battuto il famoso rigore contro il Liverpool, nella finale di Coppa dei Campioni persa allo stadio Olimpico («Come se in guerra chi ti comanda scappa»).

Ha vissuto il sogno di tutti gli uomini, è stato salvato dalle donne. La sua compagna e le sue due figlie, in primis. Ma anche le calciatrici della Roma Femminile, campionato di serie A, che hanno Sebino Nela come presidente e punto di riferimento: «Un’esperienza magnifica. Un calcio pulito, che non esiste più in altri ambiti. Vai a vedere una partita di ragazzini e spesso ci sono i genitori a insultare e sbraitare. Vieni a vedere una nostra partita e il clima è del tutto diverso. Dilettanti? Per statuto, ma non per dedizione e impegno. Da calciatore, io, non mi facevo tante domande. Giocavo e basta. Loro chiedono al preparatore atletico perché si fa un esercizio e non un altro. Hanno una grande attenzione all’alimentazione. Sono più professioniste di tanti maschi, lo posso garantire. E poi ho due figlie, di 25 e 27 anni, che potrebbero giocare insieme a loro. Mi sento a casa. Le calciatrici sono curiose, mi chiedono delle partite del passato. Ho scoperto un mondo che non conoscevo e che mi ha fatto bene».

Sebino Nela è fatto così: va a mangiare una pizza a Testaccio, dove lo riconoscono tutti e gli chiedono un selfie, ma non vuole un tavolino nascosto o, peggio ancora, un privé, come oggi farebbe anche un calciatore di serie B. Chi si lamenta dell’abbraccio della gente sarà il primo, quando la popolarità non ci sarà più, a rimpiangerlo. Non ha mai avuto un carattere facile, Sebino, in questo molto simile a Sinisa Mihajlovic. Però non si è mai messo su un piedistallo, non si è mai sentito superiore a nessuno perché era diventato ricco e famoso. Diretto fuori dal campo così come era diretto in campo. E diretto nel guardare negli occhi anche quello che fa più paura. È l’ultima confessione a Dotto, la più importante: «Dovesse capitare, non è un cruccio. Non ho rimpianti o sensi di colpa. L’unica cosa che vorrei chiedere, non so a chi, forse a Lucifero, è accompagnare all’altare le due mie figlie, Ludovica e Virginia, il giorno che si sposano». E anche Lucifero, quel giorno, dovrà fare i conti con Sebino. Uno che non ha mai fatto sconti, nemmeno a se stesso.

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