16 settembre 2019 - 13:22

Cristiano Ronaldo, la storia del padre morto di alcolismo nel 2005
«Non ha visto chi sono diventato»

In un’intervista tv per una trasmissione britannica, CR7 è tornato a parlare del rapporto con il papà , scomparso a soli 52 anni per un’insufficienza epatica

di Redazione Online

Cristiano Ronaldo, la storia del padre morto di alcolismo nel 2005 «Non ha visto chi sono diventato»
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Della famiglia e degli affetti personali di Cristiano Ronaldo si sa ormai tutto. Dal profondo legame con la madre Maria Dolores Aveiro, con lui ad ogni tappa della sua stellare carriera, al rapporto speciale con il fratello Hugo e le sorelle, Liliana ed Elma. Senza dimenticare, ovviamente, i quattro figli e le numerose fidanzate e amanti avute. Poco si conosce, però, del padre José Dinis Aveiro, morto a soli 52 anni per un’insufficienza epatica legata a suoi problemi di alcolismo. Di lui il fuoriclasse della Juventus è tornato a parlare a distanza di molto tempo in occasione di un’intervista concessa a Piers Morgan per il programma «Good Morning Britain», colloquio che andrà in onda nelle prossime ore. E lo ha fatto tra le lacrime.

Durante la chiacchierata con Morgan, a Ronaldo è stato infatti mostrato un video, rimasto segreto fino ad oggi, del padre. In un’intervista, rilasciata prima degli Europei del 2004, Aveiro rivelava quanto orgoglioso fosse dei grandi successi raggiunti dal figlio nella prima parte della carriera. «Non ho mai visto quel video, è stato incredibile», confessa CR7 all’intervistatore. «La cosa che mi dispiace di più è che mio padre non ha mai visto quello che sono diventato», aggiunge poi. Nel 2005, anno della scomparsa di Aveiro, Ronaldo era ancora in rampa di lancio nel Manchester United di Alex Ferguson. Solo due anni dopo sarebbe arrivata la prima delle cinque Champions League in bacheca.

Fino agli 11 anni, età a cui ha lasciato l’isola di Madeira per trasferirsi nelle giovanili dello Sporting Lisbona, Cristiano fu profondamente legato al papà, giardiniere comunale a Funchal, dove la famiglia viveva molto umilmente. A rivelare come i due fossero quasi inseparabili è stata la stessa madre del fuoriclasse ai tempi dei Red Devils in un’intervista al Sunday Mirror. Fu Aveiro, grande fan di Ronald Reagan, attore e poi presidente degli Stati Uniti, a scegliere il nome Ronaldo per il figlio che seguì anche nelle giovanili dell’Andorinha, primo club di CR7, dove si occupava delle pulizie per arrotondare lo stipendio.

Il vizio dell’alcol, tuttavia, lo stava consumando già in quegli anni. Nemmeno quando Cristiano si propose di pagare una clinica di riabilitazione con i primi guadagni arrivati dal calcio riuscì a trovare la forza di combattere la dipendenza. La notizia della morte sconvolse Ronaldo poco prima di un match di qualificazione ai Mondiali che il Portogallo doveva disputare contro la Russia a Mosca. «La morte di mio padre ovviamente ha influenzato tutto - disse Ronaldo pochi mesi dopo -. Sapevo che il dolore sarebbe passato e che la cosa più importante di tutte per me era quella di continuare con il mio lavoro». Pur riconoscendo di non averlo mai conosciuto fino in fondo a causa della sua dipendenza, oggi Ronaldo non ha alcun rancore nei confronti del padre. Lo dimostra una foto pubblicata un paio di anni fa su Instagram per festeggiare il compleanno del genitore. «Sarai sempre con noi. Tanti auguri papà», scrisse sotto una foto che ritraeva lui e i figli accanto a un ritratto di Aveiro.

Nella famiglia di Ronaldo, il padre non è stato l’unico con problemi di dipendenze. Il fratello Hugo in passato ha avuto problemi di droga. Dopo una prima ricaduta, fu proprio Ronaldo ad aiutarlo mandandolo in rehab. «Cristiano ha visto molto da vicino i danni causati dall’alcol e dalla droga - disse la madre nella stessa intervista al Sunday Mirror -, questa è la ragione per cui è l’uomo che è oggi. Non ha vizi, non beve e non fuma. La sua unica “droga” si chiama calcio».

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