Francesco Guccini e le sue «Canzoni d’osteria»: «La mia Bella Ciao dedicata alle ragazze iraniane»

di Matteo Cruccu

Il Maestrone presenta il nuovo album dopo i successi dell’ultimo, il più venduto tra i dischi fisici: «Gli oppressori ci sono anche da noi, basta vedere come è andata in Rai»

Francesco Guccini e le sue «Canzoni d’osteria»: «La mia Bella Ciao dedicata alle ragazze iraniane»

L’osteria per anni è stata la sua coperta di Linus, luogo d’elezione dove scambiare idee, scriver canzoni (e bere vino, molto vino). «Oggi no, vado a dormire al massimo alle 11. E sull’Appennino, dove vivo, osterie non ce ne sono». Sì, il Maestrone, Francesco Guccini, ad anni 83 ha archiviato da tempo le gozzoviglie nell’album dei ricordi. Epperò a quelle tavole conviviali frequentate in gioventù ha voluto dedicare un album che si intitola per l’appunto «Canzoni da osteria», 12 cover dalle più varie tradizioni popolari di tutto il mondo.

Un disco che segna il ritorno dopo un anno. In quel caso erano le «Canzoni da intorto», diventate l’album fisico più venduto del 2022: perché del Guccini dell’ultimo periodo non esistono, per sua espressa volontà, versioni digitali. «Non me ne intendo e non ne voglio sapere niente» taglia di netto lui, all’interno di un’Aula Magna dell’Università Statale di Milano, gremita di studenti, tutti potenziali pronipoti del nostro. Scelta non a caso: «Molti dei brani sono quelli che cantavamo quando studiavo io». Come «21 Aprile», scritta contro i Colonnelli greci dal suo amico di quel tempo, Alexandros Devetzoglou che Francesco canta nella lingua d’Omero. L’antifascismo chiude il disco. E lo apre: con una versione della sempiterna «Bella ciao». Riveduta e corretta però: «L’ho dedicata alle ragazze iraniane perseguitate dal regime. Vi ho messo delle parti in farsi, la loro lingua, e l’ho declinata al femminile». Mentre l’invasore si trasforma in «oppressore». Guccini però non ce l’ha solo con gli ayatollah: «Gli oppressori sono anche da noi. E per sapere chi sono basta chiederlo a Fazio, a quelli cacciati della Rai».

Nel disco c’è anche una canzone in ebraico, «Hava Nagila», composta dal musicologo sionista nel 1918 Abraham Zwi per festeggiare la vittoria degli inglesi in Palestina e la dichiarazione Balfour, pietra angolare del futuro Stato d’Israele. Canzone che potrebbe far discutere: «In realtà — controbatte il Maestrone — l’avevo messa in cantiere ben prima di questa tragica guerra, per dedicarla a un altro amico di università, l’israeliano Elisha. Del resto su questo conflitto ho le idee molto chiare». Guccini non sopporta le «tifoserie che vedo in tv. Io sto con chi sta in mezzo, le vittime». Ed evoca una vignetta del compianto amico Staino, di cui ha partecipato ai funerali: «Prendendo a prestito il mio Il vecchio e il bambino, disegnò l’anziano con la bandiera israeliana e il piccolo con quella palestinese». E ricorre ancora al suo straordinario canzoniere, Francesco, citando il finale della celeberrima Auschwitz «Io chiedo quando sarà/che l’uomo potrà imparare/ a vivere senza ammazzare/ e il vento si poserà» e chiosando «Sarà retorica, ma io la penso così». Capisce però le ragioni di Zerocalcare: «Anch’io ho fatto i miei boicottaggi: quando non ero d’accordo con Berlusconi, non sono mai andato nelle sue reti. Anche se nessuno mi chiamava, quindi non ho fatto troppa fatica».

Dall’attualità della politica a quella della musica dice di non «ascoltare il 90 per cento di quello che passa in radio o sulle piattaforme». E di trovarsi d’accordo con Riccardo Muti: il direttore ha detto che si parla troppo dei Måneskin e poco della cultura italiana. Anche se pensa che «facciano un buon lavoro se sono ascoltati in tutto il mondo». Il suo più grande rimpianto però è di non poter più riuscire a leggere per i problemi alla vista, lui che è sempre stato un divoratore di libri e un apprezzato scrittore di gialli: «Un peso enorme e questo mi fa soffrire: mi sento come Borges, oggi che posso avere tutti i libri del mondo, a differenza di quando ero un giovane squattrinato, non li posso leggere». E se magari qualche altro giallo ce lo regalerà (ed è l’occasione per lanciare una bordata anche al ministro della Cultura Sangiuliano «lui di sicuro non li leggerà come non ha letto quelli del Premio Strega»), quello di cui si dice certo è che «non ci sarà un terzo disco di cover, anche perché non riesco più a reggere giornate faticose come queste». L’aveva già detto in passato però: speriamo cambi, di nuovo, idea.

11 novembre 2023 (modifica il 11 novembre 2023 | 07:20)