23 febbraio 2021 - 19:16

Gérard Depardieu indagato per stupro: lo accusa una giovane attrice

L’attore, 72 anni, contesta i fatti di cui lo accusa una giovane attrice e che risalgono al 2018. In precedenza il caso era stato archiviato ma la donna ha ottenuto la riapertura

di Stefano Montefiori, corrispondente da Parigi

Gérard Depardieu indagato per stupro: lo accusa una giovane attrice
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Le accuse formulate da una giovane attrice nel 2018 seguono ancora Gérard Depardieu, 72enne monumento del cinema francese. L’Agence France Presse ha diffuso ieri la notizia che l’attore è sotto inchiesta, dal 16 dicembre scorso, per «stupri e aggressioni sessuali». Depardieu si proclama innocente e il suo avvocato, Hérvé Témime, dice che l’attore «contesta totalmente i fatti che gli vengono rimproverati». Elodie Tuaillon-Hibon, legale dell’attrice, chiede che «l’intimità e la vita privata della mia cliente vengano preservate». L’identità dell’accusatrice non è mai stata resa pubblica.

La prima denuncia dell’agosto 2018 è stata archiviata dalla procura di Parigi nella primavera del 2019. La donna allora ha presentato ricorso costituendosi parte civile, ottenendo la nomina di un giudice istruttore e l’apertura di una nuova inchiesta.

La vicenda giudiziaria comincia il 27 agosto 2018, quando un’attrice e ballerina 22enne, diplomata al celebre «cours Florent» di Parigi, si presenta alla gendarmeria di Lambesc, nel Sud della Francia, dicendo di essere stata violentata in due occasioni — il 7 e poi il 13 agosto — da Gérard Depardieu in una camera del suo palazzo nel cuore di Parigi. La donna si trovava a casa di Depardieu perché l’attore, amico del padre, aveva accettato di darle qualche ripetizione per una pièce teatrale dedicata alla cantante scomparsa Barbara, alla quale Depardieu era molto legato.

La procura di Aix-en-Provence passa il fascicolo a quella di Parigi, che apre una prima inchiesta e nel novembre 2018 interroga lungamente l’attore, che non viene mai posto in custodia cautelare. Depardieu sostiene che non c’è stata violenza e che la relazione era consensuale. Le due versioni si oppongono, gli investigatori allora organizzano un confronto tra i due. Vengono analizzate poi le videocamere del sistema di sicurezza di casa e anche gli scambi di messaggi sui telefonini di entrambi, qualificati di «espliciti» secondo una fonte dell’inchiesta. In mancanza di prove su un uso della forza da parte dell’attore, il caso viene archiviato. «Gérard Depardieu ha vissuto molto male queste accuse, che non avrebbero mai dovuto essere rese pubbliche», aveva detto in quell’occasione l’avvocato Témime. Sembrava una questione ormai superata, ma l’attrice non si è rassegnata e oggi continua a chiedere giustizia.

Le accuse a Depardieu arrivano dopo che il movimento #MeToo nato negli Stati Uniti è sbarcato in Francia, con la variante #BalanceTonPorc che invitava a denunciare sui social media gli uomini responsabili di abusi o violenze non più sopportabili. Quando è scoppiato il caso, nel 2018, l’attore era stato subito difeso da Dominique Besnehard, produttore della serie «Chiami il mio agente!» (Dix pour cent): «Quand’è che queste aspiranti attrici arriviste la smetteranno di proferire accuse per farsi conoscere? Ai miei tempi le esordienti imparavano il teatro grazie ai corsi e non approfittavano di un appuntamento professionale in casa di una star per accusarla di un gesto inopportuno».

L’accostamento di Depardieu alle violenze sessuali ha già provocato uno scandalo, molti anni fa, privandolo di un Oscar - come migliore attore per «Cyrano» - che sembrava già conquistato. Alla fine di una lunga intervista al Time Magazine, uscita pochi giorni prima della serata all’Academy del 1991, la giornalista evoca una rivelazione fatta da Depardieu 13 anni prima, nel 1978, alla rivista americana Film Comment, domandandogli se fosse vero che avesse «partecipato» al suo primo stupro all’età di 9 anni. «Sì», risponde l’attore. «E ce ne sono stati altri, ma era assolutamente normale, in quelle circostanze. Tutto questo mi fa ridere, era una parte della mia infanzia». Dopo le polemiche, l’intervento degli avvocati e l’analisi della registrazione, il caso venne chiuso parlando di un errore di traduzione, un malinteso tra «partecipato» in prima persona e «assistito» (alle violenze commesse da altri). In ogni caso l’Oscar per il migliore attore quell’anno andò non a Depardieu ma a Jeremy Irons per «Il mistero Von Bulow».

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