15 marzo 2019 - 12:32

Gerry Scotti aiuta un ragazzo a dare la risposta giusta: «Poteva essere mio figlio»

Giovedì sera su Canale 5, durante l’ultimo speciale per celebrare il ventennale di «Chi vuol essere milionario?», il conduttore si commuove

di Maria Volpe

Gerry Scotti aiuta un ragazzo a dare la risposta giusta: «Poteva essere mio figlio»
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Giovedì sera si sono chiusi ufficialmente i festeggiamenti per il ventennale di «Chi vuol essere milionario?» storico quiz di Canale 5 condotto da Gerry Scotti. E giovedì nell’ultimo speciale Gerry si è commosso: non per la ricorrenza, ma per aver risposto correttamente a una domanda. Sì, lui, proprio lui il conduttore, anzi il re dei conduttori del quiz, è caduto nella rete dell’emozione provando così per una volta a stare dall’altra parte. Infatti alla tradizione formula del quiz — 15 domande a cui rispondere correttamente per raggiungere il traguardo del milione di euro — si sono aggiunti degli aiuti per i concorrenti : il «50 e 50», «Chiedilo al pubblico», «Chiedilo al tuo esperto in studio» e «Chiedilo a Gerry», una delle principali novità di questa edizione, che chiama in causa direttamente il popolare conduttore.

Così Scotti ha dovuto aiutare il concorrente di turno, Luca. Su una domanda dal valore di 15mila euro, suggerendo, alla fine del ragionamento, una risposta su cui non era del tutto sicuro. E dopo tanta tensione accumulata, ecco comparire le lacrime. La domanda a cui Gerry ha dovuto rispondere è stata la seguente: «“Nunc et in hora mortis nostrae. Amen. La recita quotidiana del Rosario era finita”: è l’incipit di quale famoso romanzo?». Inizialmente il concorrente Luca si era orientato sulla risposta C («Il nome della rosa»): le altre opzioni erano «I Malavoglia», «Il gattopardo» e «Angeli e demoni» Gerry Scotti, però, con il suo suggerimento, ha indirizzato il concorrente verso la risposta B(«Il Gattopardo»), quella esatta , ma questo dopo una lunga riflessione.

Gerry, racconti cosa è accaduto giovedì sera.
«Io ho fatto 1.500 puntate del quiz, ma da quando ho la possibilità di aiutare il concorrente nella risposta, sento molto questa responsabilità. Finora per fortuna mi erano sempre capitate domandine facili, questa era difficile e ho fatto fatica. Non sono Inardi e non conosco l’incipit di tutti i romanzi più famosi. In questo caso mi ha aiutato Burt Lancaster: non ho dato la risposta sulla base del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ma sulla base dell’omonimo film di Luchino Visconti. So che il regista amava essere attinente alla letteratura e mi sono ricordato della prima scena del film che — mi sono detto — non poteva essere una sua invenzione, ma certamente una citazione del romanzo. Ho avuto anche la fortuna di aver rivisto il film quest’estate in tv, era notte fonda credo. Insomma dopo tutta la tensione accumulata mi sono commosso. Anche perché quel ragazzo che avevo davanti a me aveva l’età di mio figlio, temevo di farlo sbagliare, c’erano lì tutti i suoi parenti, lui aveva bisogno di soldi. Che figura facevo!».
Lei, Gerry, conduce con la stessa emozione degli inizi...

«È vero, continuo nel mio stile di trenta anni fa. Non voglio conoscere concorrenti e domande. I ragionamenti che faccio in trasmissione sulle possibili risposte sono spontanei».
Quante volte ha dato il milione in questi 20 anni?

«Solo tre volte: una volta c’erano ancora le lire e ho dato un miliardo e poi le altre due volte è stato vinto il milione».
Come è cambiato il quiz in questi anni?

«Il concorrente modello è sotto i trenta anni. I più bravi sono giovanissimi, non so il perché ma è una tendenza reale. I talenti sono molto giovani. Una volta sapienza e cultura andavano a braccetto con l’età, oggi è cambiato. Mi ha colpito molto un concorrente due settimane fa: un magazziniere in una fabbrica di formaggi che ha vinto 150 mila euro. Qualunque argomento affrontavo, ne parlava con profonda competenza».
Scotti , ha mai sbagliato la domanda ?

«Finora mai. Il mio collega inglese, un omone simpaticissimo, è diventato famoso in Inghilterra perché ha dato 8 risposte sbagliate su 8 . Per me l’ha fatto apposta. Conoscendolo, è talmente matto...».
Quel che possiamo dire è che l’emozione della risposta esatta è rimasta la stessa di cinquant’anni fa. A «Lascia o raddoppia?» non era poi così diverso .
«È vero. Con “Chi vuol essere milionario?” temevamo che la tecnologia potesse snaturare la magia del gioco. Invece, ci siamo resi conto che, chi lo guarda da casa, seduto sul divano, vive la stessa emozione di un tempo. Il risultato più importante di questa celebrazione per me resta quello di far riunire le famiglie e gli amici, come ai tempi di Mike. Certo i numeri in termini di ascolto sono diversi da allora, ma sapere che circa 3 milioni di persone restano li inchiodate è davvero una bella soddisfazione».

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