3 giugno 2019 - 18:35

Lina Wertmüller, le verrà assegnato l’Oscar alla carriera

Alla novantenne regista il prestigioso premio: venne già candidata per «Pasqualino Settebellezze» nel 1976, prima donna di sempre a ricevere la nomination

di Stefania Ulivi

Lina Wertmüller, le verrà assegnato l'Oscar alla carriera
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Dovrebbero darle l’Oscar alla carriera». Detto fatto. L’Academy of Motion Picture Arts & Sciences sembra aver accolto l’invito della figlia Maria, lanciato a Cannes nei giorni scorsi: Lina Wertmüller riceverà la statuetta il prossimo 27 ottobre in occasione degli XI Annual Governors Awards al Ray Dolby Ballroom di Hollywood. L’annuncio è arrivato via tweet dall’account ufficiale dell’organizzazione: «Geena Davis, David Lynch, Wes Studi, Lina Wertmüller. Questi quattro artisti hanno trasformato l’industria del cinema. Quest’anno, li celebriamo».

Wertmüller, recita la motivazione che segnala il contributo eccezionale dato al cinema «si è distinta in modo straordinario lungo la sua carriera» . Novant’anni compiuti lo scorso agosto, Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, si è trovata in più occasioni nei panni della pioniera. Anche agli Oscar. Nel 1977 è stata la prima donna candidata come migliore regista, per Pasqualino Settebellezze. Solo altre quattro colleghe hanno seguito le sue orme: Jane Campion, Sofia Coppola, Kathryn Bigelow e Greta Gerwig (per la cronaca, Bigelow è stata poi l’unica a vincere).

«Sono molto felice e grata per la decisione di assegnarmi questo premio — ha commentato la regista —. Non me l’aspettavo affatto, sono sorpresa. Per questo è tanto più gradito, mi fa tanto più piacere. Certo gli americani, grazie a Dio, mi hanno sempre voluto bene». Verissimo. Adottarono Pasqualino «Seven Beauties». «Merito di un critico cattivissimo, John Simon del New York Magazine, che già aveva apprezzato Storia d’amore e d’anarchia — ha raccontato Lina in una recente intervista al Corriere —. Venne a Roma per incontrami e scrisse un articolo molto bello. Poi alla prima di New York mi chiesero di fare un discorso ma parlavo male l’inglese. Avevo una bella cintura fatta con un calamaio, chiesi come si dicesse cintura. “Do you like my belt?” esordii. Venne giù la sala». Quell’anno fu John G. Avildsen, con Rocky a strappare (a lei, Ingmar Bergman, Sydney Lumet e Alan Pakula) la statuetta, mentre il suo attore prediletto Giancarlo Giannini si trovò candidato insieme al Robert De Niro di Taxi driver.

C’era anche lui a Cannes, per l’omaggio affettuoso che il festival (in cui fu nel ‘72, la prima regista in concorso con Mimì metallurgico) le ha riservato con la versione restaurata dalla Csc-Cineteca nazionale di Pasqualino. Quel giorno è stato Leonardo DiCaprio a rinnovare la stima dei suoi connazionali: il protagonista di Once Upon a Time in Hollywood ha voluto stringerle le mano e farsi fotografare con lei.

«L’Oscar a Lina? Strameritato», commenta Giannini. Un lungo sodalizio il loro (nove film insieme, tre con Mariangela Melato), una lunga e profonda amicizia. «È stata la regista che mi ha costruito, non avrei fatto la carriera che ho fatto senza di lei, la adoro, è la verità, la apprezzo per il suo talento, il suo carattere e la sua professionalità. È stata aiuto di Fellini, parla con gli attori come nessuno, è un’artista completa. A Cannes nei giorni scorsi era felice e io per lei. Oggi ancora di più».

Appuntamento a Hollywood, dunque. Insieme al collega David Lynch, all’attore di origini Cherokee Wes Studi (L’ultimo dei mohicani) e Geena Davis (Thelma e Louise) a cui andrà il Jean Hersholt Humanitarian Award, per l’ impegno umanitario.

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