9 gennaio 2019 - 20:54

«La compagnia del cigno»: l’adolescenza e le scelte di Cotroneo

La storia di sette ragazzi che scoprono l’amicizia, la solidarietà e la complicità per superare insieme i problemi generazionali è coinvolgente. Ma non basta

di Aldo Grasso

«La compagnia del cigno»: l’adolescenza e le scelte di Cotroneo
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C’è qualcosa che non mi convince nella fiction «La compagnia del cigno» e cerco di capirlo con onestà per la grande stima che ho nei confronti di Ivan Cotroneo (Rai1, lunedì e martedì, ore 21.25, sei puntate). La storia è interessante: siamo nel conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, dove il severissimo professor Marioni, detto «il bastardo» (Alessio Boni), mette insieme un gruppo di sette ragazzi obbligandoli a esercitarsi assieme. L’impianto narrativo richiama subito alla mente una serie come «Glee» che aveva preso un genere, il musical, trasformandolo in una lunga storia, non rinunciando ai «problemi» adolescenziali (la coscienza di sé, la droga l’omosessualità, la disabilità, l’integrazione razziale), ma aggiungendovi un aspetto surreale e magico, lontano dalla quotidianità. Esattamente quello che aveva fatto Cotroneo in «Tutti pazzi per amore», dove la lezione pop era finalmente riuscita a contaminare la seriosità della produzione di Rai Fiction.

Cosa non funziona in «La compagnia del cigno»? La recitazione? In parte, troppo compresi nel ruolo (Matteo è sconvolto dal terremoto di Amatrice, Barbara è ossessionata dalle aspettative materne, Robbo ha i genitori che si separano, Rosario ha una madre che torna da un centro di disintossicazione…), agli interpreti manca quel colpo di surrealtà che ha sempre permesso a Cotroneo di scompigliare le carte. Gli adulti, poi, sono sempre sopra le righe. Non funziona la musica classica? Può darsi, la nostra ignoranza ci impedisce di interiorizzare i brani musicali trasformandoli in occasioni narrative. O forse la musica classica non trova qui la capacità di convertirsi in genere per offrire quella giusta mistura fra musical e dramedy. Ovviamente la storia di sette ragazzi che scoprono l’amicizia, la solidarietà e la complicità per superare insieme alcuni problemi generazionali è di per sé coinvolgente. Ma da Cotroneo mi aspettavo qualcosa di più.

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