Scherzo telefonico a Giorgia Meloni, Mantovano sentito dal Copasir: i dubbi e le rassicurazioni dello staff

di Monica Guerzoni

Telefonata fake alla premier, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio in audizione. I sospetti della premier dopo le domande sul nazionalismo ucraino

Scherzo telefonico a Giorgia Meloni, Mantovano sentito dal Copasir: i dubbi e le rassicurazioni dello staff

Quasi due ore per raccontare al Copasir i tempi e i modi della trappola politico-diplomatica in cui è caduta Giorgia Meloni. Il tema è l’ormai celebre telefonata-scherzo, che poi tanto scherzosa non era, dei due comici e propagandisti russi Vovan e Lexus. L’autorevole esponente della presidenza del Consiglio chiamato a riferire davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica presieduto dal dem Lorenzo Guerini è il sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha la delega ai servizi segreti. Il contenuto dell’audizione è secretato, ma fonti vicine a Meloni assicurano che il sottosegretario ha confermato «l’assoluta verità dei fatti», a cominciare dalle date e dalle procedure con le quali, via mail agli uffici della Segreteria diretti da Patrizia Scurti, è stato richiesto il contatto.

Ripercorrendo in sostanza le parole della premier giorni fa in conferenza stampa, Mantovano ha contribuito a «rimettere la carte a posto». Anche se, a sentire voci di Palazzo Chigi, «tutto è ormai chiaro». Ma è vero, come ha dichiarato lo stesso Mantovano, che Giorgia Meloni capì «subito» che qualcosa in quella telefonata con il sedicente leader africano non tornava? Vero, avrebbe confermato il sottosegretario a margine dell’audizione, chiarendo però che quel «subito» non era riferito al colloquio, altrimenti la premier avrebbe messo giù il telefono. I dubbi sono arrivati alla fine della conversazione, quando la voce del finto presidente dell’Unione Africana ha sollecitato la fondatrice di FdI sul nazionalismo ucraino, tema caro alla propaganda russa.

La premier ha segnalato all’ufficio del Consigliere diplomatico che «qualcosa non tornava», ma le verifiche richieste non sono state svolte con le necessaria serietà. Il responso di Francesco Talò e dei suoi collaboratori è stato rassicurante: «Tutto a posto». La diplomazia di Palazzo Chigi non ha ravvisato particolari alert e questo è il motivo, ha ribadito il sottosegretario al Copasir, per il quale Meloni non ha ritenuto necessario segnalare l’accaduto ai servizi di sicurezza. Come è noto la «leggerezza e la superficialità» denunciate dalla premier e confermate da Mantovano hanno convinto il consigliere diplomatico Talò a presentare le dimissioni. La premier è ancora alla ricerca del successore e sta allargando lo sguardo, oltre i profili degli ambasciatori Ferrari, Bucci e Palese, i cui nomi sono in corsa da giorni.

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9 novembre 2023 (modifica il 9 novembre 2023 | 15:16)