Conte non strappa dopo il terremoto nel M5S: «Il nostro sostegno al governo rimane»

di Emanuele Buzzi

Il leader prova a calmare le acque dopo il terremoto nei 5 Stelle. Ma Fico attacca ancora: da Di Maio un’operazione di potere. E la votazione sul limite del secondo mandato potrebbe slittare

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L’appuntamento è poco dopo mezzogiorno in una calda giornata estiva romana. I vertici del Movimento si riuniscono nella sede del partito, a due passi da Montecitorio. Giuseppe Conte prepara le contromosse dopo l’addio dei dimaiani e dà rassicurazioni sulla presenza del M5S nel governo. L’occasione serve per rilanciare l’azione dei Cinque Stelle e dare un segnale di compattezza. «La nostra missione è realizzare un progetto per la società. Chi rimane qui deve sapere che stiamo perseguendo un progetto politico, che abbiamo tanto da fare», dice il presidente al gotha M5S. E fa un accenno d’autocritica: «Non abbiamo l’arroganza di pensare che non abbiamo fatto degli errori, ma non perdiamo di vista l’obiettivo politico che abbiamo. Rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo tutti insieme».

I vertici ragionano sul da farsi. Si parla del completamento delle nomine regionali, della possibilità di un evento in Sicilia e prende piede, soprattutto, l’idea di bloccare il voto sul tetto dei due mandati previsto ta il 28 e il 29 giugno: «Ora è troppo presto per discuterne», dicono diversi stellati. A esprimersi, nelle ultime ore, sarebbe stato anche Beppe Grillo. Il garante si sarebbe messo di traverso alla votazione sul limite dei due mandati. Non solo, nel corso di un colloquio con Conte, lo showman ligure avrebbe messo in luce alcune preoccupazioni. Lo stesso leader 5 Stelle ha parlato di un Grillo «dispiaciuto» intervenendo a Otto e mezzo su La 7. L’effetto tagliola su eventuali deroghe ha al momento una sola vittima: Giancarlo Cancelleri, che rischia di non potersi candidare in Sicilia.

Di Maio? Nelle discussioni interne il ministro degli Esteri è stato il convitato di pietra. Lo stesso Conte nel suo ragionamento con i big del partito ha ricordato il caso dell’azzurro Elio Vito, che ha lasciato Forza Italia e che si è dimesso da parlamentare. Molti contiani vorrebbero «spingere» pubblicamente per chiedere un passo indietro di Di Maio . La ferita resta aperta. Roberto Fico, che ha partecipato a una parte della riunione e al successivo pranzo bolla la scissione come «un’operazione di potere, non un’operazione di politica». Proprio le dichiarazioni del presidente della Camera hanno innescato la polemica con i transfughi di Insieme per il futuro. «Ha gettato la maschera, poi parliamo di ruolo super partes».

Il clima di coesione viene spazzato via da una indiscrezione su una sfuriata (smentita dal Movimento) di Stefano Buffagni. «Così non va, continuiamo così e viene giù tutto. Ha ragione Beppe, ci biodegradiamo a tempo record», avrebbe detto il deputato secondo l’Adnkronos. Poi Buffagni pone pubblicamente la questione del sostegno o meno al governo, ma lo stesso Conte frena: «Il nostro sostegno non è messo in discussione». Una parentesi soltanto, nel giorno del rilancio.

Non a caso il leader decide di parlare prima in tv e poi ai gruppi parlamentari. Il presidente precisa di «non aver stappato una bottiglia», poi attacca diverse volte Di Maio. «Rinnega la sua storia personale», dice. E ancora: «L’ho visto più a disagio quando io ho assunto la leadership del Movimento». L’ex premier poi affronta la questione dei numeri M5S: «Se parliamo di forza del Movimento, penso che non possiamo risolverla solo nel numero di parlamentari». E annuncia: «Draghi? È un po’ che non ci sentiamo, sicuramente lo sentirò questa settimana». Poi ai parlamentari dice: «Ci sono nuovi numeri che sostengono il governo con il gruppo fondato da Luigi e i nostri amici? Benissimo, vorrà dire che avremo più tranquillità di portare avanti le nostre battaglie senza sentire il peso del ricatto — conclude ironicamente — di far eventualmente cadere l’emisfero occidentale».

23 giugno 2022 (modifica il 23 giugno 2022 | 07:15)