22 settembre 2020 - 18:12

Zingaretti: «Noi primo partito. Ora le riforme e un piano per il Mes. Decreti sicurezza da approvare nel primo CdM»

Il segretario dem ora chiede un cambio di passo nell’azione di governo

di Maria Teresa Meli

Zingaretti: «Noi primo partito. Ora le riforme e un piano per il Mes. Decreti sicurezza da approvare nel primo CdM»
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Lunedì sera a parlamentari e collaboratori aveva fatto le sue raccomandazioni: «Sobrietà, non facciamo come gli altri, tanto i numeri parlano da soli». E sobriamente, il pomeriggio dopo, Nicola Zingaretti si è presentato nella sala stampa del Nazareno per dettare l’agenda alla maggioranza, al partito e al governo. Anzi, a quest’ultimo propone proprio «una nuova agenda» perché «si è aperta una fase nuova». E a Giuseppe Conte ( che, come tutto l’esecutivo, non si «deve sedere», ma piuttosto muoversi e fare «in fretta»), il leader del Pd manda un preciso messaggio: «Ci auguriamo che si rafforzi il gioco di squadra». Tradotto: niente più fughe in solitaria del premier, ma decisioni collegiali.

Al governo il segretario dem chiede che «le modifiche dei decreti sicurezza vengano approvate nel primo consiglio dei ministri utile». E poi «bisogna entrare nel vivo del Recovery Fund», decidere che fare di quei soldi, che, a suo giudizio, debbono servire anche per «un grande piano di occupazione giovanile e femminile».

Sul Recovery Fund sarà utile anche la «collaborazione delle opposizioni», e, sottolinea il segretario dem , Forza Italia ha già dato segnali in questo senso. Infine, il Mes. Niente approcci «ideologici» al tema, e per dribblare le contrarietà dei 5 Stelle Zingaretti propone a Roberto Speranza di «presentare una grande piano per la sanità». Così sarà chiaro a tutti che per avere una sanità pubblica efficiente occorre «attivare i canali del Mes». A meno che, chiosa maliziosamente Andrea Orlando che siede accanto al segretario, «non si preferisca la sanità privata».

Queste le richieste al governo: nell’elenco non c’è il rimpasto. «È una questione che Conte valuterà nella sua autonomia». E non c’è nemmeno l’ingresso di Zingaretti al governo con i galloni di vice premier: «Io nell’esecutivo? Non c’è nessuna rivendicazione di un posto». Anche se nel Pd c’è ancora chi è convinto che se il segretario entrasse nell’esecutivo sarebbe più facile mandare in porto le proposte dei dem. E pure Renzi si mostra favorevole all’ipotesi.

Ma Zingaretti ha delle richieste anche nei confronti della maggioranza, perché «va aperta la fase due delle riforme». Quindi il segretario dem annuncia una proposta pd per «il superamento del bicameralismo paritario», che viene incontro alle richieste di Matteo Renzi. Al quale si chiede in cambio di dare il via libera alla riforma elettorale. Poi il leader dem sollecita la riforma dei regolamenti parlamentari, inevitabile con il dimezzamento di senatori e deputati. Quindi avanza un’altra proposta: la riforma del sistema delle autonomie locali. L’idea di Luigi Di Maio di tagliare gli stipendi dei parlamentari non sembra riscuotere grande successo al Nazareno: «Se ne può discutere ma non è una priorità. Di Maio rinnovi il repertorio perché la retorica anti casta comincia a stufare», taglia corto Orlando.

E poi c’è il partito: «Va rinnovato, non mollo su questo». Se ne discuterà in Direzione e nell’Assemblea nazionale che si terrà dopo i ballottaggi. Zingaretti non punta a un congresso, perché, dice, «diventa solo un referendum sui nomi», lui vuole «aprire il Pd alla società e a un confronto con il Paese». Non più un partito di soli iscritti, dunque.

Zingaretti apre e chiude la conferenza ricordando che lì dove si è votato l’alleanza di governo ha preso il 48,7 per cento, due punti più del centrodestra, «Il Pd è il pilastro di questa coalizione». E Orlando aggiunge: «Quindi deve pesare di più». Del resto, il senso della conferenza stampa è anche questo.

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