22 settembre 2019 - 22:31

Conte e Landini, i selfie e la sintonia (anche) con la Cgil

Dopo gli applausi alle feste di Leu e Fratelli d’Italia, le cordialità del presidente del Consiglio con il sindacalista: «Sono d’accordissimo»

di Enrico Marro, inviato a Lecce

Conte e Landini, i selfie e la sintonia (anche) con la Cgil
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Partecipando ieri alle Giornate del Lavoro della Cgil, Giuseppe Conte ha posto le premesse per un buon rapporto col maggiore sindacato italiano. Lo stesso che, insieme con Cisl e Uil, minacciava il primo governo Conte di fare uno sciopero generale in autunno. Anzi, dopo il faccia a faccia durato un’ora e mezza tra il presidente del Consiglio e il leader della Cgil Maurizio Landini sul palco del teatro Apollo, si potrebbe parlare di entente cordiale tra i due, tanto sono stati paludati i toni e cortesi i modi.

Dopo gli applausi alla festa di Leu e gli apprezzamenti di Massimo D’Alema giovedì e l’accoglienza tutto sommato buona ricevuta sabato alla festa di Fratelli d’Italia, ieri Conte a Lecce ha chiuso in bellezza la sua tre giorni nella quale ha coperto tutto l’arco costituzionale e la Cgil, appunto. Confermando di saper prendere «la forma dell’acqua», avrebbe detto Andrea Camilleri, adattandosi alla perfezione alla platea che si trova di fronte. Con Landini è stato un rimpallarsi di «sono d’accordissimo» (Conte a Landini sulla maggiore gravità delle crisi industriali al Sud rispetto al Nord) e «sono totalmente d’accordo» (Landini a Conte sul taglio del cuneo fiscale).

Intesa facilitata dal fatto che il dialogo tra i due è stato orientato dalle domande di alcuni delegati della Cgil, che dalla platea hanno più che altro posto dei temi anziché stimolare un dibattito.Conte poi è stato molto attento a non scendere mai nei dettagli delle questioni che gli sono state sottoposte, dalla prossima manovra alle vertenze aziendali. Né Landini, pago del risultato ottenuto con la presenza del premier, lo ha incalzato. Anzi, ogni volta che i due si sono trovati a discutere di temi appena complessi, si sono curiosamente rifugiati nella stessa frase: «Nessuno ha la bacchetta magica». Landini parlando della necessità di potenziare i servizi pubblici, Conte a proposito delle vertenze Whirlpool e Mercatone Uno e poi di nuovo sulle maggiori chance di carriera da offrire alle lavoratrici: «La bacchetta magica non ce l’abbiamo».

Alla fine del confronto, quando abbiamo avvicinato Landini, l’abbiamo buttata lì: «È il vostro presidente del Consiglio, andate d’accordo su tutto». Ma il segretario si è schermito: «No, non è il nostro presidente. Oggi abbiamo visto solo i titoli. Sui titoli va bene, ma poi bisogna vedere il merito. Per esempio, che succede con il rinnovo dei contratti pubblici? Oppure con le pensioni, dove resta aperto il problema della revisione della Fornero?». Stando a ieri, nel merito, sia pure senza scendere nei dettagli, alcune convergenze si possono registrare. Il taglio delle tasse sul lavoro; il rilancio del Mezzogiorno; l’attenzione al futuro pensionistico dei giovani. Ma bisognerà vedere come verranno declinate nella manovra. Conte ha chiesto comprensione. Per due motivi: perché le risorse a disposizione sono poche e perché il governo intende muoversi in un orizzonte di legislatura.

Sarà per questo che il presidente ha annunciato tre diversi piani straordinari, quasi fossimo tornati negli anni Sessanta col centrosinistra. Un «Piano straordinario per il Sud» («Al nuovo presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, ho detto: “Mi devi aiutare a risollevare il Mezzogiorno”»); un «Piano industriale per l’Italia» (un Green new deal per un’economia ambientalmente sostenibile) e un «Piano straordinario per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro». E, a completare il quadro per i pros-simi tre anni, una riforma strutturale del Fisco, che oggi, dice Conte, «è iniquo e inefficiente». La platea applaude. Conte sorride. Landini sembra volerlo mettere sull’avviso: «Se c’è un cambiamento, la nostra gente lo capisce solo in un modo: se vede aumentare il netto in busta paga o sulla pensione».

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